21 agosto
Il maestro Giampaolo Gurioli, diplomatosi al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze appartiene a quel gruppo ristretto di giovani, oggi cinquantenni, (Massimo Barzagli, Stefano Mercatali, Maurizio Rogai tutti usciti dall’Istituto d’arte delle ceramiche di Faenza che essendo pervasi da spirito artistico e culturale erano molto attratti dal mito di Dino Campana. Pape è un musicista ‘puro’, come se ne incontrano pochi. Nel quadro della ricerca su Campana, e più in generale sulla cultura di questo lembo di Romagna Toscana, ci siamo imbattuti spesso su Anacleto Francini, anch’egli marradese, conosciuto come “Bel Ami” commediografo autore di numerose commedie-operette e giornalista, autore fra l’altro, della famosissima canzone “Creola”. A Torino Campana lavorerà come strillone nel 1918 per la Gazzetta del Popolo giornale di cui Francini era redattore capo. Di Francini il grande poeta orfico ha scritto il 2 Febbraio del 1915 a Papini in una lettera: “un toscano austero della vecchia razza, non mai contenuto di quello che fa, un autentico e vigorosissimo temperamento d’artista”, “Un altissimo ingegno”. Giampaolo Gurioli “Pape”, da quel sensibile artista che è, ha colto il collegamento fra Campana e Francini e nella sua musica, che è consapevole ricerca ed esaltazione delle sue radici, non ha mancato di sottolineare questo percorso e questo intreccio richiamando Francini e onorando Campana suggestionato dall’opera di uno scultore geniale quale è Luigi Ontani. Ricordo a questo proposito il suo concerto ‘ D’inno Campana Piano’, ne cortile del Palazzo delle Esposizioni a Faenza nel 1997 “L’omaggio chi farò con il D’Inno Campana Piano – raccontò – sarà il tentativo di mettere insieme e fondere l’esperienza di Luigi Ontani, che ha realizzato i ‘logo’ della mostra ispirandosi appunto a Dino Campana, intrecciandoli con l’esperienza di un uomo di cultura marradese come Anacleto Franti-ni, autore di ‘Creola’, che ha lavorato con il nome di Bel Ami. Da questo trittico di suggestioni ne uscì una musica che partendo dalla famosissima canzone Creola trasportò tutti noi ascoltatori fra la lirica di Campana e le immagini affidate alla ceramica di Luigi Ontani liberandoci dal limite del tempo e dello spazio. Pape, pianista e compositore, nel suo brano “A Marè, che introduce in tutto il mondo i concerti della romagnolissima stella canora Laura Pausini, ha voluto immortalare i rintocchi delle campane di Marradi. Quelle della “Naja” che scandisce le ore dalla “cupola rossa con il suo leone” della torre comunale, quelle della Chiesa delle Domenicane, quelle della Chiesa di San Lorenzo e la campanella che segnava l’inizio delle lezioni nella scuola elementare “Giovanni Pascoli” oggi Centro “Dino Campana”. Una melodia impressa nella mente dell’artista fin dall’età di sei anni. Ma il fatto assai singolare è che Pape Gurioli deve la sua genialità all’esercizio su quel magico strumento che è il pianoforte verticale ‘ lasciategli dal padre che lo aveva acquistato, come si legge nei documenti e nella corrispondenza, a rate per tre mila lire da Manlio Campana fratello minore di Dino. C’è scritto, infatti, nella ricevuta rilasciata a Marradi il 25 agosto 1947 a firma Manlio Campana: ” Ricevo dal sig. Giacinto Gurioli lire millecinquecento in conto pagamento pianoforte. Restano ancora lire millecinque-cento. Dalle Campane a Dino Campana al suo pianoforte quello della casa dello zio Torquato in Via Pascetti dove Campana trascorreva i suoi giorni marradesi. E’ lì che imparerà a suonare il pianoforte “Volevo studiare chimica, ma poi non studiai più nulla perché non mi andava; mi misi a studiare il piano ” confesserà al Padani ed ancora “… un po’ scrivevo un po’ sonavo il piano”. “… .Stiedi in Argentina facendo il pianista….” ” Dei musicisti ammiravo molto Beethoven, Mozart, Schumann. Verdi anche mi piace; Spuntini, Rossini. Eh! Questi li so tutti; suonavo sempre la musica italiana in Argentina. Fra i cento mestieri esercitati proprio come Walt Whitman Campana fu pianista nei bordelli di Buenos Aires. Molti hanno messo in dubbio il viaggio di Campana in Argentina e fra le argomentazioni addotte, insieme a quella delle tende gialle nella pampa, qualcuno ha voluto sottolineare come avesse potuto Campana essere pianista a Buenos Aires senza conoscere il pianoforte e dove l’avesse imparato: “suonavo il piano nei caffè dell’Argentina quando non avevo denaro, suonavo nei ritrovi, nei bordelli”. L’arcano è svelato. Il pianoforte di Dino Campana esiste ed è conservato gelosamente da Pape Gurioli.
tratto dal libro “Campana e l’Aria di Romagna” Rodolfo Ridolfi edizioni Free Bologna 2007