giovedì 24 ottobre
Non sono solo i profeti degli swap ma anche i liquidatori dell’acqua pubblica. Ora che sono tornati al governo del Comune, o come dicono loro “si sono messi in gioco” i protagonisti del declino di Marradi assistono impotenti all’impoverimento del tessuto economico, sociale e patrimoniale della Valle del Lamone. Alla luce delle decisioni di questi giorni sulla scomparsa definitiva del Comune di Marradi da quel poco che restava del Consorzio Acquedotto Val Lamone, non possiamo non riproporre le denunce politiche che indirizzammo nel 1999 e, inascoltati, in tutti questi quattordici anni alla sinistra che governava, come oggi, il Comune di Marradi. Noi confermiamo come la sinistra che ha governato Marradi tredici anni negli ultimi diciotto, abbia spesso violato le norme e porti la responsabilità di una discutibile amministrazione patrimoniale pubblica basti pensare come il Comune di Marradi deliberò senza far predisporre, assecondando in questo la pressione di AMI, la relazione di un esperto, mentre su atti di così importante e straordinaria portata sarebbe stata buona norma non eludere, anche se formalmente consentito, l’art 2501-sexies-del Codice Civile. Lo sciagurato percorso voluto dalle amministrazioni di sinistra con il sindaco Beppe Matulli per la svendita a Conami-Hera del Consorzio Acquedotto Valle del Lamone inizia nel 1999 con la delibera di istruttoria per il superamento del Consorzio e si conclude, formalmente, con le recenti delibere di queste ultime settimane dei Consigli Comunali di Brisighella e Marradi, che hanno sancito la totale e definitiva scomparsa dal Consorzio di Marradi e Brisighella. Il D.l. n.78 del 31 maggio 2010 imponeva, infatti, entro 30 settembre 2013 ai Comuni di cedere le partecipazioni nelle società con perdite di bilancio, nei precedenti ultimi tre esercizi e la Società Acquedotto Valle Lamone S.r.L presieduta dal marradese indicato dalla sinistra Maurizio Farolfi ha registrato al 31/12/2012 un disavanzo di 23.973,00 euro. E’ toccato quindi al Comune di Marradi sbarazzarsi di quelle poche e irrilevanti quote di partecipazioni che detenevano . In realtà il Comune di Brisighella che pure il 14 dicembre 1999, espresse la propria “netta contrarietà a sciogliere il Consorzio stesso”, ritenendolo “utile anche alla luce dei finanziamenti statali a cui poteva accedere” con la delibera n.89 del 17/11/2004 cedendo al CON.AMI gruppo Hera il 28% delle quote del Consorzio Acquedotto Valle del Lamone aveva di fatto sancito definitivamente la fine di una esperienza molto importante per i territori della Valle del Lamone che fin dagli anni ’60 erano proprietari di una risorsa primaria quale è quella rappresentata dall’acqua e che si ritrovavano con un pugno di mosche quali erano le partecipazioni nel Con.Ami. Il Consorzio, trasformato nel 2005 in srl, è ormai nella totale disponibilità di Conami-Hera che passa con l’uscita di Brisighella e Marradi al 95% della proprietà. E’ la fine annunciata è ingloriosa di una esperienza imprenditoriale economicamente virtuosa molto importante per i territori ed i Comuni della Valle del Lamone e soprattutto per il Comune di Marradi che fu ideatore e protagonista di quel Consorzio Interregionale tosco-romagnolo e che si è ritrovato protagonista della sua distruzione. La svendita del Consorzio aggiunse inoltre alla situazione finanziaria non certo rosea del Comune un impoverimento patrimoniale enorme. Così Marradi da padrone della risorsa acqua ha scelto di trasformarsi in “garzone” dei compagni di Imola provocando ai cittadini solo incredibili aumenti delle bollette.
Rodolfo Ridolfi