mercoledì 6 aprile
Troppi errori, troppa confusione, troppe contraddizioni sulle date, versioni e ricordi contrastanti e fantasie dilatate, ci hanno indotto a ricostruire puntigliosamente, attingendo a documenti ufficiali incrociati con lettere mai pubblicate dei due ufficiali americani superstiti, il copilota Leslie J. Paul e Chester Friedrick Kingsman, indirizzate a Domenico Vanni, gli avvenimenti.
I fatti vanno inquadrati ed hanno scaturigine dalla battaglia aerea di martedì 25 aprile 1944, la fortezza volante è il B-24 H numero 42-29272 del 15° AIR FORCE 450^ BRG 721 BS Squadrone Bombardieri decollato da Manduria (Taranto) in missione verso Varese con l’obiettivo di bombardare la fabbrica di aerei Macchi. “Quel giorno c’erano nuvole, piuttosto basse attorno alla zona, ma i ragazzi decollarono.” Le condizione del tempo ruppero la Formazione. come raccontano i cinque sopravvissuti e come si legge nella scheda-rapporto n.4631 del Quartier Generale Air-Force di Whasington. Il bombardiere con undici uomini di equipaggio a bordo, pilotato dal primo tenente Abner Harwy decolla alle 11,20. Nei pressi di Marradi-Crespino alle ore 12,55 furono attaccati da caccia tedeschi Messerschmitt (ME) Il mitragliere fu ucciso immediatamente sganciò il carico di bombe. I nemici continuarono il loro attacco ed il motore dell’aereo si incendiò. Il pilota ordinò di lanciarsi. Kimgsman e quattro altri membri dell’equipaggio si paracadutarono e subito l’aereo esplose sull’area di Marradi. Kingsman atterrò sulle braccia ferendosi alla coscia e rompendosi due costole. Nell’area di Marradi viene rintracciato da Domenico Vanni che lo ricongiunge con due membri del suo equipaggio sergente Shergold e tenente Paul. Tutti nascosti da una famiglia italiana in quest’area fino a quando non guarisce; ed il 25 maggio 1944 ancora in uniforme si diresse verso il fronte, l’italiano: (Vanni) era stato preso dai fascisti SS il 25 maggio e portato nel campo di Modena (Fossoli) Gli americani Viaggiarono per due settimane cercando cibo presso i civili e raggiunsero l’area del Falterona. Quest’area era piena di tedeschi e fascisti e carabinieri italiani. Dei contadini li avvisarono di non oltrepassare le linee tedesche mentre i tedeschi stavano controllando i carabinieri italiani che cercavano di scappare. Dopo aver rasentato il pericolo di essere intercettati dai tedeschi tutti e tre ritornarono a Marradi presso la famiglia che conoscevano nella speranza di contattare i partigiani italiani (fine giugno 1944) I partigiani furono contattati ma l’aiuto a Kingsman procurò problemi, così che egli rimase con la famiglia italiana mentre gli altri due compagni andarono con i partigiani nei monti circostanti. Ai primi di luglio del 1944 Kingsman raggiunse gli uomini della banda Corbella (Corbari) per addestrarli. Dopo una scontro con truppe tedesche durata tre giorni durante la quale la banda Corbari perse metà degli equipaggiamenti lanciati scomparvero nelle montagne. Kingsman ritornò lievemente ferito a Marradi dove visse nei dintorni e nel centro fino a quando fu catturato dai tedeschi il 5 agosto del 1944 a Biforco. Kingsman dette ai tedeschi il suo nome e soltanto il numero di matricola fu ben trattato e non interrogato. Il 6 agosto Kingsman fuggì mentre la guardia stava dormendo arrotolato nella sua coperta. Egli tornò presso la famiglia di contadini ma trovò molte pattuglie tedesche. Il 18 settembre 1944 a Biforco, i tedeschi bussano alla porta e chiedono informazioni su Crespino. Gli inglesi bombardano ed una pattuglia di indiani gurka liberano Biforco il 23 settembre e aggregano Kingsman nel 7 ° Indian IFY Bdr. Kingsman fu interrogato a lungo e fornì molte informazioni utili riguardo alle posizioni dei tedeschi, prima di essere rimandato a Bari.
