•Il Sindaco Paolo Bassetti inaugura la Mostra su Luigi Bandini in occasione del 120° della nascita e 60° della morte del Filosofo di Marradi al termine di un importante convegno al Centro Studi Campaniani.

martedì 26 giugno
Gabriele Canè, direttore della Nazione, nella prefazione al libro “Bel Amì e Gigino” di Renato e Rodolfo Ridolfi ne 2001 scrisse: “Marradi, piccola navicella di montagna ancorata a due porti, la Toscana e la Romagna genera però, nell’arco di pochi decenni, cervelli eccelsi, unici, che calano dalla montagna per conquistare le grandi città e le vette dell’intelligenza nazionale….Quasi con un rammarico che figure tanto eminenti abbiano la condanna di essere ricordati più come amici di che come personaggi dotati di luce propria e che luce!” Così l’Amministrazione Comunale, rapresentata dal Sindaco Paolo Bassetti che ha aperto i lavori con il suo intervento di saluto, insieme alla Fondazione Primo Conti ed al Centro Studi Campaniani Enrico Consolini ha dato vita ad un approfondito Convegno su Luigi Bandini (Marradi 1892-Firenze 1952) il filosofo liberale autore di importanti opere come “Uomo e Valore” e “Dalla Massa all’individuo” che fu uno dei pochi veri amici di Dino Campana. Al convegno cui ha partecipato con una importante Comunicazione sulle carte Bandini la Presidente della Fondazione Primo Conti Gloria Manghetti direttore del prestigioso Gabinetto Viessieux, Rodolfo Ridolfi ha trattato la biografia e le opere del Professore di Marradi che fu anche Bibliotecario alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, ha detto fra l’altro: “E’ del 1942 la pubblicazione di Uomo e Valore la sua opera filosofica più importante dove Bandini parla di civiltà trafficante e di abbondanza di cose con l’intento di colpire la deformazione di un epoca che si caratterizza radicalmente economica fino a perdere di vista la morale è così che prendono corpo la potenza, lo stato la razza fino a raggiungere l’apoteosi nei regimi comunisti nazisti e fascisti dove l’uomo diventa oggetto collettivo, si spersonalizza, si deprime si livella. E’ il tentativo di salvare i valori dell’uomo e giungere ad uno stato liberale “Il valore dell’uomo risiede principalmente nell’individualità”. L’opera ricevette una critica favorevole da Civilta’ Cattolica nell’ottobre del 42 e dall’Osservatore Romano a gennaio del 1943. Uomo e valore fu ristampato nel 1949 ed apprezzato da Benedetto Croce e Luigi Einaudi, nella stessa collana di Rivoluzione Liberale di Piero Gobetti dopo che nel 1948 aveva pubblicato, con l’editore Felice Le Monnier, “Dalla massa all’individuo” una trasposizione in chiave politica i concetti espressi in Uomo e Valore Bandini stesso lo definì uno strumento di propaganda elementare di vedute liberali. L’opera fu recensita su Il Tempo da Panfilo Gentile il 10 maggio del 1948 in quello stesso anno, a Roma, Bandini aveva aderito al Movimento Federalista Europeo di Ferruccio Parri. Lo stesso Mario Pannunzio gli chiederà di collaborare al “Mondo” con una lettera del 21 aprile 1949.”
Mirna Gentilini, Presidente del Centro Studi, nella sua relazione sui rapporti fra Gigino e Campana, resa ancor più interessante e suggestiva poichè impreziosita con letture di Bandini e Campana, nelle quali ha avuto modo di esprimere tutto il suo talento il Giovane Paganini, ha aggiunto: “Nonostante siano diversi, Dino e Luigi, per l’aspetto esteriore, per inclinazioni e predisposizioni, sono due solitudini che riescono ad intendersi.
Dino è robusto, ben piazzato,vigoroso, resistente, amante dei piaceri della vita, schietto,ribelle, l’altro è cagionevole di salute , fisicamente debole e con un corpo deforme, non beve alcolici, ha modi signorili e cerca di conformarsi ai comportamenti dell’ambiente borghese in cui vive.
Li unisce prima di tutto l’amore per il sapere, per l’arte, per le lingue: conversano in francese, in inglese e specialmente in tedesco. Durante una discussione sulla dottrina dell’eterno ritorno di Nietzsche Campana gli indica profeticamente che la sua via è la filosofia mentre gli nega una qualsiasi disposizione alla poesia.
Li unisce la tenacia, il forte volere di non lasciarsi abbattere dalla vita, dal dolore: per Gigino quello causato dal corpo, prima per una grave malattia che gli procura una vistosa imperfezione fisica (ha la gobba) e poi per una salute cagionevole che condizionerà tutta la sua esistenza; per Campana il male dall’anima, il contrasto radicale con la vita, il bisogno continuo di evadere dal contingente e dal temporaneo.
Partendo da queste considerazione Bandini scrive poi nel 1938 una bellissima pagina sulla poetica di Campana che nella sua nitidezza risulta convincente e vera” Bandini
“E’ un vero amico e quando il poeta gli chiede aiuto, accetta perché conosce le sue sofferte vicende e perché ammira le sue poesie”.

Al termine del Convegno taglio del nastro ed inaugurazione della mostra resa possibile dalle carte messe a disposizione dalla Fondazione Primo Conti e dalla generosa disponibilità del pronipote di Luigi Bandini Sergio Consolini presente all’evento.
M.F.