sabato 10 luglio
Il pallone col bracciale è uno sport di squadra sferistico e uno dei giochi nazionali italiani più antichi: fu lo spettacolo atletico più popolare in Italia sino circa il 1921. I pallonisti professionisti, ossia giocatori di pallone, dell’epoca erano tra gli atleti più ricchi nel mondo di allora: forse solo i toreri spagnoli e i lottatori giapponesi di sumo potevano rivaleggiare coi pallonisti riguardo popolarità e ricchezza. Notevole impulso a questo sport diede la Toscana, tanto che una specialità di gioco era chiamata anche bracciale grande o toscano. Assomigliava un po’ al tennis di oggi, anzi, allo squash. Occorreva colpire con una sorta di guanto chiodato di legno con impugnatura interna una palla di cuoio dura. Numerose insigni testimonianze ci fanno conoscere il vastissimo seguito che il gioco aveva: Wolfgang Goethe, per esempio, ricordava di aver assistito, a Verona nel 1786, ad una partita in compagnia di alcune migliaia di spettatori; Edmondo De Amicis confermava lo stesso numero di presenze nello sferisterio di Bologna verso la fine dell’Ottocento; alla metà dello stesso secolo , ci informa Ugo Pesci, l’arena del pallone fuori della porta a Pitti a Firenze ” non bastava a contenere i numerosissimi spettatori, e molti dovevano restar fuori dallo steccato ad aspettare le notizie della partita ed i palloni sbagliati”. Nel capoluogo toscano il richiamo del pallone era così forte che nel 1895, in una città di circa 200.000 abitanti , funzionavano contemporaneamente due sferisteri, quello ” Caroti ” alla porta alla Croce e delle “Cascine” fuori porta al Prato, frequentati quotidianamente dalla primavera alla fine dell’estate da qualche migliaio di appassionati. A Marradi si giocava a Palla con il Bracciale, d’estate, per antica consuetudine, visto che la forma della piazza era quella giusta e i palazzi molto alti si prestavano bene a far rimbalzare il pallone di cuoio. Ed era proprio piazza Scalelle il centro nevralgico, cioè il campo da gioco. Le partite coinvolgevano nobili e popolani. I palazzi che si affacciano sulla Piazza appartenevano a famiglie agiate, alcune cercarono di proibire le partite, intentando delle cause.
“Dunque si giocava con così tanto accanimento che gli abitanti del luogo toglievano le finestre dai gangheri per salvare i vetri dalle pallonate. Di certo il gioco richiamava gente, ed era d’intralcio per chi doveva recarsi in piazza”. ci racconta Claudio Mercatali nella descrizione della sua apprezzabile ricerca d’archivio sui documenti che riportiamo, custoditi nell’archivio storico comunale.
11 luglio 1778
Al Gonfaloniere della Comunità
“I Dilettanti del Giuoco del Pallone della Terra di Marradi, col più profondo ossequio le rappresentano che è sempre stato solito da tempo immemorabile l’agitarsi di un tale divertimento sulla Piazza senza essere mai ritrovato ostacolo, né opposizione veruna, come rilevasi dagli annessi certificati, e avendo anche nella presente estate intrapreso simile divertimento nella Piazza, dal Cavalier Luca e dai fratelli Fabbroni, proprietari di un palazzo in detto sito, sono state infierite agli Oratori alcune molestie e vessazioni, pretendendo d’obbligare detti supplicanti a pagare quei deterioramenti e pregiudizi apportati o da apportarsi a detto palazzo col suddetto divertimento. Con il più umile rispetto supplichiamo la sua innata Clemenza a degnarsi di ordinare che non siamo ulteriormente vessati da detti Fabbroni…”.
12 luglio 1778
“Attèstasi da noi infrascritti, con nostro special giuramento, che nella Terra di Marradi non vi sia altro divertimento per la gioventù che quello del gioco del Pallone, né altro luogo ove farlo che nella Piazza, ove per un corso d’anni immemorabile è stato sempre solito giocarsi liberamente senza che i giocatori abbiano mai pagato nemmeno un soldo di quei piccoli danni che possono risentire le case. Quei che abitano in detta piazza hanno tutti sofferta tale servitù in vista di un divertimento onesto ed unico che ha la gioventù di questa Terra, e di più attestiamo come abitanti della Piazza di aver sempre assicurato le vetrate delle case levando le finestre nel tempo di detto gioco, senza che i giocatori abbiano mai pensato all’incomodo di levarle e di farle rimettere. Affermano di mano propria quanto sopra i suddetti abitanti della Piazza:
Lorenzo Carloni, Domenico Staghellini, Piero Stanghellini, Carlo Francesco Fabbroni, Iacopo Dario Fabbroni, Francesco Fabbroni, Felice Fabbroni, Alessandro Pazzi, Angelo Ubaldini, Beniamino Ubaldini, Francesco Maria Cavina Pratesi, Antonio Torriani, Orlando Saverio Pescetti. Io Iacopo Venturini, di anni 53, confermo quanto sopra per essere stato (… da giovane) uno dei giocatori.
Rodolfo Ridolfi