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Centoventesimo anniversario della nascita e sessantesimo della morte del filosofo marradese Luigi Bandini, “Gigino” l’amico di Dino Campana.

Gigino Bandini
domenica 3 giugno
Si svolgeranno, a partire dal 23 giugno a Marradi, volute e organizzate dal Centro Studi Campaniani Enrico Consolini, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e della Fondazione Primo Conti, le celebrazioni del 120°anniversario della nascita e 60° della morte di Luigi Mario Antonio Bandini(Marradi 1892 – Firenze 1952), professore di storia e filosofia nei licei di Messina e di Formia, bibliotecario alla Regia Sovrintendenza Bibliografica di Lazio e Umbria presso la Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II di Roma, autore di numerosi ed importanti saggi filosofici e traduzioni fra i quali ”Uomo e valore” e “Dalla massa all’individuo”. Bandini fu amico del poeta Dino Campana. E’ grazie anche al suo sostegno morale ed economico che Campana riuscì a pubblicare la prima edizione dei “Canti orfici” (1914). Su “Gigino” hanno scritto un libro Renato e Rodolfo Ridolfi nel 2001 “Bel Amì” e Gigino Il giornalista ed il filosofo amici marradesi di Dino Campana con prefazione di Gabriele Canè attualmente direttore de La Nazione di Firenze per le Edizioni del Girasole. In occasione del Convegno del 23 giugno prossimo e della Mostra che rimarrà aperta fino al 31 luglio riportiamo il testo di un dattiloscritto originale in cui Bandini delinea, tra il serio e il faceto, una sorta di autoritratto:

Note caratteristiche del dott.Luigi Bandini secondo il medesimo:
Laureato in filosofia nel 1924 presso l’Università di Firenze coi massimi voti. Cultura mediocre,tutto sommato, e non profonda, ma sufficientemente estesa. Serio e studioso. Abbastanza intelligente. Onesto fino all’ossessione (Detto questo è inutile aggiungere che è incapace di mentire come di venir meno a una promessa data soffrirebbe enormemente trovandosi in una durissima necessità di far ciò. Miope (dicendo molto si dice…..troppo poco)
Conosce dal più al meno (propendere nella interpretazione di questa nota piuttosto al meno che al più) tre lingue moderne: francese, inglese, tedesco. Di piuttosto fine sensibilità estetica, ama la signorilità nelle cose e nei modi. Pulito: Piuttosto disordinato, ma non nelle cose serie: Non beve alcoolici; non fuma. Non ama il pettegolezzo e non si occupa degli affari privati altrui( pur cupido di tutto ciò che è testimonianza umana)
Misuratissimo nei giudizi sulle persone. Di una illimitata indulgenza verso tutto ciò che in una condotta non del tutto approvabile non indichi una radicale cattiveria d’animo (e la bassezza?)Si affeziona facilmente-senza però mai debolezze-alle persone che avvicina purchè non incontri un’avversione molto spinta per la pulizia, ed è facilmente amato. (Nota alla nota precedente: Anche perché s’instudia di non dar mai noia). Ama il lavoro (ma quel lavoro che ama). Parco nel mangiare. Un po’ orso(fa volentieri a meno della folla di ogni specie; vi si adatta però quando è necessario). Un po’ aristocratico. Un po’ presuntuoso(un buon po’).Un po’ testardo. Deforme nel fisico, ma non (almeno per quello che egli stesso né può giudicare) malato.

Paolo Scacco

Marradi “medaglia d’oro al merito civile” in occasione della Festa della Repubblica non dimentica il tragico giugno del 1944 ed i sacrifici per la liberazione e la democrazia.

