mercoledì 12 gennaio
Anna è nata a Marradi nel 1926 Fu adottata «da due persone che ho amato molto, ho trascorso un’ infanzia bellissima in campagna, in un borghetto medievale dove il tempo pareva essersi fermato». Poi si trasferì a Firenze, arrivò la guerra, anni duri. Ha cominciato dipingendo ceramiche, giocattoli, foulard; poi attrezzista teatrale «un po’ all’ arrembaggio, però mi è servito eccome». Dopo l’ apprendistato fiorentino, nel 1951 Orson Welles si rivolge all’ architetto Aristo Ciruzzi per le scenografie di due spettacoli da allestire a Chicago. «Aristo fece il mio nome per i costumi e… Orson Welles era un omone con una gran barba, sdraiato su un letto matrimoniale, ogni volta che si muoveva scricchiolava». Consegnati i disegni, Orson la invita in Usa per vedere gli spettacoli: «Mi prese il panico, che ci andavo a fare, non conoscevo nemmeno la lingua? Mi scrisse che era contento del successo ma dispiaciuto che non fossi andata». E dopo Welles… «Tornai a fare i miei soliti lavoretti di disegno». «Anna – ricorda Zeffirelli – è un personaggio incredibile, un patrimonio della cultura di cui gli italiani non si sono mai accorti. Ha sempre una visione precisa, si casca sempre sul sicuro. La sua straordinaria qualità è il mondo non tradizionale ma classico, come dipinge, come schizza i bozzetti, non c’ è nessuno che usa l’ aquarello come lei, anche se fa di tutto per farci cambiare idea, imbarazzante com’ è per la sua umiltà» E’ morta il primo gennaio a Firenze all’età di 84 anni. Ha lavorato con i più grandi nomi della scena, ha vestito cantanti lirici quali Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Maria Callas, Monserrat Caballè, etoile della danza come Carla Fracci e Rudolf Nureyev, attori del calibro di Anna Magnani, Valentina Cortese e Fanny Ardant. Per il teatro di prosa firmò i costumi di spettacoli come La lupa con Anna Magnani, Maria Stuarda con il duo Cortese-Falk, Mistica con Paolo Poli, La città con Alfredo Bianchini e Ave Ninchi. Per la tv collaborò con il regista Mario Ferrero, per Ginevra degli Almieri e Stenterello re in sogno, e con Massimo Scaglione per lo spettacolo Grand Hotel Folies, con Milena Vukotic, Paolo Poli e Glauco Mauri. Al cinema il suo nome è legato soprattutto a Zeffirelli e alle trasposizioni sul grande schermo di opere come Cavalleria rusticana, Pagliacci e Otello per cui ottenne nel 1986 la nomination all’Oscar con Maurizio Millenotti. «Mi facevo mandare le foto – raccontò nel 2006, quando Palazzo Pitti le dedicò la mostra ’Dal segno alla scenà, omaggio a 50 anni di carriera – degli artisti che avrebbero interpretato i vari personaggi. Così potevo disegnare il vestito seguendo l’opera, la sceneggiatura, la volontà del regista, ma anche il volto e il corpo dell’artista». Tra gli ultimi lavori firmati da Anna Anni, i costumi per due grandi produzioni cinematografiche dirette ancora da Zeffirelli: Un tè con Mussolini e Callas forever. Oltre che per la cura dei dettagli e la precisione filologica, Anna Anni era nota per il carattere schivo: «Stava troppo in retrovia», ha dichiarato Zeffirelli in un’intervista. «La mia Annina era un talento raro, tutto le sembrava difficilissimo da realizzare, invece era la miglior disegnatrice che io abbia mai visto.