mercoledì 3 aprile
Il nostro Quotidiano non ha pubblicato nessun articolo che si occupasse di Palazzuolo, come è facilmente verificabile da parte dei nostri numerosissimi lettori, ma il signor Sindaco Menghetti, forse per aiutare il suo compagno Triberti monta un caso, replica ad un articolo inesistente di Marradi free news prendendo pretesto da un semplice e striminzito post su Facebook che commentava quanto apparso sul profilo di un utente e si intromette (nella campagna elettorale?) senza che nessuno se lo sia filato
Nel suo Comunicato Menghetti afferma fra l’altro:
“…La copertura wi-fi del capoluogo palazzuolese, infatti, è parte di un progetto da circa 100.000 euro denominato “nuove infrastrutture di accoglienza turistica”, comprendente la rete wi-fi, nuova segnaletica turistica e dei sentieri, una webcam interattiva, un punto informativo multimediale con schermo touchscreen ed un nuovo portale web turistico promozionale sincronizzato al sistema turismo.toscana.it. Il tutto è stato finanziato attraverso bandi europei che coprono il 100% dei costi, quindi senza alcun impegno oneroso per il Comune».
Per questo il Sindaco Menghetti ci tiene a sottolineare come non sia accettabile «che una testata giornalistica, per fare campagna elettorale, utilizzi strumentalmente false informazioni che riguardano il Comune di Palazzuolo sul Senio. A prescindere dall’amicizia personale che mi lega al giovane candidato sindaco Triberti del centrosinistra- continua Menghetti – Palazzuolo non deve essere direttamente coinvolto nella campagna elettorale di Marradi. Le attuali amministrazioni hanno collaborato tenendo da parte i pregiudizi politici e nell’ottica della riduzione dei costi ed ottimizzazione dei servizi i due comuni dovranno collaborare sempre di più, a prescindere dalla colorazione che gli elettori sceglieranno di dare alle prossime giunte comunali».
Pensiamo di omaggiare Menghetti pubblicando anche quanto di politico abbiamo trovato e condiviso con lui nel suo diario facebook:
Negarlo adesso è impossibile: si chiama renzismo, il tacchino sul tetto spedito fin lassù da Pierluigi Bersani, quand’era dicembre. A conti fatti, l’endorsement degli italiani per un governo a guida Pd. Con un paletto fermo: il rinnovamento.
Negarlo adesso è impossibile: il segretario ha commesso l’errore di pensare che quel gallopavo fosse un suo personale tesoretto, anziché la sentinella del partito. La finestra sulla domanda di cambiamento chiesta dai cittadini.
Negarlo adesso è impossibile: il tacchino sul tetto è il solo sopravvissuto di una strategia politica che portava dritti alla vittoria. Ma Bersani l’ha trasformata in suicidio di partito, dilapidando una marea di consensi in ottanta giorni e spiccioli. Giusto il tempo di archiviare le primarie e aprire le urne delle politiche.
Negarlo adesso è impossibile: insieme al segretario, ha fallito la nomenclatura Pd, campata per anni su pochissimi meriti e troppe rendite di posizione.
Negarlo adesso è impossibile: nella prossima Direzione Nazionale, i colonnelli democratici avranno il dovere di sollevare la manina per ammettere colpe e responsabilità. Quindi lasciare la scena, definitivamente.
Negarlo adesso è impossibile: allo scoperto dovranno uscire pure i soldati della cooptazione, quelli che pensavano di sbancare le urne strizzando l’occhio (cieco) all’obbedienza interna.
Negarlo adesso è impossibile: nel Pd la resa dei conti non è più rinviabile.
Negarlo adesso è impossibile: prendere sberle da Beppe Grillo non solo equivale a una strada senza uscita, ma contribuisce a infilare il partito nell’imbuto dell’antipolitica.
Negarlo adesso è impossibile: non ci sarà bisogno di streaming per dimostrare che il Pd saprà invertire la rotta. La ritualità di una diretta, di per sé, non garantisce onestà intellettuale. Né trasparenza.
Negarlo adesso è impossibile: non esiste peggior autogol che limitare la partecipazione dei cittadini, cambiando in corsa le regole delle primarie.
Negarlo adesso è impossibile: umanamente dispiace che Bersani abbia trascorso la Pasqua a Bettola anziché a Palazzo Chigi. Ma chi ha sbagliato è giusto che paghi.
R.R.