sabato 18 agosto
“Il venti agosto del 1885 nasceva a Marradi, nella Romagna-Toscana, il poeta Dino Campana. A cento ventisette anni dalla sua nascita la forza spirituale, la tradizione e la modernità dei suoi versi continuano a catturare, in tutto il mondo, tantissimi appassionati. Nella “Corte delle Domenicane” a Marradi, accanto a quel tempio campaniano di fama mondiale che è il Centro Studi “Enrico Consolini” lo si celebrerà, lunedì 20 agosto, proponendo il bel libro di Enrico Gurioli “Barche Amorrate” Dino Campana. La vita, i canti marini e i misteri orfici, Edizione Pendragon, Bologna 2012, dove l’autore ricostruisce un’epoca e un’inedita documentata biografia.
La serata sarà impreziosita da letture di brani affidate alle straordinarie e sapienti voci di Maurizio Brunetti e Mirna Gentilini e dallo spettacolo “ La partenza e il ritorno. Dino Campana” che ripercorre frammenti di vita di Campana attraverso le sue liriche, del gruppo teatrale Istriomania di Parma, interpretato da Paola Ferrari e Raffaele Rinaldi, con musiche di Vincenzo Falvo.
Ottant’anni dopo la morte di Dino Campana (Castelpulci-Firenze 1932) la sua poesia, espressa in una sola opera i “Canti Orfici”, ha conquistato un posto significativo nel panorama letterario del novecento.
Per me il percorso campaniano, lo studio e la ricerca sull’appassionante vicenda letteraria ed umana del grande poeta di Marradi rappresenta, in fondo, il tentativo di ricordare come nella dimensione universale che la poesia di Dino Campana ha raggiunto,” un po’ del suo sangue sia rimasto lassù, fra le rocce di Marradi”, mescolandosi, idealmente, a quello dei suoi concittadini. Mi piace parlare dell’influenza della poesia di Whitman, di Leopardi e di Satta su Campana, dei suoi rapporti con i futuristi, con la pittura, la scultura la musica ed il cinema. Ripercorrere luoghi e vicende campaniane legate al territorio toscano: Campigno Castagno, Rifredo, Casetta di Tiara, Borgo San Lorenzo, La Falterona, Firenze. Lastra a Signa, Livorno, Cecina, ma anche a quello romagnolo, Faenza soprattutto. Campana era schivo, riservato, se ne stava spesso in disparte ma la sua condizione errabonda gli era valsa una consapevolezza dell’ambiente in cui scriveva che era pari alla sua robusta preparazione culturale. L’attualità e la duttilità della poesia campaniana che pure è per tanta parte difficile e complessa ne fa anche nel contempo una poesia popolare.
Rodolfo Ridolfi