“…Mario Mancorti Valdimora 23 Cardeto, fornì cibo e alloggio per due ufficiali ed un sergente, un ufficiale un mese, un ufficiale ed un sergente due mesi. Quattro mesi in tutto. Dal primo maggio 1944 al 23 settembre del 1944 . Sfamò curò e ricoverò Kingsman lo avvisò e lo nascose ogni qualvolta i tedeschi erano nell’area. La moglie medicò Kingsman. Un uomo molto povero ha fatto tutto quello che poteva anche a rischio della propria vita. Gino Lippi (padrone) Villa Valdimora fornì il cibo a Mario senza chiedergli soldi Agosto Settembre 1944 Leonia la nipote di Mancorti fornì a Kingsman i vestiti del marito e procurò 8 lire maggio settembre 1944 Durante l’ultima settimana di giugno aerei inglesi lanciarono i Kit ai partigiani Banda Corbella (Corbari) nell’area di Campigno Monte Lavane. Tutti i kit giunsero nelle mani dei partigiani e comprendevano 40 quintali di pistole 50 calibro Mg, granate, bombe, esplosivo, mine anti carro Nello stesso giorno i kit furono lanciati anche sulla Faggiola per la brigata Garibaldi . Quaranta kit paracadutati con pistole, esplosivi, divise da battaglia, cibo arrivarono in mano ai partigiani. Questo materiale in parte fu nascosto e così andò perduto e consentì una battaglia di soli tre o quattro giorni…”
primo luogotenente 1st Lt. Chester F. Kingsman 0-738930 Professore di scuola superiore allenatore.
Il copilota Leslie Paul segnalò un danno, Kingsman liberò il navigatore Ray Barthelmy e si lanciò dopo di lui. L’aereo precipitò e si fracassò a sud di Lozzole, presso il podere di Pian delle Fagge a 725 metri sul livello del mare, di proprietà di Arturo Scalini di Marradi, proprio nell’area antistante il capanno di caccia (N 44° 03,143′ E11°. 31.561′). L’equipaggio del bombardiere era composto dal pilota 1 st Lt. Abner D. Hervey, copilota 1 st Lt. Leslie J. Paul, puntatore Ist Lt. Chester F. Kingsman, navigatore Ist Lt. Raymond E. Barthelmy, motorista S/Sgt. Charles T. Wernett, marconista S/Sgt. Benjamin A. Stock e dai mitraglieri Franck R. Collinge,John O. Brown, William W.J. Shergold. Stephen Malarik e Tilman J. Thompson. Giunti all’altezza di Marradi, il copilota Paul diede ordine di lancio immediato: complessivamente cinque paracadute si aprirono nel cielo, gli unici superstiti furono Leslie, Kingsman, Barthelmy, Shergold e Thompson. Nella caccia all’uomo che ne seguì, (ne relaziona il comandante della 6^ Brigata d’Assalto “L.Lavacchini” Donatello Donatini Presidente del CTLN di Borgo San Lorenzo che in un documento del 10 settembre 1945 scrive che “ il Vanni ha partecipato all’azione del 25 aprile 1944 in località Pian delle Fagge in Comune di Palazzuolo di Romagna, azione che portò alla liberazione di un gruppo di aviatori americani caduti col proprio apparecchio in detta località. In detta azione furono uccisi due militi fascisti, uno ferito e gli altri disarmati. Il Vanni arrestato dalle SS il 25 maggio venne sottoposto a sevizie onde rivelasse la località ove accampavano i partigiani ed il nome dei componenti del CLN di Borgo San Lorenzo. Egli manteneva un contegno ed una fermezza esemplari riuscendo così a frustrare tutti i tentativi dei nazisti. Internato poco dopo in Germania nel campo di Mathausen rientrava in Italia dopo 10 mesi di prigionia) fu catturato solamente il navigatore Raymond Barthelmy n.674105 che fu internato nel campo Stalag Luft in Germania dal quale fu liberato e ritornò negli Stati Uniti come racconta Chester Kingsman nella lettera a Domenico Vanni del 12 febbraio 1946;: “..Raymond mi ha scritto una lettera anche lui sta bene ed è congedato. E’ stato prigioniero in Germania ..”.
