Archivi categoria: Senza categoria

Italiani che hanno fatto l’Italia: il marradese Celestino Bianchi.

mercoledì 9 marzo

Ricordare il 150° dell’Unità d’Italia mi riporta immediatamente a quel 1961 a Marradi quando a tutti noi, studenti della Scuola Media,  l’assessore alla pubblica istruzione, della Giunta Bellini, Renato Ridolfi, mio padre, consegnò il libro che conservo ancora: “i Grandi fatti che portarono all’Unità”. Le cronache ci ricordano che quell’anno a Marradi: il 18 gennaio moriva nella sua villa di Popolano il pittore Eduardo Gordigiani; il 20 marzo Giovanni Talenti vinceva il circuito di Borgo San Lorenzo per dilettanti; il 23 aprile il Consiglio Comunale approvava, all’unanimità, il progetto per il mercato coperto; il 3 maggio il ciclista Vittorio Chiarini vinceva a Villa Sesta, a settembre sarà già  professionista; il 28 giugno moriva a Torino Anacleto Francini che veniva tumulato a Marradi; nell’estate la squadra marradese di calcio, la polisportiva, coglieva lusinghieri successi vincendo dieci incontri su dodici con un pareggio ed una sola sconfitta. La classifica dei cannonieri era la seguente: Eligio Montuschi (Ligino) 20 reti, Roby Baschetti 14, Pierino Razzi e Paolo Rossi (Paolina) 4; il 10 settembre il senatore Aldo Spallicci commemorava il centenario dell’Unità d’Italia. La Marradi del 2011, quella del 150° dell’Unità, a febbraio ha assistito, con tristezza, alla morte del grande allievo di Gordigiani Francesco Galeotti; ha appena ricordato l’8 marzo, con una significativa iniziativa dal titolo “Donne impegnate nell’Amministrazione del Comune di Marradi dal 1946″ e si prepara a ricordare solennemente l’Unità d’Italia, dopo avere ricordato, in occasione della Festa della Toscana del 2010, la figura di quel grande protagonista marradese dell’Unità  d’Italia che fu Celestino Bianchi che nel 1861 era Segretario Generale del Ministero dell’Interno del Governo di Bettino Ricasoli. Marradi Free News partecipa alle celebrazioni  riproponendo un breve profilo di Celestino Bianchi, già contenuto nel sito dell’Associazione Culturale “Il Maestro di Marradi. A Celestino Bianchi intelligenza che ha unito in sé i fermenti romagnoli e la lucidità toscana, l’Amministrazione Comunale dedicò una lapide il 3 dicembre del 1988. Celestino Bianchi era nato a Marradi il 10 luglio 1817 da Giuseppe Bianchi, scrivano e Susanna Ciliegioli. Compiuti i primi studi a Marradi a sedici anni si trasferirà a Firenze per proseguire gli studi presso gli scolopi, sotto la guida di padre Giovanni Inghirami. Il suo primo impiego fu quello di insegnante di storia e geografia presso l’Istituto femminile della SS. Annunziata di Firenze. Negli anni 1847-49 cominciò ad impegnarsi come giornalista politico. Collaboratore dal giugno 1847 del giornale “La Patria”, che appoggiava il gruppo moderato ricasoliano, ne diventò presto segretario di redazione e poi responsabile. Il primo dicembre 1848 fondò un proprio giornale, “Il Nazionale”, cui egli impresse un indirizzo filo-piemontese che appoggiava il triunvirato rivoluzionario di Giuseppe Montanelli, Giuseppe Mazzoni e Francesco Domenico Guerrazzi opponendosi però al progetto di unione con la Repubblica Romana diretta da Giuseppe Mazzini. Collaborò a titolo gratuito all’ l’«Imparziale fiorentino», giornale di beneficenza, i cui proventi erano destinati «a benefizio degli indigenti». Nel 1850, in seguito al ritorno del Granduca, il giornale venne soppresso e il Bianchi fu rimosso anche dal suo incarico di insegnante. Si diede allora ad organizzare con il fratello Beniamino una tipografia in Piazza Santa Croce trasferita poi in via Faenza al numero 66 dal 30 aprile 1860 che si denominò Barbèra, Bianchi e comp.. Ma Beniamino ebbe problemi di salute e Celestino non era molto adatto a correggere bozze e si recava nella stamperia solo ogni tre o quattro mesi così ma l’impresa finanziata da F. A. Gualterio non ebbe grande successo e venne presto rilevata da Gaspero Barbèra (Bianchi… ha il nome nella ragione commerciale per un riguardo che io e il M.se Gualterio abbiamo voluto usare alla sua famiglia allora numerosa, caduta in istrettezze quando il Governo toscano tolse a Celestino il posto di Maestro di Scuola nell’Istituto della SS.Annunziata ) La sua passione per il giornalismo politico trovò