Un successo la mostra omaggio al pittore Francesco Galeotti che si è chiusa il 1 dicembre

mercoledì 4 dicembre
Pieno successo di visitatori alla mostra su Francesco Galeotti curata da Elisabetta Zambon e Rodolfo Ridolfi alla Loggetta di Brisighella. La mostra si era inaugurata con una lectio magistralis della Professoressa fiorentina Cecilia Filippini di cui riportiamo una sintesi:
La forza è la prima sensazione che regalano le opere di Francesco Galeotti coinvolgenti sia per l’incanto dei colori potenti e vivaci sia per l’abbondanza degli elementi compositivi: si vedano infatti il Teatro delle gallinelle o l’Albero della vita, soggetti più volte replicati e ricchi di varianti intensamente fantasiose.

La forza del Galeotti è alla radice della sua scelta coraggiosa di dipingere già durante gli anni della sua prigionia in Egitto (1943-1947), per superare il dolore, poiché, come egli stesso afferma nel suo Inizio all’arte, decise di “ripigliare quelle ombre”, per dare loro “quello che mancava”.

Sono parole solo in apparenza semplici, che in realtà richiamano alla mente un racconto antico. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis historia (XXXV, 151) racconta che il primo ritratto nacque dall’ombra proiettata sul muro dal volto del giovane amato dalla figlia del vasaio Butades. Francesco Galeotti ama ciò che dipinge: tutti gli esseri viventi nei suoi dipinti, dai buoi alle faraone, ai girasoli, agli alberi, alle pergole vivaci di fiori e frutti, ai pesci nell’acqua azzurra dei fiumi e del mare, al cielo percorso da nuvole, che fa da sfondo alle sue scene mai banali e ricche di visioni piene di figure, come nelle visioni misteriose di Hieronymus Bosch. Si percepisce in lui l’amore per la vita, per la pittura che la rappresenta, in modo da coglierne la gioia attraverso un esercizio rigoroso di ricerca, mai banale e sempre quotidiano.

Egli stesso dichiara: “guai a me se lascio un giorno senza un segno”, richiamando il celebre “nulla dies sine linea” (nessun giorno senza una linea), secondo Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XXXV, 83) riferibile al greco Apelle, per il quale ogni giorno era dedicato all’arte.

E il lavoro paziente e meticoloso di Galeotti è manifesto nelle sue opere, in cui costantemente si possono cogliere particolari nuovi e nuove sollecitazioni non solo visive ma quasi sonore, che alludono all’altro amore, quello per la musica. La musica del pittore è nelle sue opere ricche di colori vividi e squillanti, che ci sollecitano a guardarci intorno, ad ammirare con occhio attento ed entusiasta la vita che ci circonda e che Galeotti ama appassionatamente, facendocela riscoprire in modo davvero singolare.