I corpi dei sei deceduti ( 1st Lt. Abner D. Hervey 0-749239; S/Sgt Charles T. Wernett n.13027447; T/Sgt Benjamin A. Stock 32378224; S/Sgt Frank R. Collings n. 32626578; S/Sgt John O. Brown n.37437311; S/Sgt Stephen (NMI) Malarik n.12203110) furono recuperati e seppelliti nel cimitero di Lozzole (Chiesa Scuola) da Arturo Scalini e Carlo Zacchini. I resti di cinque di loro furono poi traslati negli Stati Uniti. al Zachary Taylor National Cemetery, nel Kentuky.
Leslie Paul riferisce: ”…cinque uomini si lanciarono con successo io riportai una distorsione alla caviglia cercai di raggiungere delle caverne dove mi nascosi per circa cinque ore prima di essere trovato e portato a ricongiungermi con i miei commilitoni. I Partigiani ci portarono alla vicina caverna fino a notte fonda in seguito fummo sfamati e portati in una cantina dove passammo la notte. La mattina dopo i due ufficiale furono portati in una un’altra grotta. Dal 25 aprile fino al 25 maggio gli uomini si mossero da un nascondiglio all’altro nella stessa zona. Verso la fine di maggio Marradi fu occupata dai tedeschi ed i due ufficiali ed il sergente partirono dirigendosi verso sud nell’intento di oltrepassare le linee Trovarono i tedeschi che stavano lavorando alla linea gotica. Così tornarono a Marradi che era stata liberata dai tedeschi. Paul contattò i partigiani tramite dei contadini e si nascose in una casa abbandonata per 10 giorni sfamato dai contadini a quell’epoca ci furono bombardamenti ed i cittadini furono costretti a sfollare. Nello sforzo di andar via dalla Regione l’uomo raggiunse i partigiani combattendo con loro. La banda dei partigiani fu sparpagliata dall’attacco dei tedeschi partì per il fronte con un componente della banda partigiana. La sparpagliata banda si ricongiunge con la brigata uniti combatterono a Firenzuola contro i tedeschi da là si diressero a Casola Valsenio e verso l’area di Brisighella. Furono obbligati a muoversi verso sud per molti giorni ma alla fine tornarono nella regione. Quando i partigiani ritornarono a Firenzuola Paul riuscì ad oltrepassare le linee con l’espediente di attendere in una cantina l’avanzata delle forze britanniche.
Paul riferisce che “i partigiani erano ben forniti dagli alleati riferisce inoltre che c’era una considerevole numero di russi e pochi americani ed inglesi che combattevano dalla parte dei partigiani.”