di nuovo modo di esprimersi con la collaborazione a giornali letterari del tempo come “Il Genio” (1852-54) e la “Polimazia di famiglia” (1853-55). Egli potè inoltre fondare di nuovo un proprio giornale, “Lo Spettatore”, che, divenuto presto uno fra i migliori giornali letterari della Toscana, diresse fino al 1858. Legato ai moderati filo-piemontesi, il Bianchi promuoveva tuttavia una linea politica che salvaguardasse l’autonomia della Toscana. Costituitosi nel 1859 in Toscana, in seguito alla fuga del granduca, un governo provvisorio sotto la guida del Ricasoli, il Bianchi ne fu nominato segretario. La notte del 26 aprile in casa del fornaio Dolfi si radunarono i capi del gruppo liberale nazionale e dei radicali alcuni del circolo Ricasoli e non pochi ufficiali dell’esercito, i quali stabilirono per il giorno dopo una grande dimostrazione; ne diedero avviso a tutte le città toscane, scelsero i nomi per la giunta provvisoria di governo (Ubaldino Peruzzi, Ermolao Rubieri, Ferdinando Zannetti, Vincenzo Malenchini e Bettino Ricasoli, che rifiutò dovendo recarsi dal Cavour, e fecero stendere da Celestino Bianchi il seguente manifesto: “Toscani ! L’ora è suonata: la guerra dell’Indipendenza d’Italia già si combatte. Voi siete italiani; non potete mancare a queste battaglie; e italiani siete anche voi, prodi soldati dell’Esercito Toscano; e vi aspetta l’esercito italiano sui campi di Lombardia. Gli ostacoli che impediscono l’adempimento dei vostri doveri verso la Patria devono essere eliminati: siate con noi e questi ostacoli spariranno come la nebbia. Fratellanza della Milizia con il popolo. Viva l’Italia, Guerra all’Austria ! Viva Vittorio Emanuele Generale in capo dell’Armata Italiana.
Celestino Bianchi prima deputato all’Assemblea dei Rappresentanti della Toscana, ed in seguito fu eletto deputato alla Camera dal 1860 al 1880 per sette legislature. Ricoprì la carica di Segretario generale del Ministero dell’Interno durante i due ministeri Ricasoli del 1860-61 e 1866-67. Collaboratore de “La Nazione” dal 1860, a partire dal 1871 ne divenne direttore fino al 1885 anno della sua morte. Quando divenne direttore de “La Nazione” aveva i capelli ed i baffi bianchi ed un pizzo tipicamente risorgimentale e portava dei piccoli occhiali sopra il naso. Agli anni della direzione di Bianchi risale il primato de ”La Nazione” a Firenze che vantava fra i suoi collaboratori De Amicis, Collodi e successivamente Yorick suo amico da quando Bianchi, era direttore dello Spettatore: “Ero giovane – scriverà YoricK – ero un po’ bollente di spiriti liberali, ero un po’ mordace nello scrivere e più d’una volta, ai tempi del granduca, ho compromesso i giornali ai quali davo la mia prosa. Ma ero a buona scuola, e imparai presto a saper dire tutto quello che volevo senza compromettere nessuno”. Fu l’ideatore di rubriche di successo, come quella della moda femminile. Bianchi politico della destra scoprì un nuovo tipo di lettore: la donna e. nei giorni del referendum per l’annessione al Piemonte, La Nazione ospitò un dibattito sul voto alle donne. Al Bianchi che studiò e lavorò sugli scritti di Giambattista Vico, si devono anche alcune opere storiche come la “La geografia politica dell’Italia” (1843), La Compagnia della Misericordia di Firenze Cenni storici (1855); “Federico Confalonieri e i carbonari del 21”(1863), Manuale di Storia Moderna (1454-1866) (1869).”Storia della questione romana”, (1870) e i volumi a carattere patriottico su “Ciro Menotti”, su “Venezia e i suoi difensori” (1863) e “I martiri d’Aspromonte” (1871). Tutta la sua opera fu protesa verso l’unificazione dell’Italia sotto la Casa Savoia. In particolare un suo opuscolo “Toscana e Austria” (1858) ebbe un’importanza decisiva contro il Governo granducale. Il giornalismo rimase sempre il suo amore sia negli anni più combattivi del 1848 e 1859 sia nel periodo dell’unità d’Italia quando si schierò con la destra. Anche il grande marradese Angelo Fabroni aveva saputo equilibrare spirito innovativo e conservazione dei valori tradizionali. Celestino Bianchi a Firenze fu protagonista di molte battaglie la più famosa quella per ottenere dal Governo Nazionale una “legge speciale” per la città poiché il Comune era alla bancarotta per le molte spese sostenute negli anni di Firenze capitale.

