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Le celebrazioni dell’unità d’Italia a Marradi.

Fate sventolare il Tricolore dai balconi e dalle finestre ed esponetelo anche nelle vetrine dei negozi. E’ l’invito che rivolge ai propri cittadini il sindaco di Marradi Paolo Bassetti per festeggiare giovedì prossimo, 17 marzo, il 150° anniversario dell’Unità d’Italia colorando di bianco, rosso e verde tutto il paese dell’Alto Mugello.

I festeggiamenti prenderanno avvio già dalla mattina: alle 9,45, da piazza Scalelle il corteo guidato dal sindaco Bassetti raggiungerà il Monumento dei Caduti-piazzale Trento e Trieste dove si svolgerà la cerimonia dell’alzabandiera con la deposizione di una corona d’alloro, mentre alle 10,30 al Teatro degli Animosi (sala Mokambo) verrà inaugurata la mostra dei “Gonfaloni e documenti del periodo Pre-Unitario” (è stato realizzato anche un opuscolo).

Sempre al Teatro degli Animosi, alle 16,30 si terrà il convegno “L’Unità d’Italia a Marradi 1861-2011” che prevede, dopo il saluto del sindaco, gli interventi della professoressa Cecilia Filippini, “Gli stemmi e i Gonfaloni del Comune di Marradi dal Risorgimento ad oggi”, e del professor Silvano Salvadori, “Italia ti amo con smisurato dolore…” (inno patriottico di Dino Campana). Nell’occasione l’Amministrazione comunale conferirà l’attestato di riconoscimento “Gruppi di musica popolare e amatoriale di interesse comunale” alla Banda di Popolano, al Gruppo folkloristico “I Maggiaioli di Povlò” e al Coro degli Animosi, che concluderanno con un’esibizione la giornata di festa.

Italiani che hanno fatto l’Italia: il marradese Celestino Bianchi.