Paul Leslie J. Primo ltd matricola 0 747512 nato il 19 giugno 1917 Hollywood California Camionista 11 missioni all’attivo
Il Sergente Shergold William.J riferisce
“Persone che mi hanno aiutato Mengone ex amministratore di Marradi amico di Paul fu preso prigioniero dai tedeschi e consegnato ai fascisti ed ora è di nuovo coi partigiani. Gino Lippi capitalista di Marradi che aiutò alcuni come meglio poteva”
Sergente Shergold William.J 9 febbraio 1915 Canadese matricola 12005895
Lettera del 12 febbraio 1946
Mio Caro Domenico Vanni,
..io so che tu hai sofferto molto in mano ai nazisti ma il tuo eroico coraggio il tuo fermo credo nei diritti e nel bene comune insieme alla tua resistenza ti hanno aiutato a vincere la battaglia. Tu ed i tuoi eroici compatrioti che salvarono me e gli altri amici americani non sarete mai ripagati appieno. Avete salvato le nostre vite e ci avete protetto dal nemico e dalla cattura. Ricorderò sempre l’aiuto che tu e la tua gente ci avete dato in disprezzo delle vostre vite. Noi quattro siamo riusciti a tornare salvi in Patria. Tutti noi quattro siamo stati capaci di tornare sani e salvi dai nostri americani che pensavano fossimo morti. Ho visto Paul recentemente sta bene ed è di nuovo civile. Abbiamo parlato delle nostre esperienze in Italia. Raymond mi ha scritto una lettera anche lui sta bene ed è congedato. E’ stato prigioniero in Germania. Guglielmo anche è a casa e sta bene. Si è operato al piede e sta meglio ora. Anche Raymond che ci ha raggiunti da Mancorti dopo che sei stato portato via, è a casa. Quindi tutti noi quattro, o piuttosto cinque, siamo rientrati. Sono stato piuttosto malato dopo il mio ritorno in America ma ora sto bene. Sono ancora nell’arma ma finirò entro la fine di questo anno. Dal mio ritorno dagli USA sono stato molto occupato nel lavoro militare. Mi spiace non averti scritto prima. Ho molta voglia di rimanere in contatto con te e i tuoi amici italiani e aiutare là dove posso. Per favore sii libero di chiedermi tutto l’aiuto che vuoi. Io e i miei amici aiutati a scappare dal nemico stiamo organizzando un club con il fine di aiutare le persone che ci hanno aiutato durante la guerra. Prenderà molto tempo ma alla fine riusciremo a ripagare il debito ai buoni patrioti, a te e agli altri amici vi farò sapere le notizie del club più in là. Posso parlare ancora poco italiano ma lo sto scordando poiché qui non lo parlo molto. Mengone, vorrei l’esatta posizione di dove sono sepolti i corpi dei miei altri compagni americani, i numeri dei corpi e tutte le informazioni che puoi avere per dare notizie alle famiglie. Grazie ancora per quello che avete fatto per me e dimmi se posso esserti di aiuto. Spero tu stia bene e abbia una vita felice e calma.
Vorrei conoscere l’esatto luogo dove i corpi dei miei amici sono sepolti (1st Lt. Abner D. Hervey matr.0-749239, S/Sgt Charles T. Wernett matr.13027447, T/Sgt Benjamin A. Stock matr. 32378224, S/Sgt Frank R. Collings matr. 32626578, S/Sgt John O. Brown matr. 37437311, S/Sgt Stephen (NMI) Malarik matr. 12203110
