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Dino Campana-127° anniversario della nascita e 80° della morte- Idee e Politica

G.Bottai-P.Bargellini
domenica 15 luglio
Troppo spesso assistiamo al tentativo, spesso per motivi poco nobili, di distorcere o addirittura di rimuovere e di falsificare l’essenza del pensiero di Dino Campana così come emerge dai suoi scritti.
Proviamo allora a fare un po’ di ordine su questo straordiario uomo di cultura su questo poeta universale:
La passione con cui Campana ci lascia note, frasi, accenni, allusioni all’Italia, alla Germania, all’Europa, alla guerra, alle “razze“, alla questione nord-sud, la nettezza di certe sue prese di posizione, confermano un rapporto sottotraccia ma evidente tra letteratura e politica. Certo, quella di Campana non è una poesia con la politica per oggetto, ma letteratura che nasce dal contatto con la dimensione politica. L’ispirazione è Nietzsche attraverso le figure del “Germano” e dell’Italia che determinano la Tragedia echeggiano un “vecchio triplicismo” e implicazioni culturali patrimonio comune del decadentismo; ma questo non è che il punto di partenza, la materia di cui Campana si serve per far scattare procedimenti poetici e politici assolutamente originali. Il “Germano” non è dunque un incidente di percorso e una boutade di provincia, come sostiene Soffici. Il significato della tragedia dell’ultimo Germano in Italia e la dedica al Kaiser, è Campana stesso a spiegarla “Ora io dissi: «Die Tragedie des letzen Germanen in Italien», mostrando di avere conservato la purezza morale del Germano che è stata la causa della loro morte in Italia. Ma io dicevo ciò in senso imperialistico e idealistico non naturalistico (cercavo idealmente una patria non avendone). Il Germano preso come rappresentante del tipo morale superiore (Dante, Leopardi, Segantini). Un forte senso di appartenenza ad una comunità, più grande nei rapporti fra l’individuo e la società, il passaggio dal germanesimo al populismo patriottico, dalle figure del “germano” e del boy whitmaniano a quella del «povero italiano» emigrante, risultano quindi coerenti al sogno di una comunità di patria”.
L’Italia del Canto proletario e il “povero italiano” si accomunano così al boy e al ‘Germano” in quanto vittime di un assassinio subito: massacro, non solo simbolico, ma letterale, se si pensa al fronte e alla trincea. In quest’ottica i Canti Orfici sono anche un “piccolo libro contenente poesie patriottiche” pensando alla “patria” come ad un fine che il movimento della vita e della scrittura di Campana non riesce mai ad intercettare.
Neuro Bonifazi afferma “Dino Campana è stato guidato dalla ideologia nietzschiana, intesa come la ragione mitica alla iniziazione della vita e della poesia, ha avuto una cultura straordinaria, conosceva molte lingue e leggeva testi stranieri nella loro lingua originale. Ha, in un certo senso, messo in pratica il vangelo nietzschiano, non certo per il superuomo, ma per quella sua capacità di elevarsi idealmente verso la bellezza apollinea, nobilitarsi alla luce dell’assoluto contro tutte le viltà e le povertà del quotidiano (solo così possono spiegarsi i suoi comportamenti, gli atteggiamenti, le sue fughe, i suoi viaggi).”