Rodolfo Ridolfi- direttore responsabile-

8 marzo 2011 “Donne impegnate nell’Amministrazione del Comune di Marradi dal 1946”

FESTA DELLA DONNA 2011
“Donne impegnate nell’Amministrazione del Comune di Marradi dal 1946”
MARTEDI’ 8 MARZO 2011 ORE 16.00
Sala Riunioni Istituto Comprensivo D.Campana, lato parcheggio

Introduce:
Giovanna Bandini – Assessore alla Cultura del Comune di Marradi
Saluto del Sindaco Paolo Bassetti Intervengono:
Loretta Lazzeri – Presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Firenze
Anna Lisa Nocentini – Assessore Innovazione Comune di Prato

Al termine dell’Assemblea il Sindaco Paolo Bassetti consegnerà un attestato alle donne che si sono impegnate negli organi elettivi del Comune di Marradi.

Primo Marzo“Strapoesia” in omaggio a Dino Campana.

L'assessore G.Bandini R.Ridolfi la presidente M.Gentilini
venerdì 4 marzo
Si è respirata aria di famiglia il primo marzo al Centro Studi Campaniani di Marradi per la serata dal titolo “Strapoesia, in omaggio a Dino Campana nel 79° anniversario della sua scomparsa.
Il prefisso “stra” con valore superlativo è stato posto davanti al sostantivo poesia con l’intento di dare all’evento un’importanza particolare, in quanto rivolto a tutti i marradesi che si dilettano nell’arte di Calliope.
Il presidente del Centro Studi Mirna Gentilini ha evidenziato nella sua introduzione come tutti abbiamo bisogno di poesia anche se non sempre riusciamo a tradurre in parole e quindi a rendere intellegibili le possibilità creatrici e suggestive delle nostre intuizioni e della nostra fantasia.
A pochi è concesso di diventare un grande poeta, ma rimane rilevante il fatto che molti sentano la inspiegabile necessità di scrivere poesia.
A Marradi sono tanti coloro che provano questo bisogno e mettono sulla carta i propri sentimenti, le proprie riflessioni, i propri sogni e i propri ricordi. Il palcoscenico del Centro Studi si è aperto per dare loro la possibilità di condividere con altri questa passione. Hanno aderito 16 persone di entrambi i sessi e di età diversa che si sono messi in gioco, superando i propri pudori e affrontando il giudizio del pubblico. Tra i partecipanti nomi conosciuti perché hanno pubblicato le loro poesie o hanno vinto premi, ma anche persone che per la prima volta hanno osato mettersi in luce: Amaolo Adelaide, Barzagli Silvana, Bombardini Gabriella, Betti Emilio, Cantagalli Carlo, Cosci Licia, Cheli Lucia, Chiari Leonardo, Malavolti Leonarda, Montevecchi Paola, Morini Ivo, Mugnaini Claudio, Ridolfi Renato, Rivola Giovanna, Rossi Rosa e Sartoni Andrea.
Nonostante i mali di stagione e l’incipiente nevicata abbiano ostacolato la presenza di alcuni, le poesie, precedentemente inviate, sono state lette dagli stessi autori o, in caso di assenza, dal presidente del Centro Studi.
Erano presenti oltre ad un pubblico attento ed incuriosito l’assessore alla cultura Giovanna Bandini e il sindaco Paolo Bassetti che si è complimentato per l’iniziativa.
La serata è stata un piacevole viaggio nella fantasia e nella realtà, nella memoria e nel sogno evocati da testi poetici con temi vari e ritmi diversi che hanno regalato agli spettatori una tavolozza di sensazioni: gioiose,malinconiche, divertenti e comunque emozionanti.
Coinvolgente è stata la lettura di testi in dialetto, per quel fascino che riserva un idioma ormai lontano e misterioso, ma vivo nei ricordi e presente nella cultura marradese. Tra tutti è obbligo menzionare il maestro Renato Ridolfi, più che novantenne, che oltre alla poesia preparata per l’occasione, ha recitato briosamente due famose favole di Fedro da lui tradotte in dialetto.
A tutti i partecipanti è stato consegnato un attestato a ricordo di una serata che ha reso omaggio a Campana e alla poesia e ha gratificato quei marradesi che in essa si rispecchiano e trovano conforto.
L’iniziativa è sicuramente da riproporre perché ci sono ancora tante poesie chiuse nel cassetto che aspettano di prendere il volo.
Mirna Gentilini