E conclude “..dai i miei migliori auguri ai miei cari amici Mario, (Mancorti Mario 27 gennaio 1883), Maria ( Coiro Maria moglie di Mario dal 19 ottobre del 1907),Leonia (Leonia Ferrini 5 novembre 1914, nipote di Mario figlia della di lui sorella Maria sposata con Idillio Ciaranfi il 24 giugno 1939 morta il 5 dicembre 1949), Lippi (Lippi Gino nato a Bibbiena il 12 luglio del 1910 a Marradi dal 26 agosto 1942 al 1956 agente di beni Cardeto Villa di Valdimora 23), Scalini (Scalini Arturo Marradi il 24 giugno 1885-15 giugno 1960 agricoltore in proprio, proprietario di Pian delle Fagge) , Lorenzo (Mancorti) e gli altri.”Cordiali saluti e buona fortuna Tuo amico per sempre
Capitano Chester Kingsman
25 marzo 1946
“Caro Mengone …Questo per certificare che il sottoscrtitto LESLIE J PAUL dell’aviazione militare Americana ha ricevuto aiuto e rifugio da Domenico Vanni, la sua famiglia e i suoi amici da aprile fino al 28 maggio 1944, durante questo frangente ero considerato disperso. Il signor Vanni fu fatto prigioniero e torturato perché non volle dire dove io ed i miei ragazzi eravamo nascosti. Il signor Vanni era conosciuto come Mengone.” Queste persone sono oneste e sincere e mi hanno dato la migliore considerazione e miglior trattamento possibile. Il mio sentimento è quello che debbano ricevere qualsiasi tipo di aiuto o lavoro possibile…”
Testo della motivazione dell’onorificenza conferita a Domenico Vanni
Questo certificato è rilasciato per i meriti di Vanni Domenico come onorificenza per l’apprezzamento e la gratitudine per l’aiuto dato ai soldati e marinai degli Stati Uniti per impedire che fossero catturati dai nemici
Il Generale Comandante in capo delle Forze Armate degli Stati Uniti nel Teatro delle Operazioni del Mediterraneo Ltd. Gen. Joseph Taggart McNarney
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Le celebrazioni dell’unità d’Italia a Marradi.
Fate sventolare il Tricolore dai balconi e dalle finestre ed esponetelo anche nelle vetrine dei negozi. E’ l’invito che rivolge ai propri cittadini il sindaco di Marradi Paolo Bassetti per festeggiare giovedì prossimo, 17 marzo, il 150° anniversario dell’Unità d’Italia colorando di bianco, rosso e verde tutto il paese dell’Alto Mugello.
I festeggiamenti prenderanno avvio già dalla mattina: alle 9,45, da piazza Scalelle il corteo guidato dal sindaco Bassetti raggiungerà il Monumento dei Caduti-piazzale Trento e Trieste dove si svolgerà la cerimonia dell’alzabandiera con la deposizione di una corona d’alloro, mentre alle 10,30 al Teatro degli Animosi (sala Mokambo) verrà inaugurata la mostra dei “Gonfaloni e documenti del periodo Pre-Unitario” (è stato realizzato anche un opuscolo).
Sempre al Teatro degli Animosi, alle 16,30 si terrà il convegno “L’Unità d’Italia a Marradi 1861-2011” che prevede, dopo il saluto del sindaco, gli interventi della professoressa Cecilia Filippini, “Gli stemmi e i Gonfaloni del Comune di Marradi dal Risorgimento ad oggi”, e del professor Silvano Salvadori, “Italia ti amo con smisurato dolore…” (inno patriottico di Dino Campana). Nell’occasione l’Amministrazione comunale conferirà l’attestato di riconoscimento “Gruppi di musica popolare e amatoriale di interesse comunale” alla Banda di Popolano, al Gruppo folkloristico “I Maggiaioli di Povlò” e al Coro degli Animosi, che concluderanno con un’esibizione la giornata di festa.
Italiani che hanno fatto l’Italia: il marradese Celestino Bianchi.
