mercoledì 29 giugno
La musica e le parole della canzone “Creola”, cantata con trasporto dall’affascinante Barbara Briccolani, hanno creato una piacevole e magica atmosfera a conclusione di una manifestazione in omaggio ad Anacleto Francini, nel cinquantesimo anniversario della sua morte.
Il Centro Studi Campaniani e l’Amministrazione Comunale di Marradi hanno voluto ricordare sabato 25 giugno u.s. un marradese che con lo pseudonimo di Bel Amì divenne popolare e caratterizzò un settore teatrale che, seppur definito leggero, ebbe un ruolo non indifferente nella storia del nostro paese e fu non solo elemento di svago, ma anche veicolo di satira sociale e politica.
Della sua vita e della sua attività, che si divise tra il lavoro come giornalista alla Gazzetta del Popolo di Torino e il suo impegno nel mondo dello spettacolo e del teatro, ha parlato con dovizia di particolari il maestro Renato Ridolfi. Ha ricordato come la sua fama sia legata ad un genere di spettacolo chiamato Rivista che lui seppe rendere più ricca, più fantasiosa e priva di volgarità.
I suoi lavori furono messi in scena dalle più famose compagnie del tempo e da attori che ancor oggi fanno la storia del teatro: Macario, Wanda Osiris, Totò.
Il maestro Ridolfi ha voluto mettere in risalto nel centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, la partecipazione di Francini alla prima guerra mondiale, la sua prigionia in Ungheria dove fondò un giornale per il prigionieri. Ridolfi, esperto conoscitore della vita e dell’opera di Bel Amì, già nel 1991, trentesimo anniversario della morte, ne fece la commemorazione e compose il testo delle epigrafi che furono poste nella casa natale a casa Carloni e su quella di famiglia in piazza Rocco Guerrini.
La presidente del Centro Studi Campaniani dott. Mirna Gentilini ha centrato il suo intervento sul rapporto di amicizia tra Francini e Dino Campana, quasi coetanei, che furono compagni di giochi e amici di gioventù.
Negli anni in cui Francini metteva in scena a Marradi nel teatro Animosi le sue commedie musicali “Il marciapiede alla ribalta”(1910) e “Lo Zibaldone” (1911) Campana, che aveva una bella voce tenorile, partecipava come cantante attore ad entrambi gli spettacoli.
Dopo un periodo di lontananza si ritrovarono agli inizi del 1915, quando il poeta si recò a Torino. L’incontro fu importante e le loro conversazioni interessanti tanto da far scaturire nell’animo del poeta una vera ammirazione per l’amico e il desiderio di presentarlo a Papini a cui scrisse una lettera con una raccomandazione accorata, definendolo “ un autentico e vigorosissimo temperamento d’artista” e “ toscano austero della vecchia razza non mai contento di quello che fa”.
Quando Francini fu richiamato sotto le armi, Campana chiese ad un comune amico Aldo Orlandi della Gazzetta del Popolo l’indirizzo e sicuramente tra i due ci fu una corrispondenza di cui purtroppo non ne è rimasta alcuna traccia.
Anzi da parte di Francini, sopravissuto al poeta per ben 29 anni, abbiamo un grande ed inspiegabile silenzio. Forse Bel Amì aveva in mente di scrivere qualcosa, ha sottolineato la dott. Gentilini, che ha raccontato una sua piccola scoperta tra i documenti del Fondo Francini depositati presso il Centro Studi. Tra gli appunti di un programma radiofonico del 1954 dal titolo “La nascita della Rivista” ha infatti trovato uno scritto di mano di Bel Amì con queste parole: “ Con il Rimbaud italiano attore e cantante Dino Campana”. Finalmente un giudizio di Francini su Campana! Un giudizio che pone in evidenza lo spirito irrequieto, tormentato ed errabondo del poeta, ma che lo avvicina come anima gemella al grande poeta francese Rimbaud.
Nella seconda parte della serata è stato presentato un piccolo saggio di alcuni lavori di Bel Amì: dalla bella voce di Claudio Cappelli accompagnato da Giannalisa Mercatali alla tastiera, sono state cantate una nostalgica stornellata e una canzone dall’operetta “Il grillo al castello”; dal giornalino umoristico “Il Marciapiede” del 1906 il simpaticissimo Maurizio Brunetti ha letto in dialetto marradese tre “sonetti biblici” e una lettera al direttore, dove un cittadino affronta questioni di pubblico interesse scrivendo in un italiano che sembra una traduzione simultanea del dialetto.
Al termine della serata la Presidente del Centro Studi ha invitato tutti gli spettatori a visitare la mostra allestita per l’occasione nelle sale del Museo “Artisti per Dino Campana”, dove è stata esposta parte della ricca documentazione del Fondo Francini: manoscritti, appunti, corrispondenza, articoli, testi teatrali, di canzoni,di trasmissioni radiofoniche e materiale iconografico.
Tra le curiosità un volumetto gentilmente concesso dal nipote dott. Adriano Pratesi, figlio della sorella di Francini. In questo libretto sono rilegati una serie di opuscoletti che furono donati dal maestro Giovanni Campana, padre di Dino, al suo alunno Anacleto negli anni 1896 – 1897.
Ogni opuscolo riporta il motivo del dono e la firma del maestro. Nell’ultimo Giovanni Campana scrive: “ A Francini Anacleto perché seguiti a fare onore a sé e ai suoi maestri”.
Francini ha mantenuto il suo impegno.
Mirna Gentilini