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34° Anniversario della Caduta del Muro di Berlino notte 9/10 novembre 1989

giovedì 9 novembre
34° Anniversario della Caduta del Muro di Berlino
Rodolfo Ridolfi*

La Caduta del Muro di Berlino è una bellissima pagina di storia, di rivoluzione pacifica dove la voglia di libertà si è dimostrata più forte delle armi, segno della liberazione, di riscatto e di vittoria di quelle centinaia di uomini e donne che vennero uccisi dalle tremende guardie di confine (vopos) nel tentativo di oltrepassare o aggirare il muro di Berlino per raggiungere l’occidente e fuggire il comunismo, nei trent’anni in cui questo terribile simbolo rimase in piedi. Per questo la sua caduta sotto la spinta popolare, dopo che in tutt’Europa stava franando il comunismo, fu la più grande festa popolare mai avvenuta in Germania e rappresentò, non solo il via libera dell’unificazione tedesca in un unico stato, ma anche una grande spinta a riprendere con forza la strada dell’unificazione europea Fra i principi fondanti di ogni democratico c’è la libertà e la lotta all’ideologia comunista che sopravvive, insieme alle altre totalitari, come negazione stessa delle basi della nostra civiltà. Ancora oggi circola in Italia e in Europa, l’idea che il comunismo sia stato un modello in se stesso buono, che però ha trovato una cattiva applicazione. No, il comunismo era ed è intrinsecamente sbagliato perché nega la natura umana ed è stato, con il nazismo, l’impresa più disumana e criminale della storia dell’umanità. Il crollo del muro di Berlino ha segnato la fine dei regimi comunisti nell’Europa centrale ed orientale. Purtroppo non ha significato la fine di tutti i regimi comunisti nel mondo. Ma il comunismo non sopravvive soltanto in Cina o nella Corea del Nord, il comunismo continua a sopravvivere anche in Italia spesso camuffato riconoscibile per il modo di essere, di molti, comunisti senza comunismo che rinnegano le proprie idee ed il proprio passato, ignorando colpevolmente l’evidenza delle decine di milioni di vittime del comunismo, come se fossero semplici dettagli della storia. Troppi in Italia mantengono metodi di lotta politica propri del comunismo, primo fra tutti quello di considerare gli avversari dei nemici da eliminare, moralmente e politicamente, con la “verità” che conviene al partito, con l’uso politico della giustizia, imponendo, in un intreccio con i poteri forti, anche a livello europeo, l’egemonia sulla società civile, sull’economia, sulla scuola, sull’informazione. Per questo mi piace sottolineare come la notte fra il 9/10 novembre 1989, momento storico della caduta del Muro di Berlino, rappresenti, nel comune sentire di tutta l’Europa dei popoli, la stagione della liberazione dal regime comunista, che, imposto in tanti Paesi di antica civiltà e cultura, li aveva precipitati nel sottosviluppo ed allontanati dalla comune matrice europea. La caduta del Muro di Berlino ha lo stesso valore simbolico ed integra la liberazione dalla guerra, dal nazismo e dal fascismo che ricordiamo doverosamente tutti gli anni il 25 aprile. Il 9 novembre è qualcosa di più di una ricorrenza, può essere la prima significativa festa dell’Europa. L’allargamento dell’Unione, la nascita dell’euro, fra l’altro non condivisa da tutti gli Stati Europei, l’applicazione dei trattati di Maastricht e dei successivi, sono solo dei momenti importanti, di una costruzione sovranazionale che non può limitarsi alla libera circolazione delle merci e delle persone Infatti l’edificio europeo dovrebbe essere fatto di istituzioni comuni senza egemonie e prevaricazioni, capaci di valorizzare radici storiche e culturali che sono già, nella coscienza dei diversi popoli e dei singoli Paesi, ben vive e riconoscibili. Ebbene, il 9 novembre di trenta quattro anni orsono, il “giorno del muro”, l’Europa si è identificata nel suo valore primo che è quello della democrazia e si è fondata nella comune aspirazione dei suoi cittadini alla libertà. Per la prima volta, dal Nord al Sud e dall’Atlantico agli Urali, l’Europa si è riconosciuta tutta nel valore della libertà, che si è affermato come valore primario e condizione per l’esistenza di ogni altro. C’era stata quaranta quattro anni prima un’altra indimenticabile vittoria della libertà: l’8 maggio 1945 giorno della resa del nazismo (in Italia il 25 aprile), ma questa aveva liberato dalla tirannide solo la parte occidentale del continente. Come avrebbe riconosciuto per primo Wiston Churchill nel famoso discorso di Fulton: “da Trieste a Stettino una cortina di ferro era calata a separare l’Europa”. A cinquantotto anni dalla firma del Trattato di Roma di De Gasperi, Adenauer, Schumann e Spaak, La giornata del 9 novembre può essere a pieno titolo il simbolo continentale di un’Europa che si riconosca come unità di popoli. L’Italia e l’Europa, hanno il dovere di ricordare, soprattutto alle giovani generazioni, quello storico avvenimento che ha determinato la prospettiva di un mondo migliore, il più importante e significativo avvenimento della ultima parte del ventesimo secolo. Io stesso fra i primi in Italia, da consigliere regionale, mi sono mosso con progetti di legge ed iniziative politiche tese ad istituire una festa per la liberazione dal comunismo in Europa con il Progetto di legge del 27 gennaio 1998, riproposto il 24 settembre 1999, il 7 giugno 2000, il settembre 2003 ed il 28 ottobre 2005, ma la sinistra ha sempre respinto le mie proposte. Oggi la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni come già Silvio Berlusconi ha voluto ricordare all’Italia l’importanza storica della Caduta del Muro di Berlino.

