Musa
Io tessitrice del mio tempo,
trappola lignea
scavata nel ventre.
Io che vivo nel vento,
clausura ancestrale
di corpo e di mente.
Percorro distratta sentieri consueti,
e mi stendo a guardare
il mutare del corpo
bocca inumana
che si apre al ruggito,
vano nutrimento il dominio.
Dimmi, dove hai nascosto il
dono promesso?
fiori di fango ti chiesi ricordi?
Di me amo la luce del sorriso,
lo smeraldo degli occhi,
le mani da regina.
Di me odio
l’andatura stanca da antica puttana
persa nell’afa estiva.
Io, unica Musa di me stessa
del suono…
intima corda.