mercoledì 9 marzo

Ricordare il 150° dell’Unità d’Italia mi riporta immediatamente a quel 1961 a Marradi quando a tutti noi, studenti della Scuola Media,  l’assessore alla pubblica istruzione, della Giunta Bellini, Renato Ridolfi, mio padre, consegnò il libro che conservo ancora: “i Grandi fatti che portarono all’Unità”. Le cronache ci ricordano che quell’anno a Marradi: il 18 gennaio moriva nella sua villa di Popolano il pittore Eduardo Gordigiani; il 20 marzo Giovanni Talenti vinceva il circuito di Borgo San Lorenzo per dilettanti; il 23 aprile il Consiglio Comunale approvava, all’unanimità, il progetto per il mercato coperto; il 3 maggio il ciclista Vittorio Chiarini vinceva a Villa Sesta, a settembre sarà già  professionista; il 28 giugno moriva a Torino Anacleto Francini che veniva tumulato a Marradi; nell’estate la squadra marradese di calcio, la polisportiva, coglieva lusinghieri successi vincendo dieci incontri su dodici con un pareggio ed una sola sconfitta. La classifica dei cannonieri era la seguente: Eligio Montuschi (Ligino) 20 reti, Roby Baschetti 14, Pierino Razzi e Paolo Rossi (Paolina) 4; il 10 settembre il senatore Aldo Spallicci commemorava il centenario dell’Unità d’Italia. La Marradi del 2011, quella del 150° dell’Unità, a febbraio ha assistito, con tristezza, alla morte del grande allievo di Gordigiani Francesco Galeotti; ha appena ricordato l’8 marzo, con una significativa iniziativa dal titolo “Donne impegnate nell’Amministrazione del Comune di Marradi dal 1946″ e si prepara a ricordare solennemente l’Unità d’Italia, dopo avere ricordato, in occasione della Festa della Toscana del 2010, la figura di quel grande protagonista marradese dell’Unità  d’Italia che fu Celestino Bianchi che nel 1861 era Segretario Generale del Ministero dell’Interno del Governo di Bettino Ricasoli. Marradi Free News partecipa alle celebrazioni  riproponendo un breve profilo di Celestino Bianchi, già contenuto nel sito dell’Associazione Culturale “Il Maestro di Marradi. A Celestino Bianchi intelligenza che ha unito in sé i fermenti romagnoli e la lucidità toscana, l’Amministrazione Comunale dedicò una lapide il 3 dicembre del 1988. Celestino Bianchi era nato a Marradi il 10 luglio 1817 da Giuseppe Bianchi, scrivano e Susanna Ciliegioli. Compiuti i primi studi a Marradi a sedici anni si trasferirà a Firenze per proseguire gli studi presso gli scolopi, sotto la guida di padre Giovanni Inghirami. Il suo primo impiego fu quello di insegnante di storia e geografia presso l’Istituto femminile della SS. Annunziata di Firenze. Negli anni 1847-49 cominciò ad impegnarsi come giornalista politico. Collaboratore dal giugno 1847 del giornale “La Patria”, che appoggiava il gruppo moderato ricasoliano, ne diventò presto segretario di redazione e poi responsabile. Il primo dicembre 1848 fondò un proprio giornale, “Il Nazionale”, cui egli impresse un indirizzo filo-piemontese che appoggiava il triunvirato rivoluzionario di Giuseppe Montanelli, Giuseppe Mazzoni e Francesco Domenico Guerrazzi opponendosi però al progetto di unione con la Repubblica Romana diretta da Giuseppe Mazzini. Collaborò a titolo gratuito all’ l’«Imparziale fiorentino», giornale di beneficenza, i cui proventi erano destinati «a benefizio degli indigenti». Nel 1850, in seguito al ritorno del Granduca, il giornale venne soppresso e il Bianchi fu rimosso anche dal suo incarico di insegnante. Si diede allora ad organizzare con il fratello Beniamino una tipografia in Piazza Santa Croce trasferita poi in via Faenza al numero 66 dal 30 aprile 1860 che si denominò Barbèra, Bianchi e comp.. Ma Beniamino ebbe problemi di salute e Celestino non era molto adatto a correggere bozze e si recava nella stamperia solo ogni tre o quattro mesi così ma l’impresa finanziata da F. A. Gualterio non ebbe grande successo e venne presto rilevata da Gaspero Barbèra (Bianchi… ha il nome nella ragione commerciale per un riguardo che io e il M.se Gualterio abbiamo voluto usare alla sua famiglia allora numerosa, caduta in istrettezze quando il Governo toscano tolse a Celestino il posto di Maestro di Scuola nell’Istituto della SS.Annunziata ) La sua passione per il giornalismo politico trovò di nuovo modo di esprimersi con la collaborazione