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Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere” (Oriana Fallaci).

venerdì 9 settembre
A dieci anni dall’attacco terroristico alle Twin Towers celebrazioni e foto sui giornali, un’orgia di commemorazioni troppo spesso utilizzate, in passato, per attaccare gli Usa e assolvere i terroristi islamici. Noi preferiamo tenere viva “la rabbia e l’orgoglio”. La rabbia per quelle fiamme che hanno cancellato migliaia di vite innocenti e l’orgoglio per New York, con i suoi improvvisi squarci d’azzurro sul fondo delle sue strade, perché New York siamo noi. Quei morti -sono parenti nostri identificati come crociati, solo perché accettavano la vita occidentale di questa città.
Ho avuto il privilegio di conoscere Oriana Fallaci, toscana purosangue, con la sua forte personalità e i suoi modi spicci, nel corso di una campagna elettorale a Firenze alla fine degli anni ’70 quando fu candidata al Senato della Repubblica nel collegio di Greve in Chianti, per il PSI e conservo gelosamente una lettera che mi inviò, quando ero Sindaco di Marradi, lettera che accompagnava una copia del suo libro “Insciallah” – 1990, superpremio Bancarella con la preghiera che Oriana mi rivolgeva di ringraziare mio padre che a New York l’aveva aiutata a scrivere correttamente le parti in dialetto di Nicola, romagnolo di Ravenna, il figlio dell’edicolante vicino Galla Placidia. Se ne è andata cinque anni fa mentre i nostri soldati arrivavano di nuovo in Libano come nel 1983, ci ha lasciati mentre era in atto una nuova assurda offensiva degli Islamici contro Benedetto XVI e cioè contro il cristianesimo.
A cinque anni di distanza ci manca sempre più la sua rabbia ed il suo orgoglio, ci manca Oriana che non le manda a dire ma esprime chiaramente la sua opinione politicamente non corretta” da “antifascista” ma non pacifinta che disprezza quanti nel nome “ormai sputtanato” della pace manifestano a senso unico ed usano la violenza per condannare la violenza, che profittano della democrazia per scatenare l’eversione.
Oriana ci manca nel momento in cui “II relativismo rinnega costumi millenari della nostra storia. Si sviliscono così i valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia. Si predica uguale valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola l’integrazione degli immigrati”. Come ha detto Benedetto XVI, “l’Occidente non ama più se stesso”. Per superare questa crisi abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della nostra civiltà. Di fronte alle nuove minacce di Al Qaeda nonostante l’uccisione di Bin Laden, gran parte dell’occidente sembra aver perso ogni riferimento all’orgoglio di appartenere ad un mondo libero, molti dopo l’11 settembre del 2001 se la sono presa con Oriana Fallaci piuttosto che con i fondamentalisti. A cinque anni di distanza dalla sua scomparsa vogliamo rendere omaggio all’umanità complicata di Oriana, alla sua figura di donna, giornalista e scrittrice perchè ci sentiamo orfani.

Rodolfo Ridolfi

126° della nascita di Dino Campana.