Comm. Rodolfo dott.Ridolfi
9 novembre 2023

Prosegue il tour milaniano di Alessandro Mazzerelli dopo la sua presenza sul set di Mediaset ospite di Paolo Del Debbio

Alessandro Mazzerelli
mercoledì 8 novembre Alessandro Mazzerelli ci scrive e noi molto volentieri pubblichiamo

Carissime e carissimi Amici, dopo il successo de “Il Riscatto”, al prestigioso Premio Letterario “Semeria” del Casinò di SANREMO, farà seguito quello del 25 novembre prossimo a MILANO, relativamente al Premio Letterario Milano International 2023, sempre in riferimento a “Il Riscatto” , Edizioni IF – PRESS, Roma. IL NOVANTACINQUESIMO EVENTO MILANIANO con la presentazione de “Il Sogno di don Milani” – Ed. LEF 2022, avrà luogo il 27 novembre (lunedì) alle ore 17,30 nella prestigiosa e storica Biblioteca Comunale degli Intronati di SIENA, posta in Via della Sapienza, 5, presiederà l’evento il Professore Raffaele Ascheri, Presidente dell’Istituzione. Ha promosso l’iniziativa un nostro Amico da decenni, che è il decano delle Guide Turistiche di Siena, il dott. Paolo Faldoni. Tutte e tutti siete invitati a parteciparvi.
Un saluto fraterno e milaniano. Alessandro Mazzerelli

Dante Alighieri e Dino Campana a Ravenna Conferenza il 9 novembre

Copertina Quaderni 4

Giovedì 9 novembre alle ore 18 torno a Ravenna a presentare insieme a Paolo Gambi ed Elisabetta Zambon la bella edizione dei Canti Orfici che ho curato nell’anno dantesco per le edizioni Il Papavero avvalendomi del prezioso contributo del Professor Luigi Bonaffini esimio ed insuperabile studioso di Dante e di Campana.
Nel quadro delle tante Conferenze su Dino Campana, quella di Ravenna ha per me un sapore particolare, non solo perché si tiene nella l’antica capitale bizantina scelta dal Sommo Poeta come sua ultima dimora di serenità e tranquillità insieme alla famiglia, consentendogli di concludere la sua Divina Commedia. L’incontro si svolgerà nel Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali, nella sala intitolata a Padre Severino Ragazzini nato a S. Adriano di Marradi nel 1920 come Francesco Galeotti il grande pittore contadino.
Ravenna è citta dantesca e campaniana e il connubio poetico né uscirà esaltato. Nei miei lavori Per l’amor dei poeti… edizioni Centro Studi “Enrico Consolini del 2005 e Campana e l’aria di Romagna Edizioni FREE del 20 agosto 2007 ho scritto:

