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I soci del Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini” puntano alla qualità culturale affidandosi al rinnovamento ed alla collegialità nella scelta dei dirigenti della prestigiosa istituzione nel triennio 2024/2027.

giovedì 1 febbraio

A seguito delle elezioni per il rinnovo degli organi statutari del Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini, cui hanno concorso 98 soci sabato 20 gennaio, si è riunito e si è insediato convocato dal Sindaco di Marradi, Tommaso Triberti, lunedì 28 gennaio il Consiglio di amministrazione che ha così deliberato l’organigramma di vertice per il triennio 2024 2027: La quadriga di testa è così composta :
Copresidenti Gianna Botti e Walter Scarpi.
Vicepresidenti Barbara Betti e Leonardo Chiari

Consiglieri eletti :
Sara Naldoni
Raffaella Ridolfi
Chiara Benedetti
Lorenzo Somigli
Stefano Drei
Giambattista Zambelli
Alessandro Mazzerelli.
Il nuovo CDA ha subito iniziato a lavorare all’insegna della compartecipazione e della condivisione per portare avanti La prestigiosa istituzione che ha anche eletto il Comitato Scientifico composto dai Professori: L. Bonaffini C. Mileschi G.Da Filicaia G. Turchetta M.Verdenelli
Il consiglio entrante non ha mancato di esprimere il proprio ringraziamento ai membri del precedente CDA per il lavoro svolto con particolare riferimento alla presidente uscente Mirna Gentilini, al vice Rodolfo Ridolfi alla tesoriera Anna Gentilini che non si sono ricandidati.

Marco Mancini eroico servitore dello Stato presenta a Faenza “Le regole del gioco”

giovedì 25 gennaio
Sarò felice di dare il benvenuto a Faenza, a Casa Spadoni venerdì 26 gennaio, a Marco Mancini che presenta il suo bel libro “Le Regole del Gioco”. Nel 2014 a sostegno di Marco Mancini che ha guidato il controspionaggio italiano scrivevo pubblicamente: FINE DI UN INGIUSTO CALVARIO GIUDIZIARIO PER MARCO MANCINI
La gogna mediatica ed il calvario giudiziario durati undici anni cui è stato sottoposto Marco Mancini strenuo difensore dello Stato e della sicurezza di tutti noi cittadini dall’attacco eversivo del terrorismo islamico sono finiti e questo ci rende felici. Rimane tuttavia il tentativo che si è determinato in questa assurda vicenda di trasformare valorosi militari fedeli alle istituzioni in delinquenti da condannare a nove anni di carcere come nel caso di Mancini. Ironia della sorte, un po’ come sta accadendo in India, per i nostri due marò. Rimane lo sconcerto per chi ripagherà i nostri valorosi militari e le loro famiglie del danno subito e soprattutto chi risponderà del danno e dell’indebolimento che tutti noi abbiamo subito con il discredito gettato sui nostri servizi di sicurezza e con l’allontanamento dalle funzioni che nell’ambito della nostra sicurezza uomini come Marco Mancini esercitavano. E’ uno strano Paese quello dove gli eroi vengono fatti passare per carnefici e i terroristi e i loro amici vittime. Le istituzioni della Romagna sentano almeno il dovere di esprimere riconoscenza e vicinanza a Marco Mancini, come noi facciamo pubblicamente da un decennio.
Dopo dieci anni mi onorero di salutare questo italiano valoroso con il quale condivido comuni amici, di vecchia data anche nell’Arma dei Carabinieri, dove Marco fu carabiniere fin dal 1979, dove ha partecipato a operazioni cruciali per la sicurezza del nostro Paese nella Sezione speciale anticrimine di Milano fondata dal Generale Carlo Alberto dalla Chiesa per combattere i terroristi delle Brigate Rosse, Prima Linea e Nar e poi come agente segreto dello spionaggio e del controspionaggio in Africa, nei Paesi dell’Est Europa, in Libano e Iraq. Autentico protagonista del “Controspionaggio offensivo” che ha inventato e messo in pratica con successo per molti anni con il suo libro ci fa capire e ci presenta una storia d’Italia inedita vissuta e scritta da chi ha vissuto per difendere tutti noi e la nostra democrazio il grande intreccio dei servizi segreti internazionali dedicando tutto se stesso a sventare attentati ed impedire conflitti. Leggere il suo libro “Le Regole del Gioco” edito da Rizzoli è una occasione da non perdere

