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Francesco Galeotti “Botti..,auguri..,doni di Magi..,e anche…una Strenna di colori e poesia”

giovedì 26 luglio
Sono passati vent’anni e sei mesi da quando Renato Ridolfi pubblicava un commento alla presentazione del primo Libro, curato da Nevio Iori, su Francesco Galeotti il grande pittore marradese cui l’Amministrazione Comunale si appresta a dedicare una sala espositiva permanente nel Centro Dino Campana. Vi riproponiamo quell’articolo integralmente così come Maria, la vedova di Francesco, ce lo ha voluto consegnare:

Eduardo Gordigiani premia l’allievo Francesco Galeotti

” Marradi ha dedicato una giornata calorosa alla presentazione del libro che Nevio Iori ha dedicato al pittore-contadino di sant’Adriano, il naif cantore dei girasoli e delle faraone che sempre hanno ravvivato l’aia sofferta del casolare di Casa Cappello. E tutta la Comunità ha festeggiato ed elogiato il semplice personaggio per l’alto onore da lui apportato alla amata terra, che ha visto, con orgoglio, crescere, maturare ed esplodere nel campo dell’arte pittorica il suo Francesco Galeotti.

La locandina del 1991
La guerra, dopo la prigionia, lo aveva restituito alla sua terra sconvolta, ai sui campi faticosi, ai suoi cari disperati che rimettevano un po’ di sorriso sulle labbra e nel cuore angosciato. Finalmente era tornato a casa e con gli occhi gonfi di rossa gioia aveva fatto il giro del podere.
C’era molto da fare per riportare in buona salute e rigoglio la terra danneggiata.
Fu nel solco con i fratelli; nella stalla con le vecchia madre quasi ringiovanita, perche il suo Checco era nuovamente a tavola con tutti nella grande cucina davanti al nero camino diventato, per incanto, più caldo e luminoso sotto il paiolo crogiolante di patate, marroni e pere volpine. L’amore per la terra, che lo aveva coccolato per vent’anni, lo confortava, ora, nella dura fatica e lo inorgogliva. Ma insieme. In mezzo a tanta quiete e semplicità profumate di muschi, gli si affacciarono impulsi di poesia che lo fecero avvicinare al grande pittore Eduardo Gordigiani. Checco diviene, infatti, il suo accompagnatore nelle gite tra i boschi e i monti di Marradi che l’insigne maestro percorre e dipinge in tele portentose.
Lo segue, loascolta, lo guarda con estrema umiltà ed attenzione.
Si entusiasma e si prova a coglierne il colore e a fissarlo in nature morte.
E’ una partenza felice!

Galeotti prima maniera “La mamma che fa la polenta”

Le abbiamo viste ed apprezzate nella sua stanzetta studio ricavata nella torre millenaria di Cà di Cappello, residenza estiva di Maghinardo Pagano da Susinana.
Ed è nell’oscurità di quel tugurio, ingombro di sacchi, di cesti, divecce e di topi, che comincia ad entrare la luce dorata dei suoi girasoli e il chicchiettare delle sue gallinelle ciarliere come le comari del borgo.
Poi prendono corpo le allegorie campestri e paesane scaturite dalla semplicità di un cuore agreste, suggerite dalla filosofia delle zolle e degli sterpi, tendente a sapori di libertà, all’umiltà dell’incontro, alla sublimità della vita.
Ci ha regalato, dunque, una strenna delicata e preziosa per questo capodanno e per altri ancora.
Lavoratore assiduo col pennello, come con gli attrezzi del podere, eccolo, oggi, col buon raccolto.
Le sue tele sono sparse in tutto il mondo e parlano del pittore contadino di Marradi, che indica all’umanità nevrotica ed insoddisfatta i valori della serenità dello spirito acquietato nel calore e nel colore di una incontaminata natura”.

Capodanno 1992 Renato Ridolfi

Iniziata la 36^ edizione della Graticola J’Um-Marè vola e rinnova la sfida con la Piaza e Vilanzeda.

