lunedì 17 gennaio
Il ventiduesimo anniversario della morte di Bettino Craxi alla vigilia dell’elezione del Presidente della Repubblica di Rodolfo Ridolfi
mercoledì 19 gennaio ricorre il ventiduesimo anniversario della morte di Bettino Craxi uno degli statisti italiani più illuminati e lungimiranti del nostro secolo uno degli interpreti più autentici e coerenti dell’impegno per l’affermazione della modernizzazione del nostro paese, l’interprete più originale ed autorevole, negli ultimi cinquanta anni di vita politica italiana. Il ricordo di Craxi accade, quest’anno, alla vigilia dell’elezione del successore di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica e fra i candidati a succedergli potrebbe essere il grande amico di Bettino Craxi: Silvio Berlusconi formalmente osteggiato dal Pd che lo ritiene un candidato divisivo. Il Pd dei catto comunisti che elesse Giorgio Napolitano nonostante Craxi avesse scritto su Napolitano: “L’on. Napolitano non poteva non avere un ruolo nel sistema di relazioni politiche tra il Pci, il potere sovietico ed i regimi comunisti dell’est, cui era connesso un sistema articolato di finanziamenti illegali di cui i comunisti italiani erano i primi, tra i partiti comunisti, ad avvantaggiarsene” ed ancora “…Per gli incarichi politici che ha rivestito, per le esperienze e le conoscenze che ha accumulato, e d’altro canto certamente non solo lui, non potrebbe senza dubbio non rendere su tutta la materia una preziosa testimonianza. Ricostruire in modo completo, chiaro ed onesto, i termini reali in cui si svolse la lotta politica in Italia e la lotta per il potere, è diventato sempre più necessario, specie di fronte a tante mistificazioni, a tante censure ed anche a tante ingiustizie”. Durante il processo Cusani, Bettino Craxi accusò l’allora Presidente della Camera Giorgio Napolitano di aver taciuto sul finanziamento illegale dell’Unione Sovietica verso il PCI. Negli anni ’90, il dossier Mitrokhin confermò che, solo nel periodo 1971-1977, il PCI ricevette dall’Unione Sovietica 22 milioni di dollari. “Napolitano è stato il Grandissimo Vecchio che ha esercitato il suo potere con spietata e disastrosa eleganza bolscevica. Ha sospeso la democrazia dal 2011, accettando i diktat tedeschi per il gusto di eliminare Berlusconi, visto come suo opposto antropologico, esistenziale, morale, geografico”. Si prestò a teorizzare l`intervento sovietico a Budapest perché così voleva Togliatti. Votò la radiazione dell`amico Massimo Caprara e degli altri del Manifesto, perché così esigeva il partito. Chiese scusa circa cinquanta anni dopo. Nel frattempo il Pci trasformandosi in Pds-Ds-Pd ha assistito al suo adeguamento progressivo pur rimanendo uguale. In fondo è la prova vivente che il Pd muta le forme esterne e lo stile, ma i catto comunisti, disposti anche a cambiare nome, non cambiano l`idea di se stessi come salvatori”. Così elessero il candidato più divisivo che avessero pur di garantire al Pd il dominio sull`Italia a tutti i costi”.
In questa occasione come non mai ci mancano le idee, il coraggio ed i propositi di Craxi statista e politico ci mancano perché sono oggi di grande attualità e animano un po’ tutte le forze politiche compresa una parte consistente di quelle che lo derisero, lo insultarono e si resero protagoniste, attraverso i metodi che oggi cominciano ad emergere in tutta la loro odiosa evidenza, del suo esilio dopo averlo ingiustamente indicato come l’unico “capro espiatorio” della corruzione politica in Italia.
Ventidue anni fa il 19 gennaio il leader del socialismo tricolore moriva ad Hammamet in Tunisia lasciando un vuoto incolmabile fra i riformisti italiani e chiudendo una importante pagina nella storia del riformismo autonomista, dopo Filippo Turati e Giuseppe Saragat. Tutti gli anni ripetiamo, inascoltati che le Regioni, ed i Comuni dovrebbero rendere adeguato omaggio, ad un grande italiano quale Bettino Craxi è stato contribuendo a ripristinare la verità storica sulla sua vicenda politica ed umana. A ventidue anni di distanza dalla scomparsa di Craxi, nonostante qualche volta i commenti della stampa accreditino l’accanimento e la persecuzione che ci fu nei suoi confronti come una anomalia della vita politica italiana degli ultimi cinquanta anni, le istituzioni preferiscono rimuovere con il silenzio la verità storica che si ripropone in maniera sistematica come abitudine della cultura giacobina dei poteri forti, dei comunisti e dei loro eredi: rappresentare l’avversario come un essere malvagio, corrotto ed ingiusto. Fu così per De Gasperi, Saragat, Fanfani e Cossiga. E’ stato ed è così, per Silvio Berlusconi. La speranza di questo giorno è che prima o poi l’Italia ufficiale (Parlamento e Governo) ed il nuovo Presidente della Repubblica vorranno finalmente ricordare il grande statista nei modi e nelle forme più appropriate.