I documenti ed i testi ci ricordano come il Comune di Marradi per lungo tempo sia stato oggetto di fortissime critiche per non aver fatto molto per onorare la memoria di Dino Campana. Il ministro della Cultura fascista Bottai sollecitato da Bargellini fu invece decisivo, nel 1942 per dare a Campana, dieci anni dopo la morte, una sepoltura dignitosa ed il giusto e solenne riconoscimento insieme a tutti gli uomini della cultura del tempo.
Sempre i documenti e gli atti ci confermano come negli anni ‘50 a Marradi durante i consigli comunali, ci furono addirittura dei consiglieri di sinistra che non volevano sentir parlare di Campana che consideravano non solo “E’ Mat” ma addirittura un precursore del fascismo. E quando i cittadini di Marradi lanciarono l’idea di onorare questo Dino Campana, si opposero per due anni consecutivi, cioè nel 1952 e nel 1953, allo stanziamento in bilancio di 500 mila lire per le celebrazioni. Ai soliti “idioti” di Marradi si aggiunse la Giunta provinciale amministrativa che ritenne di depennare, la posta con il pretesto che il bilancio di Marradi era deficitario.
Anche in tempi più recenti, negli anni ottanta la proposta di introdurre accanto a Marradi Campana come nuovo nome del Comune fu contestata e respinta da coloro che ritenevano più importanti le “castagne”. Quando si decise di titolare una via a Sibilla Aleramo due signore del Consiglio Comunale non esitarono a manifestare il loro dissenso “morale”, astenendosi.
Emblematiche del clima anni ‘50 sono due lettere del senatore Emilio Sereni, e del sindaco in merito all’intitolazione di una Via a Dino Campana che alla fine avvenne nel 1954 con una commemorazione del marradese prof. Sergio Zacchini al ponte di Vilanzeda “sotto una pioggia intensa ed un vento fortissimo” Ecco una lettera indirizzata all’onorevole Emilio Sereni dal sindaco, prima di prendere un simile provvedimento
“Caro Senatore,
“Ci è stato proposto da più cittadini di intitolare una via del nostro capoluogo al defunto poeta Dino Campana.
“Dino Campana era marradese e noi ben volentieri aderiremmo alla richiesta. Desideriamo però sapere da te se il valore di Campana è tale da meritare il riconoscimento. Ciò anche in rapporto al momento politico attuale.
«Grazie. Cordialmente,
f/to: II Sindaco
Il senatore comunista Sereni così rispondeva al compagno sindaco di Marradi
“Caro Compagno,
“penso che sia giusto intitolare a Dino Campana una via del vostro capoluogo.
“Dino Campana è indubbiamente un nome autorevole della poesia moderna e ormai passato alla storia della letteratura.
“Non c’è nessun riserbo politico nei sue confronti. Tanto più che la sua pazzia toglieva ogni responsabilità ad ogni sua posizione politica, né, d’altronde, ne ebbe mai dichiaratamente reazionarie.
“Sarebbe bene fare inaugurare la via ad uno scrittore toscano. Vedete di scrivere a Romano Bilenchi, a Firenze, se volesse lui parlare per l’occasione.
f/to: Sereni