Ricordare il 150° dell’Unità d’Italia mi riporta immediatamente a quel 1961 a Marradi quando a tutti noi, studenti della Scuola Media, l’assessore alla pubblica istruzione, della Giunta Bellini, Renato Ridolfi, mio padre, consegnò il libro che conservo ancora: “i Grandi fatti che portarono all’Unità”. Le cronache ci ricordano che quell’anno a Marradi: il 18 gennaio moriva nella sua villa di Popolano il pittore Eduardo Gordigiani; il 20 marzo Giovanni Talenti vinceva il circuito di Borgo San Lorenzo per dilettanti; il 23 aprile il Consiglio Comunale approvava, all’unanimità, il progetto per il mercato coperto; il 3 maggio il ciclista Vittorio Chiarini vinceva a Villa Sesta, a settembre sarà già professionista; il 28 giugno moriva a Torino Anacleto Francini che veniva tumulato a Marradi; nell’estate la squadra marradese di calcio, la polisportiva, coglieva lusinghieri successi vincendo dieci incontri su dodici con un pareggio ed una sola sconfitta. La classifica dei cannonieri era la seguente: Eligio Montuschi (Ligino) 20 reti, Roby Baschetti 14, Pierino Razzi e Paolo Rossi (Paolina) 4; il 10 settembre il senatore Aldo Spallicci commemorava il centenario dell’Unità d’Italia. La Marradi del 2011, quella del 150° dell’Unità, a febbraio ha assistito, con tristezza, alla morte del grande allievo di Gordigiani Francesco Galeotti; ha appena ricordato l’8 marzo, con una significativa iniziativa dal titolo “Donne impegnate nell’Amministrazione del Comune di Marradi dal 1946″ e si prepara a ricordare solennemente l’Unità d’Italia, dopo avere ricordato, in occasione della Festa della Toscana del 2010, la figura di quel grande protagonista marradese dell’Unità d’Italia che fu Celestino Bianchi che nel 1861 era Segretario Generale del Ministero dell’Interno del Governo di Bettino Ricasoli. Marradi Free News partecipa alle celebrazioni riproponendo un breve profilo di Celestino Bianchi, già contenuto nel sito dell’Associazione Culturale “Il Maestro di Marradi. A Celestino Bianchi intelligenza che ha unito in sé i fermenti romagnoli e la lucidità toscana, l’Amministrazione Comunale dedicò una lapide il 3 dicembre del 1988. Celestino Bianchi era nato a Marradi il 10 luglio 1817 da Giuseppe Bianchi, scrivano e Susanna Ciliegioli. Compiuti i primi studi a Marradi a sedici anni si trasferirà a Firenze per proseguire gli studi presso gli scolopi, sotto la guida di padre Giovanni Inghirami. Il suo primo impiego fu quello di insegnante di storia e geografia presso l’Istituto femminile della SS. Annunziata di Firenze. Negli anni 1847-49 cominciò ad impegnarsi come giornalista politico. Collaboratore dal giugno 1847 del giornale “La Patria”, che appoggiava il gruppo moderato ricasoliano, ne diventò presto segretario di redazione e poi responsabile. Il primo dicembre 1848 fondò un proprio giornale, “Il Nazionale”, cui egli impresse un indirizzo filo-piemontese che appoggiava il triunvirato rivoluzionario di Giuseppe Montanelli, Giuseppe Mazzoni e Francesco Domenico Guerrazzi opponendosi però al progetto di unione con la Repubblica Romana diretta da Giuseppe Mazzini. Collaborò a titolo gratuito all’ l’«Imparziale fiorentino», giornale di beneficenza, i cui proventi erano destinati «a benefizio degli indigenti». Nel 1850, in seguito al ritorno del Granduca, il giornale venne soppresso e il Bianchi fu rimosso anche dal suo incarico di insegnante. Si diede allora ad organizzare con il fratello Beniamino una tipografia in Piazza Santa Croce trasferita poi in via Faenza al numero 66 dal 30 aprile 1860 che si denominò Barbèra, Bianchi e comp.. Ma Beniamino ebbe problemi di salute e Celestino non era molto adatto a correggere bozze e si recava nella stamperia solo ogni tre o quattro mesi così ma l’impresa finanziata da F. A. Gualterio non ebbe grande successo e venne presto rilevata da Gaspero Barbèra (Bianchi… ha il nome nella ragione commerciale per un riguardo che io e il M.se Gualterio abbiamo voluto usare alla sua famiglia allora numerosa, caduta in istrettezze quando il Governo toscano tolse a Celestino il posto di Maestro di Scuola nell’Istituto della SS.Annunziata ) La sua passione per il giornalismo politico trovò di nuovo modo di esprimersi con la collaborazione a giornali