lunedì 16 gennaio
Giovedì 19 gennaio ricorre il ventitreesimo anniversario della morte di Bettino Craxi uno degli statisti italiani più illuminati e lungimiranti del nostro secolo uno degli interpreti più autentici e coerenti dell’impegno per l’affermazione della modernizzazione del nostro paese, l’interprete più originale ed autorevole, negli ultimi cinquant’anni di vita politica italiana. Il ricordo di Craxi accade, quest’anno, nella attualità politica di un governo di centro-destra che muove i suoi primi passi dopo le disastrose eperienze dei governi che hanno avuto come protagonisti tutta una serie di pigmei della politica e di incalliti trasformisti come Renzi, Letta, Conte, e compagnia cantante.La classe politica, tranne lodevoli eccezioni, non brilla certo per capacità e vedute di largo respiro ed è per questo che le idee, il coraggio ed i propositi di Craxi statista e politico ci mancano perché sono oggi di grande attualità e animano un po’ tutte le forze politiche compresa una parte consistente di quelle che lo derisero, lo insultarono e si resero protagoniste, attraverso i metodi che oggi cominciano ad emergere in tutta la loro odiosa evidenza, del suo esilio dopo averlo ingiustamente indicato come l’unico “capro espiatorio” della corruzione politica in Italia.
Venti tre anni fa il 19 gennaio il leader del socialismo tricolore moriva ad Hammamet in Tunisia lasciando un vuoto incolmabile fra i riformisti italiani e chiudendo una importante pagina nella storia del riformismo autonomista, dopo Filippo Turati e Giuseppe Saragat. Tutti gli anni ripetiamo, inascoltati che lo Stato, le Regioni, i Comuni e soprattutto la Scuola dovrebbero rendere adeguato omaggio, ad un grande italiano quale Bettino Craxi è stato contribuendo a ripristinare la verità storica sulla sua vicenda politica ed umana. Dovrebbe essere naturale e doveroso anche per chi dopo la caduta del muro di Berlino, diceva di essersi ravveduto e si richiamava più volte ai principi del socialismo democratico europeo, del quale Craxi è stato indubbiamente uno dei più coerenti e moderni interpreti. Ma ancor oggi tutte le volte che viene proposto di intitolare una via od una piazza a Craxi la risposta della sinistra è sempre la stessa, fu così anche nella Firenze di Matteo Renzi allora leader del Partito Democratico e Presidente del Consiglio. A venti tre anni di distanza dalla scomparsa di Craxi, nonostante qualche volta i commenti della stampa accreditino l’accanimento e la persecuzione che ci fu nei suoi confronti come una anomalia della vita politica italiana, la sinistra catto-comunista e opportunista preferisce rimuovere con il silenzio la verità storica che si ripropone in maniera sistematica come abitudine della cultura giacobina dei comunisti e dei loro eredi e dei poteri forti e dei suoi nuovi camerieri: “rappresentare l’avversario come un essere malvagio, corrotto ed ingiusto”. Fu così per De Gasperi, Scelba, Saragat e Fanfani. E’stato così, per Silvio Berlusconi. La speranza è che prima o poi l’Italia ufficiale dovrà e vorrà ricordare il grande statista padre del “socialismo tricolore” che ci ha lasciato pagine importanti della storia italiana ed europea, come merita.