Dino Campana fu un uomo spesso frainteso, la varietà e le contraddizioni delle sue prese di posizione in pochi anni (dall’ interventismo all’antibellicismo, dal germanesimo al patriottismo italiano all’accanimento filofrancese, dall’aristocraticismo al populismo) ha alimentato l’immagine di un poeta confuso sul piano delle idee, della politica e della società, tanto che più volte i suoi discorsi politici sono stati considerati dal potere e dalla cultura ad esso asservita appendici legate alla contingenza dell’epoca, da tenere ben distinte e separate dal poeta puro. Direttamente o indirettamente, l’interpretazione di Soffici, secondo cui il Germano è poco più che un incidente di percorso, ha resistito fino ai giorni nostri.
Il Germano sembra essere difficilmente digeribile per la critica più strettamente letteraria, perché costringe a travalicare i confini della letteratura. Per troppo tempo il modo di leggere Campana era quello di confinarlo nell’ambiente dell’ermetismo fiorentino e della poesia pura, privo di qualsiasi interesse per i discorsi politici. Fra i primi Gianfranco Contini, pur affermando di voler lasciare la biografia di Campana, e dunque anche i suoi gesti politici, fuori dalla valutazione della sua poesia, finisce per emettere una sentenza impropria e politica che conclude: “Questo anarchico, questo bohémien non seppe liberare l’uomo d’ordine che era in lui”. Anche Jacobbi, estimatore del Campana poeta, non gradisce la dimensione civile e politica di Dino Campana, che bolla come poco autentica, giungendo ad usare espressioni molto forti quando parla di Campana “decadente come persona e cittadino“, popolano,provinciale.La grandezza della poesia campaniana confligge con il mondo esterno ed i gesti del Campana politico, non possono essere rimossi o relegati nel mondo della Pazzia perché non sono in sintonia con la cultura egemone e dominante da troppo tempo impegnata ad accaparrarsi un grande poeta che lo vorrebbe però epurato o addirittura modificato strumentalmente a seconda degli interessi del momento. Dedicare il libro al Kaiser, a guerra cominciata, poi convertirsi a un’idea italo-francese di democrazia, sfiorare il nazionalismo è questo Dino Campana. Campana non fa poesia ideologica; ma per questo il Campana politico con le sue idee è capace di darci il sapore di un’epoca, con le sue istintive ripulse, Il continuo sfuggire, la sistematica protesta ci fa riflettere.
Se allarghiamo lo sguardo oltre i Canti Orfici, anche all’epistolario e ai frammenti sparsi o inediti, salta agli occhi una quantità di discorsi “politici”, tutti ai margini dell’opera campaniana, come il frontespizio e la dedica “germanici”; questo coacervo di considerazioni “politiche” potrebbe forse essere qualcosa di più un velleitarismo dell’individuo Campana, indicando invece un collegamento, della scrittura con una dimensione politica, più profonda e decisiva di quanto non sembri indicare. Pier Paolo Pasolini, parlava di una «sostanziale innocuità di fronte al reale che è stata strumentalizzata dalla cultura di destra», la quale si sarebbe subito impadronita di Campana:
La follia della Destra è sempre stata formale e retorica: ecco dunque un folle “vero” che faceva al caso suo. Pur con tutta la cautela del caso, dobbiamo denunciare la strumentalità dei letterati italiani tradizionali, primi fra tutti gli ermetici che hanno visto in lui l’espressione vivente e politicamente pericolosa – della aspirazione nietzscheana al superuomo interiore, spiritualista e delirante … Campana non fa della poesia “civile” o “politica”. I Canti Orfici non parlano delle cose della politica, che pure stavano trascinando l’Europa verso la catastrofe, mobilitando, oltre a masse enormi di popolazione, anche la quasi totalità del mondo intellettuale. La politica, in Campana, non è tanto il contenuto della poesia, ma nemmeno soltanto un contesto che la colpisce di riflesso. C’è, con buona pace di chi non gradisce, tutta una tradizione illustre di poesia civile italiana, che dalle origini era giunta fino al tempo di Campana, passando per la mediazione classicistica di Carducci e le esperienze più decadenti di Pascoli (populismo contadino) e D’Annunzio (estetismo della politica); perfino i futuristi vi si riallacciavano, proponendo una poesia che aveva la politica e gli eventi storici tra i suoi oggetti più frequentati (una poesia civile sui generis, certo, e d’assalto, ma che raccoglieva e rilanciava l’eloquenza e la retorica tipiche della tradizione italiana: una poesia che pretendeva di farsi portavoce e sprone dei destini della nazione; non a caso Marinetti scrisse anche il testo del Movimento politico futurista e un Manifesto del partito politico futurista).Campana si mantiene al confine di questa linea tuttavia in questa direzione si deve leggere la poesia A Mario Novaro.

