Nel suo intervento Silva Gurioli ha detto fra l’altro: “…Achille Lega nel suo “Fortilizi di Val di Lamone scrive nel 1886: “ entrai nella detta Terra, Marradi, illustre per uomini ragguardevoli, e per l’agiatezza de’ suoi paesani; ed a me basti qui ricordare Angelo Fabbroni, morto in questo secolo , la cui fama nelle lettere latine vive e vivrà chiarissima dai quali venne appellato nuovo Plutarco.
A questo paese fanno scala per il loro commercio de’ cereali le Valli del Mugello , e le contermini , e tutta quella del Lamone. I mercati di bestiame , di lane, di maroni, di castagne, di formaggi , di carbone , si tengono ogni lunedi, e con tanto concorso che ti trovi in mezzo ad un popolo pieno di vita e di affari. I paesani sono cortesissimi ed ospitali, .ed in loro si raccoglie un po’ di quel sentire della gentile Firenze. Chi volesse viver’ bene e mangiar meglio, ai prezzi di venti anni ancora, venga a Marradi. Il paese ha molto progredito nella pulizia , nell’ allargamento delle strade , e col Comune hanno concorso in proprio i paesani. La musica è coltivata con passione, il che è indizio di animo gentile.”
Nel 1861 All’esposizione Italiana di Firenze nell’elenco degli espositori di sete gregge dichiarati meritevoli dell’onore della medaglia troviamo le filande di Marradi: Mughini e Ravagli – Bassani Giovanni- Piani e Ravagli- BandiniLuigi e Fratelli e Baldesi Francesco.
Il Sindaco Paolo Bassetti prima e poi l’architetto Paolo Scalini nei loro interventi hanno raccontato come al Mulinone di Marradi i lavori di consolidamento abbiano interessato il più importante esempio di archeologia industriale della zona: il grande mulino a cilindri sul fiume Lamone. Per eseguire i lavori sono stati impiegati, infatti, 230 mila euro, resi disponibili da un finanziamento della Fondazione Monte dei Paschi di Siena; un finanziamento che il Comune rischiava di perdere se non fosse intervenuto in modo tempestivo. A cui, comunque, l’amministrazione ha aggiunto di 153 mila euro di risorse proprie. L’intervento è stato eseguito da una ditta di altissima specializzazione che ha lavorato anche alla ricostruzione dell’Aquila. E proprio un terremoto, è stata una delle ragioni che hanno convinto gli amministratori anche quelli più riottosi a seguire le proposte del Sindaco Bassetti e dell’assessore Gurioli senza più aspettare. Con i lavori di consolidamento si è risolto un altro annoso problema: l’ordinanza che, per tre anni, ha impedito l’accesso alla Enel Green Power (ovvero che produce energia da fonte rinnovabile) della vicina centrale idroelettrica Azzerando la produzione di energia pulita. L’assessore Gurioli a margine del convegno ha raccolto la proposta del prof Luciano Martelli dell’Enel di realizzare con Enel Green Power a Marradi la Giornata di festa all’impianto idroelettrico “Centrale Aperta Enel 2011”. Un’iniziativa dal doppio significato: far conoscere alla cittadinanza il funzionamento della centrale idro-elettrica , nel quadro del progetto dell’Enel “Centrali Aperte” e soprattutto onorare l’impegno profuso dall’impianto nella produzione di energia senza inquinamento di co2 sia nei confronti della sicurezza ambientale. Un impianto idro-elettrico quello di Marradi che è diventato l’impianto di produzione energetica di tipo fluviale con una struttura di sbarramento sul Lamone.
Marradi, fine Ottocento inizi del Novecento. Nella città paese della Romagna Toscana si concentra una serie fortunata di fattori che lo porterà ad essere per alcuni anni un avanzato centro industriale. Le tracce di questo sviluppo si possono vedere ancora oggi nel Mulinone, nella Filanda e nella centrale idroelettrica. Tutte opere concentrate in una zona precisa vicina alla stazione ferroviaria. Quella del mulino era un’opera straordinaria, che dava occupazione a circa 12 persone. Le sue macchine, funzionanti con l’energia elettrica della vicina centrale, permettevano di effettuare in automatico le operazioni di molitura, movimentazione della materia prima e dei sacchi. Una volta pronto, poi, il prodotto veniva caricato sui carri-merci dei treni.