a giornali letterari del tempo come “Il Genio” (1852-54) e la “Polimazia di famiglia” (1853-55). Egli potè inoltre fondare di nuovo un proprio giornale, “Lo Spettatore”, che, divenuto presto uno fra i migliori giornali letterari della Toscana, diresse fino al 1858. Legato ai moderati filo-piemontesi, il Bianchi promuoveva tuttavia una linea politica che salvaguardasse l’autonomia della Toscana. Costituitosi nel 1859 in Toscana, in seguito alla fuga del granduca, un governo provvisorio sotto la guida del Ricasoli, il Bianchi ne fu nominato segretario. La notte del 26 aprile in casa del fornaio Dolfi si radunarono i capi del gruppo liberale nazionale e dei radicali alcuni del circolo Ricasoli e non pochi ufficiali dell’esercito, i quali stabilirono per il giorno dopo una grande dimostrazione; ne diedero avviso a tutte le città toscane, scelsero i nomi per la giunta provvisoria di governo (Ubaldino Peruzzi, Ermolao Rubieri, Ferdinando Zannetti, Vincenzo Malenchini e Bettino Ricasoli, che rifiutò dovendo recarsi dal Cavour, e fecero stendere da Celestino Bianchi il seguente manifesto: “Toscani ! L’ora è suonata: la guerra dell’Indipendenza d’Italia già si combatte. Voi siete italiani; non potete mancare a queste battaglie; e italiani siete anche voi, prodi soldati dell’Esercito Toscano; e vi aspetta l’esercito italiano sui campi di Lombardia. Gli ostacoli che impediscono l’adempimento dei vostri doveri verso la Patria devono essere eliminati: siate con noi e questi ostacoli spariranno come la nebbia. Fratellanza della Milizia con il popolo. Viva l’Italia, Guerra all’Austria ! Viva Vittorio Emanuele Generale in capo dell’Armata Italiana.
Celestino Bianchi prima deputato all’Assemblea dei Rappresentanti della Toscana, ed in seguito fu eletto deputato alla Camera dal 1860 al 1880 per sette legislature. Ricoprì la carica di Segretario generale del Ministero dell’Interno durante i due ministeri Ricasoli del 1860-61 e 1866-67. Collaboratore de “La Nazione” dal 1860, a partire dal 1871 ne divenne direttore fino al 1885 anno della sua morte. Quando divenne direttore de “La Nazione” aveva i capelli ed i baffi bianchi ed un pizzo tipicamente risorgimentale e portava dei piccoli occhiali sopra il naso. Agli anni della direzione di Bianchi risale il primato de ”La Nazione” a Firenze che vantava fra i suoi collaboratori De Amicis, Collodi e successivamente Yorick suo amico da quando Bianchi, era direttore dello Spettatore: “Ero giovane – scriverà YoricK – ero un po’ bollente di spiriti liberali, ero un po’ mordace nello scrivere e più d’una volta, ai tempi del granduca, ho compromesso i giornali ai quali davo la mia prosa. Ma ero a buona scuola, e imparai presto a saper dire tutto quello che volevo senza compromettere nessuno”. Fu l’ideatore di rubriche di successo, come quella della moda femminile. Bianchi politico della destra scoprì un nuovo tipo di lettore: la donna e. nei giorni del referendum per l’annessione al Piemonte, La Nazione ospitò un dibattito sul voto alle donne. Al Bianchi che studiò e lavorò sugli scritti di Giambattista Vico, si devono anche alcune opere storiche come la “La geografia politica dell’Italia” (1843), La Compagnia della Misericordia di Firenze Cenni storici (1855); “Federico Confalonieri e i carbonari del 21”(1863), Manuale di Storia Moderna (1454-1866) (1869).”Storia della questione romana”, (1870) e i volumi a carattere patriottico su “Ciro Menotti”, su “Venezia e i suoi difensori” (1863) e “I martiri d’Aspromonte” (1871). Tutta la sua opera fu protesa verso l’unificazione dell’Italia sotto la Casa Savoia. In particolare un suo opuscolo “Toscana e Austria” (1858) ebbe un’importanza decisiva contro il Governo granducale. Il giornalismo rimase sempre il suo amore sia negli anni più combattivi del 1848 e 1859 sia nel periodo dell’unità d’Italia quando si schierò con la destra. Anche il grande marradese Angelo Fabroni aveva saputo equilibrare spirito innovativo e conservazione dei valori tradizionali. Celestino Bianchi a Firenze fu protagonista di molte battaglie la più famosa quella per ottenere dal Governo Nazionale una “legge speciale” per la città poiché il Comune era alla bancarotta per le molte spese sostenute negli anni di Firenze capitale.