Il Team del Rione Rosso anzi del Barone Rosso
lunedì 23 luglio
La mattina di Sabato 21 luglio non mi ero ancora ripreso dalla lunga notte del Disco party, organizzato in piscina da Marradi Free News, il primo evento di massa di questa promettente estate marradese 2012, quando sono stato svegliato dal rumore di un aereoplano che volteggiava sopra il cielo dell’antica Marciana e che lasciava presagire giorni e momenti significativi per J’Um-Marè, il rione pronto a difendere la sua Graticola d’oro fin dalla prima disfida in Piazza le Scalelle, domenica 22 sera. La lady rossa, la nuova caporione di J’Um-Marè, alla quale Maurizio Brunetti, l’abile ed intelligente tessitore del ritorno di J’Um-Marè agli antichi splendori, ha voluto cedere il posto di comando, ci aveva convocato per le ore 17,30 alle pendici della “Casa Rossa”, e se no dove? Per l’ultima genialata dell’imbandieramento. Quando siamo arrivati, accolti dal Team del Barone Rosso, abbiamo subito capito, osservando il veivolo rosso planato nell’area che già ospitò la rossa Ferrari, che le intenzioni del Rione per il 2012 erano di spiccare il volo ed aggiungere nella fusoliera, insieme alle altre 11 la tacca della 12^ graticola d’oro. Così è stato subito domenica, in Piazza Scalelle, quando J’Um Marè ha subito imposto il suo ritmo uscendo ancora una volta prima. Al secondo posto, lo storico e prestigioso antagonista di sempre, il titolatissimo rione de la “Piaza” e poi tutti gli altri pronti a gareggiare ed ad aggiudicarsi l’ambito Trofeo riconsegnato dal Barone Rosso, Iccio, al Sindaco di Marradi Paolo Bassetti che si è rivolto ai numerosissimi protagonisti della Graticola con parole di apprezzamento e di riconoscenza per quanto di positivo riescono ad esprimere nell’estate marradese e non solo. La competizione del 2012 si snoderà, fra gare e giochi, in piscina, allo stadio, a Campigno e Sant’ Adriano per poi tornare nel centro Storico il 10 agosto dove verrà assegnata la 36^ Graticola d’Oro, proprio, in occasione della Festa Patronale di San Lorenzo.

Rodolfo Ridolfi

24 luglio 1358 “La Battaglia delle Scalelle”


domenica 22 luglio
Sono passati seicentocinquantaquattro anni dalla Battaglia delle Scalelle e Marradi, come ogni anno, ricorda quel 24 luglio del 1358 con i giochi della Graticola d’Oro, la disfida tra i rioni, che iniziano proprio in Piazza Scalelle per protrarsi con giochi e competizioni fino al 10 agosto festa patronale di San Lorenzo.
Per ricordare il 24 luglio del 1358, una pagina fra le più fulgide scritta proprio nella Romagna Fiorentina negli anni bui delle guerre e delle invasioni del tardo medioevo, dell’evento, spesso trascurata dalla storiografia locale, si sono occupate compiutamente quattro pubblicazioni: una dell’abate Giovanni Mini, “La vittoria al Passo delle Scalelle presso Campigno” Castrocaro 1892; due del marradese Renato Ridolfi: “Campigno La Battaglia delle Scalelle” del 1977 e ”Val D’Amone 24 luglio 1358 Cantata de Le Scalelle” Accademia degli Incamminati 2002 ed una del rontese Alfredo Altieri : “La battaglia delle Scalelle Marradi 1358” edizioni Pagnini 2004. Dal libro Val D’Amone 24 luglio 1358 Cantata de Le Scalelle di Renato Ridolfi, impreziosito dalla copertina recante il bozzetto della sconfitta de la compagnia del conte Lando, che ripropone per i lettori una delle pagine più importanti della storia marradese assurta a simbolo dell’orgoglio e del riscatto nazionale italiano dall’invasore quella appunto della battaglia delle “Scalelle” riportiamo qui alcune pagine:

“Il sole è alto e l’afa assai pesante; le cicale friniscono noiose, i ranocchi son sempre infastiditi e per la mulattiera polverosa rumor di ferri, scalpiti e nitriti. Avanza la cavalleria: Ghigo del Cavalletto le conduce in avanguardia attento, sulla strada che monta a Le Scalelle. La Grande Compagnia per le balze del Lavane e Campigno cerca i castelli Vicchio e Dicomano per essere pronta a dilagar nel piano. Caldo è il mattino; l’aria par tranquilla. Passano i cavalli indisturbati: non c’è vita d’uomini e animali tra le balze, le forre, i boschi e i prati: Avanti, avanti il transito è sicuro. Avanti, compagnia luttuosa, chè il terror, la potenza ed il fracasso tengono libero il passo! E per la gola stretta, faticosa, si serrano le truppe rumorose, sudate, cariche di ferro, di bottino, delitti e presunzione. La strada sale, verso il cielo; il sole batte: è un luccicare intorno: raggi d’oro e d’argento. E vanno e vanno gli uomini: son cento, no, più di mille e ancora tanti. Par che la valle stretta a Gamberara non possa contenerli tutti quanti. E sempre vengon sotto, ansanti, chi ride, chi urla, impreca, canta, beve; chi si lamenta del piacer breve della sera avanti, chi spera di trovar nel Mugello donne amorose, vino e buon ostello. Già l’avanguardia è a Farfareta, guadagna il Corniolo isolato, scavalca l’Alpe verde alla faggeta: E’ in vista delle piane della Sieva. Il grosso di quei turpi masnadieri passa Cà di Rinieri a Valdimora. Arranca, maledice e si dibatte: la mulattiera è pregna di sudore! Davanti a tutti col cimiero in mano, la briglia abbandonata, il capitano sul suo bianco caval: Michele Lando grande signore. Venuto da Alemagna per predare e farsi più potente, batte i territori fiorentini per contrastar gli scudi di Perugia in guerra coi senesi e gli aretini. Segue la truppa tintinnante di ferri che fan aspra la salita . Ansimano le spade ed i cimieri nella polvere che copre l’orizzonte e la meta che ad arrivare indugia. Quei predoni forzano i sentieri dell’Alpe che s’apre nel Mugello. Cigolano i carriaggi in retrovia appena mossi da Biforco irato. Conte Broccardo messo a parar le spalle, rude e solenne ha dato il via. C’è sussultar di ruote e un tentennar di carri. Trasudano i muli scalpitanti, li frenano! I postiglioni frustano i trapele le bestemmie calano nel fondo. Oh, spettacolo immane, impressionante, giammai visto nel mondo! Si meraviglia il caldo sol dei cieli, il fior del rosolaccio e dello spino. I tamburi or sono alle Scalelle dove par che la strada sia men dura: si arrestano un momento a respirare, a tutto petto l’aria deliziosa, ma un rotolar di massi e di tronconi rompe la pace e cade sugli ignari. Rumor di tuono, paura e sgomento! La vendetta li ha colti a dieci, a cento, li spinge nelle forre e nel burrone; son cavalli, son fanti ed i cariaggi che precipitano in gran confusione. Urla, grida, bestemmie, imprecazioni, rumor di ferri disperati, tonfi. Vera tempesta con fulmini e tuoni! Disordine, ferite, gran spavento han reso timorosi gli spacconi che cercan scampo tra le macchie folte. Ma nel verde fogliame traditore altro sangue, altra morte, altro furore. I valligiani offesi, indemoniati, fanno lavar col sangue ogni sopruso. Pochi maschi, le donne ed i bambini battono, graffiano, spogliano i guerrieri così forti e potenti ancora ieri, ora tapini, deboli, in balia di due forche, una marra e la follia strappata alla miseria e alla pazienza da quattro o cinque spicci di violenza. Non si salva nessun, neppure il duce Michel Corrado di Landau il conte: disarcionato, sanguina la fronte, ferito e senza spada lo tengono prigione. Paura assai pesante tra le scorte che sbandate nei boschi e tra i dirupi cercan, fuggendo, scampo da quei lupi che senza tregua li vogliono a morte. L’acqua del torrente è fatta rossa del sangue di uomini e animali. La grande compagnia è sgominata e lacrima nei boschi pugnalata. Non riceve pietà: son fatte belve le donne nel cercar chi fugge: odio, rancore in ogni petto rugge. Cala la notte sopra l’ecatombe, si spegne ogni lamento dei feriti. La luna tinge bieca la vendetta che gode nel cantar della civetta.”