letterari del tempo come “Il Genio” (1852-54) e la “Polimazia di famiglia” (1853-55). Egli potè inoltre fondare di nuovo un proprio giornale, “Lo Spettatore”, che, divenuto presto uno fra i migliori giornali letterari della Toscana, diresse fino al 1858. Legato ai moderati filo-piemontesi, il Bianchi promuoveva tuttavia una linea politica che salvaguardasse l’autonomia della Toscana. Costituitosi nel 1859 in Toscana, in seguito alla fuga del granduca, un governo provvisorio sotto la guida del Ricasoli, il Bianchi ne fu nominato segretario. La notte del 26 aprile in casa del fornaio Dolfi si radunarono i capi del gruppo liberale nazionale e dei radicali alcuni del circolo Ricasoli e non pochi ufficiali dell’esercito, i quali stabilirono per il giorno dopo una grande dimostrazione; ne diedero avviso a tutte le città toscane, scelsero i nomi per la giunta provvisoria di governo (Ubaldino Peruzzi, Ermolao Rubieri, Ferdinando Zannetti, Vincenzo Malenchini e Bettino Ricasoli, che rifiutò dovendo recarsi dal Cavour, e fecero stendere da Celestino Bianchi il seguente manifesto: “Toscani ! L’ora è suonata: la guerra dell’Indipendenza d’Italia già si combatte. Voi siete italiani; non potete mancare a queste battaglie; e italiani siete anche voi, prodi soldati dell’Esercito Toscano; e vi aspetta l’esercito italiano sui campi di Lombardia. Gli ostacoli che impediscono l’adempimento dei vostri doveri verso la Patria devono essere eliminati: siate con noi e questi ostacoli spariranno come la nebbia. Fratellanza della Milizia con il popolo. Viva l’Italia, Guerra all’Austria ! Viva Vittorio Emanuele Generale in capo dell’Armata Italiana.
Celestino Bianchi prima deputato all’Assemblea dei Rappresentanti della Toscana, ed in seguito fu eletto deputato alla Camera dal 1860 al 1880 per sette legislature. Ricoprì la carica di Segretario generale del Ministero dell’Interno durante i due ministeri Ricasoli del 1860-61 e 1866-67. Collaboratore de “La Nazione” dal 1860, a partire dal 1871 ne divenne direttore fino al 1885 anno della sua morte. Quando divenne direttore de “La Nazione” aveva i capelli ed i baffi bianchi ed un pizzo tipicamente risorgimentale e portava dei piccoli occhiali sopra il naso. Agli anni della direzione di Bianchi risale il primato de ”La Nazione” a Firenze che vantava fra i suoi collaboratori De Amicis, Collodi e successivamente Yorick suo amico da quando Bianchi, era direttore dello Spettatore: “Ero giovane – scriverà YoricK – ero un po’ bollente di spiriti liberali, ero un po’ mordace nello scrivere e più d’una volta, ai tempi del granduca, ho compromesso i giornali ai quali davo la mia prosa. Ma ero a buona scuola, e imparai presto a saper dire tutto quello che volevo senza compromettere nessuno”. Fu l’ideatore di rubriche di successo, come quella della moda femminile. Bianchi politico della destra scoprì un nuovo tipo di lettore: la donna e. nei giorni del referendum per l’annessione al Piemonte, La Nazione ospitò un dibattito sul voto alle donne. Al Bianchi che studiò e lavorò sugli scritti di Giambattista Vico, si devono anche alcune opere storiche come la “La geografia politica dell’Italia” (1843), La Compagnia della Misericordia di Firenze Cenni storici (1855); “Federico Confalonieri e i carbonari del 21”(1863), Manuale di Storia Moderna (1454-1866) (1869).”Storia della questione romana”, (1870) e i volumi a carattere patriottico su “Ciro Menotti”, su “Venezia e i suoi difensori” (1863) e “I martiri d’Aspromonte” (1871). Tutta la sua opera fu protesa verso l’unificazione dell’Italia sotto la Casa Savoia. In particolare un suo opuscolo “Toscana e Austria” (1858) ebbe un’importanza decisiva contro il Governo granducale. Il giornalismo rimase sempre il suo amore sia negli anni più combattivi del 1848 e 1859 sia nel periodo dell’unità d’Italia quando si schierò con la destra. Anche il grande marradese Angelo Fabroni aveva saputo equilibrare spirito innovativo e conservazione dei valori tradizionali. Celestino Bianchi a Firenze fu protagonista di molte battaglie la più famosa quella per ottenere dal Governo Nazionale una “legge speciale” per la città poiché il Comune era alla bancarotta per le molte spese sostenute negli anni di Firenze capitale.