Il 5 Marzo del 1889 nasceva Domenico Vanni: scalpellino, pioniere del socialismo, antifascista, fuoriuscito a Parigi, partigiano deportato a Mautausen cui Marradi ha dedicato una Via nella sua Biforco.

venerdì 4 marzo
Domenico Vanni nasce il 5 marzo del 1889 a Biforco ed è il terzo dei tre figli nati dall’unione fra Teresa Neri e lo scalpellino Antonio Vanni. Sua sorella primogenita Carolina Elvira era nata il 2 maggio 1886, suo fratello Domenico, nato nel 1888, muore dopo un giorno. Domenico, fra i dodici ed i quattordici anni, frequenta regolarmente la quarta classe elementare negli anni scolastici 1901-1903 e successivamente, per alcuni mesi, la quinta, come si legge nei documenti del Comune di Marradi. Non ha ancora ventiquattro anni quando nel febbraio 1913 sposa la diciannovenne Linda Albonetti che gli darà quattro figli: Teresa(1913), Dino(1918), Gina(1925) e Ines(1930). Da bravo scalpellino, come tanti italiani e molti biforchesi in quegli anni, va a cercare lavoro ad Iselle di Trasquera ed emigra temporaneamente all’estero in Svizzera rientrando di tanto in tanto a Biforco. A Iselle di Trasquera ispira il suo canto patriottico politico Dino Campana di quattro anni più grande di Vanni “canto proletario italo-francese”. Allo scoppio della prima guerra mondiale è in guerra. Il 25 Novembre del 1918 Linda gli da il secondogenito Dino Antonio che nasce a Biforco concepito durante una fuga dal campo che gli costa il 27 marzo 1918 una condanna a due anni di reclusione militare per diserzione inflittagli dal tribunale di guerra del campo riordinamento fanteria; condanna che non sconta per intervenuta amnistia in seguito all’armistizio del 4 novembre. Nel 1918 sindaco di Marradi è il socialista Palmerino Mercatali, ed e’ a far data da quel periodo, che il ventinovenne scalpellino abbraccia gli ideali socialisti che lo vedranno sempre in prima linea contro il fascismo che comincia a muovere i primi passi. Dirigente, iscritto alla Sezione socialista Spartaco di Marradi-Biforco, di cui è segretario Giovanni Bernasconi, con il sostegno della Sezione, della Lega Operaia, della Lega Proletaria e della Lega Gruppo Operaio di Palazzuolo di Romagna, si presenta alle elezioni del 26 settembre del 1920 per la Deputazione Provinciale di Firenze e viene eletto nel primo Consiglio Provinciale a maggioranza socialista della Provincia di Firenze insieme a Spartaco Lavagnini, Sebastiano Del Buono e Attilio Mariotti.
Ripetutamente condannato per motivi politici nel 1921-23,viene iscritto nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze. Espatria clandestinamente nel 1923 e farà rientro in Patria soltanto dopo il 25 luglio del 1943 per partecipare alla lotta partigiana. A Parigi Vanni conosce tutti i massimi esponenti dell’antifascismo in esilio: Eugenio Colorni, Giorgio Amendola, Pietro Nenni, Carlo Rosselli, Modigliani, il giovane Saragat, Randolfo Pacciardi. Giuseppe Saragat che comincia ad abbracciare il filone socialdemocratico nordeuropeo ed è profondamente antisovietico avrà su Vanni una influenza straordinaria e ne segnerà il credo politico allontanandolo con dolore da