Un momento della serata del 20 agosto
martedì 23 agosto
La ristampa del Quaderno . Novità editoriale del Centro Studi Campaniani
La manifestazione in omaggio a Campana che il Centro Studi Campaniani organizza a Marradi il 20 agosto, genetliaco del poeta, ha avuto quest’anno come tema quel complesso di componimenti poetici inediti che fanno parte di una raccolta denominata Quaderno.
L’occasione è stata data dalla proposta del prof. Silvano Salvadori di realizzare una pubblicazione autonoma del Quaderno con un’analisi interpretativa completa dei 43 componimenti che lo compongono.
L’iniziativa, decisamente nuova, è stata accolta favorevolmente dal Centro Studi che con la pubblicazione di questi scritti non solo ha inteso continuare la sua apprezzata attività editoriale, ma ha voluto dare agli studiosi, ai ricercatori, agli appassionati un ulteriore strumento di conoscenza della personalità e della poesia di Campana.
Nella sua introduzione alla ristampa degli inediti campaniani, la presidente del Centro Studi Mirna Gentilini ha sottolineato che, se la vicenda del manoscritto dei Canti Orfici fu avventurosa, non meno lo è stata quella del Quaderno.
Trovato infatti dal fratello Manlio in un baule della soffitta nella casa di Marradi e consegnato ad Enrico Falqui, che ne curò la pubblicazione nel 1942 con la riproduzione fotografica di alcune poesie, è incredibilmente sparito ed è a tutt’ oggi introvabile.
Secondo quanto scrive Falqui le poesie, di cui il Quaderno è pieno, dalla prima all’ultima pagina, tutte autografe, con correzioni e varianti eseguite in tempi diversi, “come lasciano supporre gli inchiostri di differenti colori”, furono ricopiate da Campana per propria memoria.
Sicuramente il Quaderno fu una fonte a cui il poeta attinse nel momento di scegliere e redigere in modo più consono alle sue esigenze alcune liriche che inserì nei Canti Orfici, mentre tutte le altre furono da lui trascurate .
Alcuni componimenti hanno avuto nel tempo una loro personale fortuna come Poesia facile o Tre giovani fiorentine camminano, ma la gran parte degli altri testi sono rimasti sconosciuti al largo pubblico o quanto meno dimenticati.
Eppure il Quaderno ci dà un quadro esauriente di Dino poeta, ci permette di fare il punto di ciò che Campana è stato prima dell’elaborazione dei Canti.
Da qui è partito il prof Salvadori, nella sua presentazione di un lavoro che lo ha impegnato per lungo tempo, permettendogli di cogliere aspetti nuovi e impensati della poetica campaniana .
Architetto, storico dell’Arte e dirigente scolastico collabora con il Centro Studi di cui è socio e da vari anni si dedica al poeta.
In occasione della manifestazione tenuta a Marradi per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ha analizzato e spiegato in modo nuovo e ricco di argomentazioni il Canto proletario italo francese , unico testo poetico dedicato all’Italia da Campana.
Questa iniziativa si è inserita nelle numerose e varie attività che sono state promosse dal Centro Studi durante l’anno e che la presidente ha elencato con soddisfazione affermando che l’interesse per Campana e la sua poesia rimane intenso e costante come dimostrano i molti articoli nella stampa quotidiana, le recenti pubblicazioni e le numerose visite alla sede dell’Associazione da parte di semplici turisti, di laureandi e di ricercatori, come lo studioso russo che ha soggiornato a Marradi per circa un mese e che si accinge a tradurre l’opera di Campana a Mosca.
Il programma della serata, che si è protratta sino a tarda ora, si è concluso con la lettura e il relativo commento di brani tratti da Quaderno, accompagnati da proiezioni e da musiche di scena eseguite da Elena Cortese al pianoforte, Stefano Bianchi al violino e Eugenio Pannocchi alla chitarra.
I testi scelti e interpretati magistralmente da Salvadori sono stati da lui spiegati puntualmente, rapportandoli alla cultura e al vissuto del poeta da cui spesso prendono vita.
Ciò che più ha colpito è stato il confronto con le opere pittoriche o scultoree di grandi artisti che Campana apprezzò e che stimolarono la sua fantasia.
Salvatori ha attualizzato ed amplificato ciò che i testi gli hanno suggerito, secondo quell’idea di Whitman, autore amato da Campana, per cui siamo noi lettori a dover completare e a volte spiegare ciò che il poeta intuisce e volutamente lascia ambiguo affinché ci esercitiamo non solo nell’ascolto ma nella riscoperta della parola. Quella parola che Campana, da perfetto musicista, seppe far suonare come uno strumento musicale e gli permise giustamente di scrivere : “ I miei versi sono meravigliosi: a qualcuno /Potrà sembrare tutta robetta da fiera/E’ una grande illusione, sono fatti/ Di tutto quello che vi piacerà.”

Mirna Gentilini

FACCIAMO LA FESTA ALLE STREGHE.

ARTICOLO DEL RESTO DEL CARLINO
Venerdì 19 Agosto
La vallata del fiume Lamone comincia a Faenza, in Romagna e si chiude in Toscana fra i monti di Marradi. Percorrere la valle del Lamone, lungo la Faentina disegnata dal corso del fiume, è un viaggio fuori dal razionale; investe il dubbio e la conoscenza. L’intera valle evoca misteriose presenze: stasera dalla pianura di Romagna e dai monti della Toscana si daranno appuntamento a Marradi migliaia di uomini con la mascherina e donne stregate. Si fa la festa alle streghe. Come si sa e come sostengono alcuni antropologi “le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle” Circolano strane leggende su spiriti maligni legate alle compagnie di ventura che nel 1300 transitavano nella valle passando per la pieve di Tho a Brisighella la cui storia è nel piccolo museo allestito all’interno dell’edificio. La Pieve merita una sosta: è a venti minuti da Faenza. Sono luoghi percorsi da spiriti liberi e complessi come Dino Campana definito scioccamente poeta maudit; tuttavia segnati da dicerie e persecuzioni alle streghe. L’ultimo processo a una strega in Italia è stato fatto nel cenobio della Badia Santa Reparata nella terra di Marradi, quando in Francia si respiravano già i lumi della ragione. Enrico Gurioli