Al “Passo delle Scalelle”, nei pressi di Campigno è stato eretto, nel 1931, un cippo in arenaria per ricordare la “Battaglia delle Scalelle” (1358), quando i villani locali distrussero la compagnia di ventura comandata dal Conte Lando. Dino Campana nei Canti Orfici scrive: “…Ascolto: Le fontane hanno taciuto nella voce del vento
Dalla roccia cola un filo d’acqua in un incavo. il vento allenta
E raffrena il morso del lontano dolore.”

Il Sindaco Bassetti e l’assessore alla cultura Gurioli inaugurano la Mostra di Ricamo 2012 “C’era una volta il baule…apriamolo, vediamo cosa contiene” curata da Maria Luisa Barzagli

domenica 15 luglio
L’evento della settimana a Marradi è indubbiamente: “La Mostra di Ricamo” che si è aperta alle ore 11,30 e rimarrà aperta fino al 19 agosto nella Chiesa del Suffragio di Piazza Scalelle costruita nel 1732 per volontà di Alessandro di Lorenzo Bandini. Il tema dell’edizione 2012 della Mostra : “C’era una volta il baule…apriamolo, vediamo cosa contiene”. All’apertura della Mostra curata dalla signora Maria Luisa Barzagli e patrocinata dal Comune di Marradi erano presenti il Sindaco Paolo Bassetti e l’assessore alla cultura Silva Gurioli. Marradi è un centro della Romagna Fiorentina dove l’arte del ricamo rievoca antiche tradizioni. Marradi ha molto da offrire a chi decida di passare qualche giorno nella capitale culturale della Romagna toscana e, in particolare, per gli appassionati di mestieri dimenticati, la cittadina adagiata sulle sponde del Lamone si fa notare per essere riuscita a conservare la tradizione del ricamo. Ormai sono pochissime le ricamatrici che continuano a lavorare e a insegnare, ma, nel secolo scorso, la valle del Lamone, stretta fra Faenza a Marradi, è stata centro d’eccellenza per un’arte che rischia di perdersi.
L’associazione del Tempo Libero, presieduta da Vincenzo Benedetti oltre a occuparsi di molteplici meritorie iniziative, organizza ogni anno l’esposizione, dove è possibile ammirare manufatti che, di anno in anno, diventano sempre più rari. Ci piace per l’occasione ricordare che fra le nostre maestre di ricamo, va assolutamente annoverata Suor Maria Giacinta Casadio delle Domenicane di Clausura del Convento della SS.Annunziata, che ricamò il gonfalone del Comune di Marradi con l’aiuto di suor Maria Maddalena Serrati nel 1957 e che è ricordata per come pazientemente e lungamente ha insegnato a tante giovani rosarianti i segreti dell’arte del ricamo. Un gonfalone Comunale fu commissionato e ricamato anche dalle Suore della Carità di San Giuseppe (le suore dell’Asilo) nel 1909.

Chi volesse visitare la mostra lo può fare il giovedì-saboto e domenica dalle ore 20 alle 22,30
la domenica ed i festivi dalle 10 alle 12