Nenni e Pertini che riabbraccerà al Congresso dell’unificazione socialista dell’Eur nell’ottobre del 1968. Nel 1929 i fascisti lo iscrivono in Rubrica di Frontiera. Su di Lui c’è un fascicolo Riservato del Ministero dell’Interno “… Esercita il mestiere di scalpellino dal quale ritrae i mezzi di sussistenza. Frequentava assiduamente la compagnia dei più noti sovversivi del paese. Verso la propria famiglia si comporta bene. Fu uno dei più accaniti e violenti sovversivi, individuo capace di svolgere propaganda fra le masse. Ignorasi se sia in corrispondenza epistolare con compagni di fede, sia all’estero che nel Regno. ..E’ ritenuto capace di svolgere propaganda sovversiva fra le masse perché dotato di facile e convincente parola. Prima dell’avvento del Fascismo manteneva verso le autorità contegno sprezzante e ribelle. E’ da considerarsi elemento pericoloso al Regime ed al Governo Nazionale. “…Vanni Domenico, oggetto di precorsa corrispondenza, il 19 agosto 1943 è stato arrestato a Mentone all’atto del suo ingresso nel Regno…” La Prefettura appena ricevuta la segnalazione- si legge sempre nell’informativa-“…in base alle vigenti disposizioni ne ha disposto il rimpatrio con il foglio di via obbligatorio al Paese di origine..” il 25 agosto viene infatti avviato a Marradi “…dove verrà esercitata debita vigilanza nei di lui confronti…” . Il 10 settembre del 1945 Il comandante della 6^ Brigata d’Assalto “L.Lavacchini” Donatello Donatini Presidente del CTLN di Borgo San Lorenzo dichiara che “…Vanni Domenico durante il periodo illegale è stato a contatto con questo Comando svolgendo numerosi e difficili incarichi affidatigli. Ha prestato la sua opera in favore di partigiani feriti sottraendoli alla cattura dei nazisti ed offrendo loro tutte le cure possibili. Inoltre il Vanni ha partecipato a numerose azioni…l’azione del 25 aprile 1944 in località Pian delle Fagge in Comune di Palazzuolo di Romagna, azione che portò alla liberazione di un gruppo di aviatori americani caduti col proprio apparecchio in detta località. In detta azione furono uccisi due militi fascisti, uno ferito e gli altri disarmati. Il Vanni arrestato il 25 maggio venne sottoposto a sevizie onde rivelasse la località ove accampavano i partigiani ed il nome dei componenti del CLN di Borgo San Lorenzo. Egli manteneva un contegno ed una fermezza esemplari riuscendo così a frustrare tutti i tentativi dei nazisti. Internato poco dopo in Germania nel campo di Mathausen rientrava in Italia dopo 14 mesi di prigionia ..”
Vanni è deportato prima a Fossoli poi a Mauthausen matricola n. 76616; poi nel sotto campo di Peggau. Con lui a Mauthausen ci sono i marradesi: Alberto Ciani,matricola n. 76295,Giampiero Verdi,matricola n. 57465, Armando Visani, matricola 76629, Bandini Claudio, matricola n. 76221. Dopo la liberazione, Il Comando generale delle forze armate Usa nel teatro operativo del Mediterraneo gli conferisce un formale riconoscimento e nell’aprile 1946, è eletto consigliere comunale e delegato Vicesindaco. a vent’anni dalla sua morte, Parigi 1971, Il Consiglio Comunale gli ha intitolato una Via nella sua Biforco.