Negli stessi anni veniva costruita ed aperta la linea ferroviaria Faentina, che tutt’ora collega Firenze con Faenza. Era una rivoluzione nei trasporti e nello stile di vita di popolazioni abituate fino ad allora a muoversi solo a cavallo o a piedi.
Oggi dei grandi edifici rimangono tracce degne della più interessante archeologia industriale. Il grandioso corpo del mulino, che si estende per sei piani addossati alla collina, fino al livello del fiume Lamone, è ancora integro anche se pesantemente deteriorato.
Di nuovo funzionante è la centrale idroelettrica, rilevata da Enel che ha conservato le vecchie apparecchiature ed opere di presa dell’acqua.
Al centro di questo sviluppo si trova la figura dell’ingegner Lorenzo Fabbri che, tornato a Marradi dopo gli studi, realizza a soli trent’anni la centrale idroelettrica e il moderno mulino a cilindri per la macinazione dei cereali delle vicine campagne. Fu proprio grazie alla centrale di Fabbri che Marradi (dopo Torino e Milano) fu il terzo comune d’Italia ad avere, fin dal 1889, l’illuminazione del Teatro.
Anche il notevole Opificio Buini porrettano era stato costruito dall’ l’ingegner Lorenzo Fabbri di Marradi che, dopo averlo ultimato, lo aveva venduto ai Buini.
Edificato con molta industria mercé l’acqua del Reno dà moto ad un “molino americano”, ad un “Brillatoio da riso” e ad una “Gualchiera”. Dall’estate del 1890 in poi il motore di quello stabilimento serve a svolgere il fluido per l’illuminazione elettrica del paese e della stazione ferroviaria.
La professoressa Cecilia Filippini ha tratteggiato nella sua lezione magistrale la figura e l’opera di Celestino Bianchi ricordando che : nato a Marradi prima fu deputato all’Assemblea dei Rappresentanti della Toscana, ed in seguito fu eletto deputato alla Camera dal 1860 al 1880 per sette legislature. Ricoprì la carica di Segretario generale del Ministero dell’Interno durante i due ministeri Ricasoli del 1860-61 e 1866-67. Collaboratore de “La Nazione” dal 1860, a partire dal 1871 ne divenne direttore fino al 1885 anno della sua morte. Quando divenne direttore de “La Nazione” aveva i capelli ed i baffi bianchi ed un pizzo tipicamente risorgimentale e portava dei piccoli occhiali sopra il naso. Agli anni della direzione di Bianchi risale il primato de ”La Nazione” a Firenze che vantava fra i suoi collaboratori De Amicis, Collodi e successivamente Yorick suo amico da quando Bianchi, era direttore dello Spettatore: “Ero giovane – scriverà YoricK – ero un po’ bollente di spiriti liberali, ero un po’ mordace nello scrivere e più d’una volta, ai tempi del granduca, ho compromesso i giornali ai quali davo la mia prosa. Ma ero a buona scuola, e imparai presto a saper dire tutto quello che volevo senza compromettere nessuno”. Fu l’ideatore di rubriche di successo, come quella della moda femminile. Bianchi politico della destra scoprì un nuovo tipo di lettore: la donna e. nei giorni del referendum per l’annessione al Piemonte, La Nazione ospitò un dibattito sul voto alle donne. Al Bianchi che studiò e lavorò sugli scritti di Giambattista Vico, si devono anche alcune opere storiche come la “La geografia politica dell’Italia” (1843), La Compagnia della Misericordia di Firenze Cenni storici (1855); “Federico Confalonieri e i carbonari del 21”(1863), Manuale di Storia Moderna (1454-1866) (1869).”Storia della questione romana”, (1870) e i volumi a carattere patriottico su “Ciro Menotti”, su “Venezia e i suoi difensori” (1863) e “I martiri d’Aspromonte” (1871). Tutta la sua opera fu protesa verso l’unificazione dell’Italia sotto la Casa Savoia. In particolare un suo opuscolo “Toscana e Austria” (1858) ebbe un’importanza decisiva contro il Governo granducale. Il giornalismo rimase sempre il suo amore sia negli anni più combattivi del 1848 e 1859 sia nel periodo dell’unità d’Italia quando si schierò con la destra. Anche il grande marradese Angelo Fabroni aveva saputo equilibrare spirito innovativo e conservazione dei valori tradizionali