Rodolfo Ridolfi- direttore responsabile-
Marradi piange la scomparsa di Francesco Galeotti uno dei grandi pittori primitivi del XX secolo.
mercoledì 23 febbraio
E’ con Profondo ed immenso dolore che piangiamo la scomparsa del grande pittore Francesco Galeotti. Galeotti è nato il 25 maggio 1920 a S.Adriano di Marradi (Firenze)dove è morto martedì 22 febbraio scorso. L’Associazione “Il Maestro di Marradi” aveva istituito fin dal 2008 una personale sezione amici di Francesco Galeotti che ha realizzato in occasione del suo novantesimo compleanno il libro “Francesco Galeotti: novant’anni di vita a colori” monografia presentata sabato 19 giugno 2010 nel Teatro degli Animosi di Marradi, curata da Rodolfo Ridolfi, dove, alla presenza del Maestro Francesco Galeotti e della premurosa moglie Maria intervennero Paolo Bassetti Sindaco di Marradi, Cecilia Filippini, Mirna Gentilini e Rodolfo Ridolfi. Se il “Maestro di Marradi”, ha colorato di porpore e di ori il nostro artistico passato, Francesco Galeotti occupa con grandi meriti un posto di rilievo per le sue meravigliose tele ricche di inconfondibili colori. Contadino, ha iniziato a dipingere fra le soste delle sue fatiche nel 1952. La sua predisposizione naturale lo avvicinarono al grande pittore macchiaiolo Eduardo Gordigiani durante i soggiorni a Popolano del maestro toscano. Ma la vera esplosione fantastica di Galeotti lo porta ad allontanarsi ben presto come sostiene, Anatole Jakovsky, dal lato aneddotico delle cose rappresentate, a tal punto che la forma e gli elementi che popolano le sue tavole acquistano una vita pressoché indipendente. Tali sono ad esempio i girasoli, le faraone e gli uccelli che finiscono per vivere un mondo fantastico abitato dalla poesia. Quando Firenze, a Palazzo Vecchio, allestisce la grande rassegna europea sui primitivi del XX secolo, da Rousseau il Doganiere a Ligabue, Galeotti viene scelto per rappresentare la Toscana e l’Italia. Cataloghi, giornali riviste d’interesse nazionale ed internazionale hanno parlato di lui e pubblicato riproduzioni delle sue opere con le caratteristiche faraone ed i girasoli. Le opere di Galeotti si trovano in raccolte pubbliche e private europee e americane tra le quali: Museo Nazionale dei naif italiani di Luzzara (Reggio Emilia) Collezione della Baronessa Rockfeller (trenta dipinti distribuiti oggi nei Musei degli Stati Uniti)- Coll. Zavattini-Raggianti-Bargellini-Mazzacurati-Ferrante-Viotti-Nevio Iori-Galleria d’Arte Moderna di Firenze, Museum of Modern Art di New York- Colchester Gallery di Greenwich. L’Associazione ha realizzato di concerto con l’Amministrazione Comunale di Marradi un progetto che prevede una esposizione permanente delle sue opere nel centro Dino Campana.