Rodolfo Ridolfi

L’ufficio postale di Lutirano si salverà dai tagli

venerdì 13 luglio
La spending review non si abbatterà sull’ufficio postale di Lutirano. Ma se Marradi ha ottenuto un risultato parziale, perché è confermata la chiusura di Crespino Sul Lamone. Ora è Borgo San Lorenzo a subire i tagli di Poste Italiane-Regione Toscana. Nell’elenco dei 174 uffici postali per i quali è prevista la chiusura entro l’anno c’è addirittura l’ufficio postale di Ronta, tra le più popolose frazioni del Comune mugellano. Il sindaco, di Firenzuola Claudio Scarpelli pur sollevato dalla parziale smentita dell’elenco delle sedi chiuse diffuso da Uncem, tuttavia non si arrende ed insiste: «L’ufficio postale di Bruscoli deve essere riaperto, e ci batteremo per questo, anche perché le motivazioni della chiusura erano facilmente risolvibili».

Disco Party per Marradi Free News

Martedì 10 luglio
Marradi Fre News ha registrato nel 2011 ben 3907 visite uniche e ben 61077 contatti con punte record nei mesi di febbraio settembre e dicembre. I dati del primi 5 mesi del 2012 indicano un ulteriore straordinario trend di crescita degli accessi unici 9587 e dei contatti. 87543 con la punta massima di 1985 visite uniche nel mese di maggio ed un totale di 18048 contatti e quella minima di 1812 visite uniche e 15942 contatti nel mese di febbraio.(Dati statistici CEST)
In questo breve spazio di tempo l’unico quotidiano on-line della Romagna-Fiorentina ha contribuito fattivamente alla difesa del patrimonio culturale e storico ed alla promozione turistica di Marradi non solo con il mezzo virtuale ma anche con iniziative e pubblicazioni. In questo ambito ricordiamo la realizzazione di tre libri, la partecipazione all’organizzazione di eventi quale la visita dei marradesi alla Camera dei Deputati e la sponsorizzazione che ci sarà anche quest’anno della Festa delle Streghe, l’organizzazione dal 4 all’11 agosto della Mostra di Immagini e Documenti nelle sale del Museo Artisti per Dino Campana. Per il 2012/2013 Marradi Free è impegnato nella realizzazione di un progetto concreto che darà una risposta alla fame di innovazione tecnologica, soprattutto dei giovani. VENERDI’ 20 LUGLIO 2012 con inizio alle ore 23,00 al Parco Piscina Comunale, di Marradi (FI), il quotidiano on line di Marradi festeggia il suo secondo compleanno, come preannunciato, e gli importanti risultati raggiunti regalando Per l’edizione Summer 2012 un Disco Party con il d.j. RIZZO

Marradi onora la “Madonna del Popolo”La Festa d’estate festa della Madonna del Popolo fu celebrata per la prima volta nel 1895

domenica 8 luglio

Riportiamo da Marradi Free News del luglio 2010 una parte dell’articolo che segue scritto per l’occasione della festa marradese della “Madonna del popolo”

Nel tardo medioevo “un pio pellegrinaggio venuto dall’Oriente, lasciò a Marradi una graziosa statua della Madonna con il bimbo Gesù” La leggeda racconta che il pellegrino in età avanzata nel consegnare la sacra immagine assicurasse he un giorna sarebbe tornato a riprendersela ma non tornò mai più. I marradesi vollero chiamarla e venerarla come Madonna del Popolo e la elessero a loro protettrice. La prima festa della Madonna del Popolo si celebra nel 1775. Quest’anno compie quindi duecento trentacinque anni.

“Ne la sera dei fuochi… ne la luce deliziosa e bianca…”, Marradi rievocherà il 18 luglio prossimo la festa d’estate che Dino Campana ambienta nel suo paese natale, come dimostra Franco Scalini nel suo lavoro “Nell’odore pirico di sera di fiera”.

Tradizionalmente l’avvenimento ha una data ben precisa e cioè la seconda domenica di luglio, festa della Madonna del Popolo, ma nel 1906 la celebrazione, fu posticipata per farla coincidere con l’inaugurazione di una fiera di beneficenza allestita nel loggiato delle scuole comunali a favore dell’ Asilo infantile che si stava costruendo per accudire i figli delle molte donne lavoratrici.

Campana nella sezione undicesima e dodicesima della Notte (Canti Orfici) ricorda quella sera di fiera e di fuochi che le cronache del tempo datano 22 luglio 1906 e che fu “splendida ed imponente”….

La redazione