Si intitola “ QUADÈRNE Il mio Zibaldone “ il nuovo nuovo libro del marradese Renato Ridolfi di 60 pagine stampato dalla Litografia Fabbri per le Edizioni Marradi Free. La copertina reca la foto dell’autore. Il libro racconta prevalentemente una Marradi che non c’è più e che rivive nei ricordi dell’autore, classe 1919 studioso e ricercatore innamorato di Marradi. Renato Ridolfi maestro elementare, ufficiale degli Alpini, autore e regista di numerose riviste ed operette fra le quali: Il Canzoniere, 1955, e Suona la naja, 1987. Interprete, in gioventù, de “La resa di Titi” e “L’Antenato”. Ha scritto i libri: “Cose di Casa nostra, 1977”; “Campigno” Escursione storico leggendaria, 1985; La Battaglia delle Scalelle, 1987; “Bel Ami” e “Gigino Il giornalista ed il filosofo amici marradesi di Dino Campana”, febbraio 2001 insieme al figlio Rodolfo; “La cantata de Le Scalelle”, novembre 2002; con la nipote Raffaella; “Camminando per Marradi tra cento ricordi e mille nostalgie”, settembre 2003; “Nondum matura est-ricordando le favole di Fedro in dialetto marradese”, novembre 2005; “Nelle sere invernali, progetto “scaccia noia” tra aneddoti e curiosita”, ottobre 2006. Corrispondente del giornale “II Telegrafo” nel 1938, della “Nazione” dal 1952 al 1954 e poi de “La Giustizia”. Cultore del dialetto, ha contribuito, in questo ambito, con Oriana Fallaci, a New York alla stesura del libro “Insciallah”. Vive a Marradi paese cui ha dedicato tanta passione anche come assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione dal 1960 al 1965 e come consigliere di amministrazione dell’Ospedale San Francesco. Fra i fondatori dell’ U.G.M (Unione Giovanile Marradese), del Club Sportivo Culturale, della Pro Loco e della Sagra delle Castagne, ha coltivato sempre grande amore per la letteratura greca e latina e per i grandi marradesi del passato.
Nella prefazione Raffaella Ridolfi ha scritto: questo “Quadèrne” di scritti di varia natura, Zibaldone appunto, contiene, “Ricordando le favole di Fedro” con la doppia traduzione dal latino all’italiano al dialetto marradese, pubblicato nel 2005, ormai introvabile, insieme ad altre Zirudele inedite, ancor più convinti che gli scritti dialettali di Renato Ridolfi non rappresentino solo un originale e divertente esercizio di cultura popolare, ma una testimonianza, che da rango letterario ad una tradizione, prevalentemente orale, dell’uso del dialetto marradese. Renato Ridolfi è uno dei pochi scrittori marradesi ad utilizzare il dialetto dopo Anacleto Francini. Quello usato in queste pagine è un esempio di dialetto originale proprio di questa area di propagazione linguistica fra romagnolo e toscano, un dialetto scritto, consapevolmente, come strumento colto, come codice per esprimere un linguaggio che affonda le sue radice nella specificità di un “romagnolo” che tende a scolorire man mano che dall’Appennino ci si avvicina alla Toscana e a Firenze. Ci piace pensare all’incontro linguistico fra i celti e gli etruschi. Un dialetto gallo-italico che comprende influenze di tipo faentino addolcite dal contatto con parlate fiorentino-orientali. Questo lavoro è un tentativo di ricordare e conservare, in modo unitario,
la cultura come guida di vita e la lingua, sia essa latina o romagnola, come qualcosa che pulsa e che ci appartiene anche quando molti non la conoscono o l’hanno rimossa. Si è scelto di aggiungere una poesia, “Acquaforte”, del novembre 1966, sull’alluvione di Firenze e due articoli: uno su Anacleto Francini (Bel Amì), del quale Renato Ridolfi è da sempre uno dei massimi esperti, ed un ricordo di Dino Campana, perché l’autore è uno dei “campaniani” marradesi ante litteram insieme ai compianti: Enzo Barzagli, Ludovico Bernabei, Vieri Buccivini, Lello Campana, Silvano Ciottoli, Don Pietro Poggiolini e Sergio Zacchini. Per sottolineare meglio “il sapore d’epoca” abbiamo voluto pubblicare “la Fuga”, racconto garibaldino, che ci fa gustare con semplicità ed efficacia quei racconti vicino al focolare abbandonati per le nuove tecnologie comunicative. Questo Zibaldone appartiene ad un tipo di narrativa inconsueta, una scrittura che permette al lettore una comprensione della realtà non solo razionale, ma soprattutto emozionale. Il “Quadèrne” vuole essere senza dubbio un omaggio alla tradizione ed alla ricerca e sopratutto amore per la propria terra, la Romagna-Toscana, e le proprie radici in un mondo sempre più complicato.
Sabato 5 dicembre 2015