Dino Campana fu a Ravenna allievo del 40° Reggimento Fanteria
La notizia che vuole Dino Campana nei primi otto mesi del 1904 presso l’Accademia Militare di Modena è infondata ed inequivocabilmente smentita dai dati del Registro di Leva del Distretto militare di Firenze, anno 1885 e da altri documenti che dimostrano. come il poeta non frequentò l’Accademia militare e non pensò mai di diventare ufficiale superiore in servizio permanente. Una comunicazione del Distretto militare di Firenze, del 18 dicembre 1903, avvisava il giovane Campana Dino …. che la domanda da lui inoltrata per l’ammissione nel plotone allievi Ufficiali del 40° Reggimento fanteria, di stanza in Ravenna, venne accolta favorevolmente e che dovrà trovarsi alla sede del reggimento stesso il giorno 4 Gennaio prossimo alle ore 9. Campana, fu dunque allievo ufficiale volontario a Ravenna. Questo importante particolare certifica come il poeta di Marradi volesse diventare, almeno per il periodo della ferma obbligatoria, sottotenente, ovvero, quello che oggi definiamo un ufficiale di complemento. Il plotone allievi ufficiali di cui fece parte costitutiva, fra l’altro, un distaccamento del 40° Reggimento Fanteria Bologna: istituzione militare che dal 1900 al 1905 ebbe sede a Bologna che le diede il nome per esservi stata costituita durante la seconda guerra d’indipendenza. Il foglio matricolare di Campana e il registro per l’estrazione della leva della classe 1885, documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze, sono chiari al riguardo. Campana, Possidente e benestante, secondo documenti inediti dell’Archivio della Provincia di Firenze, stava svolgendo il servizio militare a Ravenna dopo aver deciso di anticiparlo di un paio d’anni e di compierlo come sottotenente. Il Poeta aveva approfittato di particolari agevolazioni previste dalle leggi e dai regolamenti del tempo per facilitare l’ingresso temporaneo nei quadri inferiori dell’esercito. ai giovani di buona condizione sociale La decisione di diventare ufficiale subalterno, in linea con il personaggio, anche Rimbaud fu soldato volontario, va correlata con la iscrizione alla Facoltà di Scienze dell’Università di Bologna. Nell’autunno del 1903 Campana, matricola a chimica pura, presenta la domanda di arruolamento come consentiva l’art.48 della Legge sul Reclutamento al 40° Reggimento Fanteria Bologna, direttamente: al corpo nel quale aspira[va]prestare servizio. Questa scelta molto probabilmente fu determinata dal bisogno profondo di sentirsi accettato e di rientrare nella normalità (Più tardi nel 1911 cercherà di ottenere l’ammissione agli esami di concorso per la carriera di allievo delegato di pubblica sicurezza) e dalla consapevolezza, che una volta rientrato al reggimento bolognese dopo aver seguito il corso allievi ufficiali presso il distaccamento di Ravenna, avrebbe potuto studiare con maggiore serenità usufruendo della maggiore libertà e indipendenza di cui godevano i sottoufficiali rispetto ai soldati. Sul foglio matricolare si può leggere come Campana (classe 1885) si arruolasse prima del tempo e fosse inserito nel contingente dei nati nel 1883. Il 4 aprile 1904 conseguì i galloni rossi di caporale. La riga successiva del documento riporta la seguente annotazione: Cessò dalla qualità di allievo ufficiale per non aver superato gli esami al grado di sergente, lì 4 agosto 1904. Campana, da Ravenna, fu rispedito direttamente a casa senza nemmeno aver ottenuto il grado intermedio di sergente. Sempre sul suo foglio matricolare si legge: Prosciolto dal servizio per applicazione dell’art 353 dell’Istruzione complementare al regolamento sul reclutamento. Questo articolo racchiude forse le vere ragioni dell’espulsione di Campana dal corso allievi ufficiali: problemi caratteriali ed il manifestarsi dell’irrequietezza e dell’impulsività? Oppure, progressiva disaffezione da parte sua per quella vita in divisa, fatta di interminabili addestramenti quotidiani all’uso delle armi e di lezioni ripetitive sull’impiego tattico e strategico della fanteria? Le autorità militari rilasciarono, tuttavia, una dichiarazione di buona condotta, poi trascritta sul suo foglio matricolare che gli avrebbe consentito, una volta giunto il momento della chiamata del contingente di leva al quale apparteneva, di poter completare l’adempimento del servizio militare nel Regio Esercito con il grado di caporale. L’anno seguente, con dieci giorni di preavviso, Campana fu chiamato alle armi, e il 24 novembre 1905 si recò alla Caserma del Carmine di Firenze dove richiese e ottenne il rinvio di un anno del servizio militare per motivi di studio. Dopo undici mesi, leggiamo ancora sul foglio matricolare: Chiamato alle armi per prestare il servizio con la classe 1886 e non giunto perché ricoverato al manicomio di Imola, lì 23 ottobre 1906. L’undici novembre Campana fu congedato d’ufficio, pur mancando la sua firma in calce al verbale (“dichiarazione Mod. 46”) redatto dalla competente commissione d’inchiesta. I due ufficiali e l’ufficiale medico della suddetta commissione stimarono superfluo un viaggio fino a Imola per vedere il caporale Campana che venne congedato perchè al manicomio. Ciò nonostante Campana nel 1915 partecipa alla campagna interventista e si presenta al Distretto militare di Firenze perché vuole arruolarsi come volontario per il fronte ma, dopo un accertamento delle sue condizioni presso l’Ospedale militare del Maglio, viene riformato una seconda volta. Campana non si arrende. Dopo due anni, qualche settimana prima di essere ricoverato nel manicomio di Castel Pulci, da dove non uscirà più, tenta nuovamente ed invano la via dell’arruolamento volontario. I documenti confermano quanto Campana racconterà al Pariani e cioè che era stato riformato tre volte: l’ultima il 19 dicembre del 1917. Dino Campana morirà il 1marzo 1932. Per una svista assai curiosa, non la sola, il timbro mandato in congedo assoluto è della fine del 31 dicembre 1945 quando lui era morto ormai da più di tredici anni.

Rodolfo Ridolfi Direttore Responsabile dei Quaderni del Maestro di Marradi Rivista di Lettere e Cultura Anno 2° numero 3