Rodolfo Ridolfi Commendatore al Merito della Repubblica Italiana

Congresso Provinciale di Forza Italia: forte rappresentanza azzurra del Mugello-Alto Mugello

alcuni dirigenti azzurri del Mugello con Marco Stella
mercoledì 20 dicembre Forte rappresentanza del Mugello-Alto Mugello nei vertici provinciali di Forza Italia
Si è celebrato domenica 17 dicembre a Campi Bisenzio all’Hotel 500 Firenze, il congresso provinciale di Forza Italia-Partito Popolare Europeo, chiamato ad eleggere il coordinatore, il coordinamento provinciale ed i 5 delegati al Congresso Nazionale. Significativa la presenza delle azzurre e degli azzurri del Mugello-Alto Mugello fra gli eletti. I lavori del Congresso presieduto dall’on. Raffaele Nevi alla presenza del coordinatore regionale Marco Stella, sono stati aperti dalla relazione del coordinatore Provinciale Paolo Giovannini che presentando la mozione congressuale ha detto fra l’altro: Per Forza Italia il congresso è un momento atteso e importante: un giro di boa dopo il grande lavoro fatto con il tesseramento su cui abbiamo puntato grazie al Segretario Tajani nel solco di un uomo, un politico, un imprenditore straordinario come Silvio Berlusconi.

Giovannini è stato eletto per acclamazione insieme ai membri del nuovo coordinamento provinciale ed ai 5 delegati al Congresso Nazionale di Roma del 24 25 Febbraio 2024. Forte la rappresentanza del Mugello Alto Mugello: Silva Gurioli responsabile della Zona Mugello-Alto Mugello è stata eletta insieme a Davide Galeotti (Borgo San Lorenzo), Carolina Mangiapelo (Dicomano) Claudia Dominici (Vaglia) e Raffaella Ridolfi (Marradi) nel Coordinamento Provinciale, Rodolfo Ridolfi capogruppo nell’Unione dei Comuni e consigliere comunale di Palazzuolo Sul Senio, delegato nazionale, Angelo Di Meo (Firenzuola) sarà il nuovo responsabile provinciale della Sanità e Giovanni D’Uva (Barberino del Mugello) guiderà ancora l’organizzazione dei Seniores azzurri. Di particolare rilievo gli interventi nel dibattito dell’on Erika Mazzetti (parlamentare del Mugello), Giovanni D’Uva, Raffaella Ridolfi e Claudia Dominici. Concludendo i Lavori Marco Stella ha sottolineato come: Forza Italia continui a crescere ed il partito mostri grande vitalità. Il 9 giugno andranno al voto 183 Comuni nella nostra regione, ed è importante che la base di Forza Italia rinnovi e scelga dopo i coordinatori provinciali anche i dirigenti locali. I numerosi congressisti hanno poi partecipato alla tradizionale cena azzurra per gli auguri di Natale

Un ombra di vino nella botte poetica di Dino Campana

Reportage de trois photos sur l’activité portuaire
domenica 17 dicembre Enrico Gurioli ha scritto sul componimento BATTE BOTTE di Dino Campana:

Si deve essenzialmente a Enrico Falqui poi la sistematica raccolta e divulgazione completa dei componimenti di Dino Campana, raccolta di testi, frammenti, abbozzi e varie scritture e nel riesame dei testi si trova di fronte a un termine pressoché sconosciuto tuttora negli ambienti letterari italiani di formazione letteraria liceale. Infatt Falquii chiede a De Robertis lumi in merito nei giorni in cui stava cercando un senso alla poesia Batte Botte. Si tratta certamente di una poesia marina ma come spesso accade nell’opera di Campana c’è un “inciampo” che da’ un senso ulteriore al componimento. Infatti il poeta crea una suggestione potente che rende Batte Botte un componimento che si svolge in uno scenario d’acqua che non è quello di un porto di mare, bensì quello di una città d’acqua lagunare oppure squisitamente fluviale e a sorpresa, introduce messo tra parentesi questo periodo.