Rodolfo Ridolfi- direttore responsabile-

Marradi piange la scomparsa di Francesco Galeotti uno dei grandi pittori primitivi del XX secolo.

mercoledì 23 febbraio
E’ con Profondo ed immenso dolore che piangiamo la scomparsa del grande pittore Francesco Galeotti. Galeotti è nato il 25 maggio 1920 a S.Adriano di Marradi (Firenze)dove è morto martedì 22 febbraio scorso. L’Associazione “Il Maestro di Marradi” aveva istituito fin dal 2008 una personale sezione amici di Francesco Galeotti che ha realizzato in occasione del suo novantesimo compleanno il libro “Francesco Galeotti: novant’anni di vita a colori” monografia presentata sabato 19 giugno 2010 nel Teatro degli Animosi di Marradi, curata da Rodolfo Ridolfi, dove, alla presenza del Maestro Francesco Galeotti e della premurosa moglie Maria intervennero Paolo Bassetti Sindaco di Marradi, Cecilia Filippini, Mirna Gentilini e Rodolfo Ridolfi. Se il “Maestro di Marradi”, ha colorato di porpore e di ori il nostro artistico passato, Francesco Galeotti occupa con grandi meriti un posto di rilievo per le sue meravigliose tele ricche di inconfondibili colori. Contadino, ha iniziato a dipingere fra le soste delle sue fatiche nel 1952. La sua predisposizione naturale lo avvicinarono al grande pittore macchiaiolo Eduardo Gordigiani durante i soggiorni a Popolano del maestro toscano. Ma la vera esplosione fantastica di Galeotti lo porta ad allontanarsi ben presto come sostiene, Anatole Jakovsky, dal lato aneddotico delle cose rappresentate, a tal punto che la forma e gli elementi che popolano le sue tavole acquistano una vita pressoché indipendente. Tali sono ad esempio i girasoli, le faraone e gli uccelli che finiscono per vivere un mondo fantastico abitato dalla poesia. Quando Firenze, a Palazzo Vecchio, allestisce la grande rassegna europea sui primitivi del XX secolo, da Rousseau il Doganiere a Ligabue, Galeotti viene scelto per rappresentare la Toscana e l’Italia. Cataloghi, giornali riviste d’interesse nazionale ed internazionale hanno parlato di lui e pubblicato riproduzioni delle sue opere con le caratteristiche faraone ed i girasoli. Le opere di Galeotti si trovano in raccolte pubbliche e private europee e americane tra le quali: Museo Nazionale dei naif italiani di Luzzara (Reggio Emilia) Collezione della Baronessa Rockfeller (trenta dipinti distribuiti oggi nei Musei degli Stati Uniti)- Coll. Zavattini-Raggianti-Bargellini-Mazzacurati-Ferrante-Viotti-Nevio Iori-Galleria d’Arte Moderna di Firenze, Museum of Modern Art di New York- Colchester Gallery di Greenwich. L’Associazione ha realizzato di concerto con l’Amministrazione Comunale di Marradi un progetto che prevede una esposizione permanente delle sue opere nel centro Dino Campana.

Enrico Gurioli nominato Console onorario di Malta per L’Emilia-Romagna.

Enrico Gurioli

domenica 21 novembre

Il 29 ottobre scorso il Ministro degli Affari Esteri di Malta, dopo avere ottenuto il consenso dal Governo Italiano, ha inviato a Enrico Gurioli le credenziali diplomatiche, invitandolo a rappresentare i diritti e gli interessi di Malta e dei soggetti maltesi in tutta l’Emilia Romagna. Gurioli è molto conosciuto a Malta per avere organizzato nell’ottobre del 2007  per il Governo Maltese e Italiano  il VII° Convegno di Areamedinit – Archeologia Industriale del Mare – dal tema “L’uomo e il suo porto”. I lavori del convegno sono serviti per dare una  chiave interpretativa  per quelle che potrebbero essere le future soluzioni progettuali dello storico Grand Harbour di Malta presentate accanto a quelle del moderno porto di Ravenna attraverso le esperienze di studio maturate presso le Università di Malta e il Politecnico di Milano . In altri termini, il Convegno di Malta è servito a creare un sentire comune su un tema, quello dell’Archeologia Industriale del Mare in Mediterraneo, che sta facendosi largo nella coscienza di coloro che hanno a cuore la vita e la storia della navigazione degli ultimi due secoli.  Il convegno di Malta ha dimostrato che occorre soprattutto convincere “gli uomini di terra e di governo” che la storia non si fermava, ne si era mai fermata, al di là delle banchine di un porto.