Il nostro giornale pubblica come ogni anno i testi delle opere premiate al Campana on line:
Tu non dirmi qual è il mio confine – Emanuela Dalla Libera
Tu non dirmi qual è il mio confine,
io non sento l’ora che lenta riporta
la sera sulle ombre avvizzite degli anni.
La campana che rintocca d’inesorabili
accenti lascia dolce sperare un silenzio
lontano, io ancora tengo per mano
la lampada accesa sui passi inebriati
di altri risvegli, di orme pazienti dissemino
l’arco del mondo che arride ai miei giorni,
e attendo, sui rami, dell’allodola il canto
innocente che dissolve la gravida notte.
Tu non darmi confini finché in aria
traccio glifi d’incanto che si adagiano
molli su fiori di loto, voci ascolto
che mi narran di nuovo nel cerchio
ormai stanco del tempo, l’antico
conservo a carpire il mistero nascosto
nell’umido guscio dei giorni a venire,
e il vento in spazi ancora mi porta dipinti
di festa all’amore e alla vita dove di lucciole
basta il chiarore a coglier nel buio
vestigia mai spente di bellezza stupita.
Tu non darmi confini, come rondine in volo
io ancora mi libro tra le braccia del mondo.
Vivere la vita ad occhi chiusi,
cancellare la luna e il sole
vestirsi della propria ombra
mentre si abbassa il cielo come una coperta.
L’anima sprofonda nel silenzio
come un lutto risucchia i ricordi
lasciando sgomento e freddo
e una eco a rimembrar la voce
di quando sogni e desideri
celebravano il rito della vita.
Spiare il tempo da una finestra socchiusa
carezzare il vuoto inconsistente
e non voler sapere nulla,
trincerarsi dietro a un muro intriso di dolore
che fa da schermo alle follie del mondo.
L’assenza, è il domani di chi non spera più.
*Letteralmente “stare in disparte, isolarsi”, dalle parole hiku “tirare” e komoru “ritirarsi”, è un termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento.
Mistero la vita – Giambattista Zambelli
Soffuse le note nell’aria,
dischiuse,
momento lontano che affiora sovrano…
Il tempo sbiadisce il tormento
che il vento consegna,
sgomento…
E il cuor come allora
anche ora si spezza,
carezza mortale, ebrezza del male…
Ritorno alla vita,
le ombre sono luci,
le nuvole, il sole
Il freddo, il calore
dell’anima persa..
O uomo, o uomo
che cieco cammini
abbraccia il mistero,
un soffio dal cielo
ti accarezzerà…..