(Il mio passo
Solitario
Beve l’ombra
Per il Quais)

Chi ha frequentazioni, da foresto, della laguna e soprattutto con Venezia conosce senza dubbio alcuno che “bere l’ombra” è una sana abitudine di consumare vino nei “bacari” veneziani: Non a caso si dice “andar par ombre”- andare per bacari- quindi si potrebbe con tutta certezza pensare che Dino Campana si trova a bere un ombra di vino camminando nelle fondamente o approdi (rive) con gradini in pietra d’Istria che scendono in acqua, per favorire l’attracco delle barche, il carico e scarico delle merci e la salita/discesa dei passeggeri. Per quel piacevolissimo gioco di suggestioni create dalla poesia Batte Botte, Dino Campana butta, apparentemente a caso, tra le righe, la figura di sé stesso che beve l’ombra per il Quais. E questo termine fa impazzire Falqui il quale chiede a De Robertis se non sia il caso di correggere il testo con la parola “Quelli”, considerandolo “Quais” un refuso dello stampatore Ravagli. Evidentemente non conosce la parola quais, termine che viene usato in Francia per definire esclusivamente una banchina fluviale utilizzata per l’attracco e il carico/scarico di merci. C’è pur tuttavia, da parte di Campana, una sottile precisazione attraverso l’uso del maiuscolo nella parola quais che sta ad indicare una precisa banchina fluviale, che potrebbe essere quella di Quais des Chartron della Garonne a nord nella città di Bordeaux. La banchina in cui si affacciavano le cantine del vino e si accatastavano le botti da usare per imbarcare vino sulle navi utilizzate per le esportazioni al di là dell’oceano. Campana dunque da l’immagine di un scenario di un porto fluviale con un linguaggio corretto come si dovrebbe quando si usa raccontare ambienti marittimi, un luogo in cui il suo passo vaga nella notte mentre

“ L’acqua (il mare
Che n’esala?)
A le rotte
Ne la notte
Batte: cieco
Per le rotte
Dentro l’occhio
Disumano
De la notte
Di un destino
Ne la notte
Più lontano
Per le rotte
De la notte
Il mio passo
Batte botte.”

Rotte, notte, botte: mi pare di cogliere nel gioco simmetrico degli accenti sulle “O” che Dino Campana sia propenso a battere la botte di vino anziché i tacchi. Per Campana frequentare le banchine era un modo di vivere fuori dal comune e di intendere gli studi in contrapposizione a una vera e autentica esistenza della normalità. Come se avesse paura dei propri pensieri. Quella passata a bordo di qualche scafo e tra le botti delle cantine o delle banchine, nelle cantine nel tentativo di divulgar l’enorme fascino del mare e la sua grande civiltà, perché la sua idea e la realtà continuano a esercitare un fascino irresistibile per le culture dei paesi che vi si affacciano in questo immenso spazio. E come tali le idee e le suggestioni vanno divulgate e soprattutto conosciute per il loro linguaggio. Scrivere oggi dell’idea e della realtà del mare, delle lagune, dei fiumi, è come guardare nello specchio del nostro passato, per intravedere i nostri possibili scenari futuri. Nel solco delle sue acque e sulle sue rive si intreccia in una inimitabile storia senza fine che è il frutto di storie molteplici dipanate in un identico scenario.

Ma questa è tutta un’altra storia.

Enrico Gurioli dicembre 2023