A Marradi, lunedì 5 giugno 1944, giorno di mercato, alle ore 13 circa, le case vicino ai ponti della ferrovia furono ridotte ad un cumulo di macerie. Chi non riuscì ad abbandonare le abitazioni vicino ai
ponti bombardati non ebbe scampo. Fu distrutta La Filanda, l’area della Chiesa, Via Celestino Bianchi, fu distrutto l’avancorpo del Teatro che
rimase fortemente danneggiato. Dalla Galleria degli Archiroli fino a Biforco le bombe caddero nella zona di Villanceto, della Casa del Fascio
e del Foro Boario dove si registrarono distruzioni e rilevanti danni. Centoventi morti e duecento feriti, secondo i ricordi di Emilia
Cavina, la mitica infermiera, memoria storica dell’Ospedale che insieme al dottor Pietro Poloni e cinque suore si guadagnò grandi meriti
in quei difficili anni. L’ospedale, dopo il bombardamento, fu trasferito a Quadalto, frazione di Palazzuolo di Romagna. Morirono per il bombardamento:
Carlo Andreucci, Fiore Bandini, Domenico Cavina, Severina
Brunetti, Violetta Cantoni, Uberto Cappelli, Iolanda Cappelli, Clorinda
Donatini che sopravvisse due giorni all’Ospedale di Brisighella,
Domenico e Mario Ferrini, Ernesta Chiari, Maria Antonietta Escheback.
Domenico, Giuseppe e Maria Fabbri, Giuseppe Farolfi, Maria Malavolti,
Dalmazio e Zanobio Gamberi, Francesco Montuschi, Nada Torti, Pierina
Neretti, Carolina Pazzi, Pieri Aldo, Giovanni Razzi, Domenico Rontini,
Domenico Sbarzaglia, Silvio Sarini, Felice Sartoni, Antonio Tronconi,
Angiola Vespignani, Giustina Visani, Teresa Zurri, l’intera famiglia
Margheri, Pio e Filippo Bernabei, Antonio ed Arturo Baldighieri, Giulia
Calderoni, Bruno Ravagli un bimbo di casa Patisci, Idillio Ciaranfi, marito
di Leonia, la figlia di Maria Mancorti, Bruna Ridolfi. A Biforco la Villa del barone Edmond Schmidt von Secherau che era stato Sindaco prima del fascismo, dall’ottobre ‘21 al marzo del ‘23 alla guida di una maggioranza di popolari e socialisti, fu colpita da una
bomba e lo Schmidt morì. Nuovi bombardamenti fecero altre vittime:
Fortunato Mercatali, Pasquale Sartoni, Rosa Piani Bandini ed Emelia
Cavallari. I colpi di artiglieria, i cannoneggiamenti e le mine produssero
ulteriori feriti e numerosi morti: Antonio, Fiore e Rosa Bandini, Gabriella
Benelli, Giuseppe Billi, Pio Cavina. Agostino, Antonia, Assunta e
Luciano Mazzoni, Emilio Mercatali, Amedeo Palli, Eugenio Paganotto,
Domenico Scarpa, Gino Senzani, Carlo Tronconi, Assunta Visani. Il 20
ottobre del ‘44 l’ottuagenario monsignor Luigi Montuschi, Arciprete di
Marradi, moriva all’ospedale di Quadalto in seguito alle ferite riportate
dal cannoneggiamento. La salma dell’Arciprete, il 7 luglio del 1945,
venne poi traslata, con una solenne cerimonia, nel cimitero di Marradi.
Quando il trasporto numero 53 lasciò Fossoli per Mauthausen il
21 giugno ‘44 a Marradi, scrive il partigiano Roberto Denti: “Fu una
giornata tragica. Un gran numero di soldati tedeschi, forse addirittura
una divisione, con l’aiuto delle brigate nere attaccò in massa le nostre
posizioni. Il comandante aveva mandato due staffette al comando militare
del CLN di Firenze. Le staffette erano due giovani donne, una
aveva appena finito il Liceo, l’altra era una contadina di Marradi, poco
più che ventenne anche lei che informarono il CLN della drammatica
situazione in cui ci trovavamo”. Alle nove alcuni militari tedeschi trascinarono
un giovane nel Cimitero di Marradi e lo uccisero con un
colpo di pistola alla nuca. Nel pomeriggio, un militare italiano, catturato
da una pattuglia di nazisti e di repubblichini venne condotto al
Cimitero. Il cancello era chiuso, i barbari cercarono un passaggio lungo
il recinto, non trovatolo, presero il prigioniero e lo scaraventarono
all’interno, poi aprirono il fuoco e lo uccisero. Poco più tardi un altro
gruppo di nove uomini, catturati dai nazifascisti, furono condotti nel
luogo sacro, vennero fatti sdraiare a terra ed uccisi con il colpo alla
nuca. Una lapide murata a fianco dell’ingresso della Cappella Mortuaria
così ricorda quei Martiri: “Qui fremono / undici martiri spenti da tedesca
rabbia / Li baci in cielo il bel sole di Dio / Marradi pose la bianca
lapide / Perché l’oblio dei secoli futuri / Non copra delitto sì
nefando”: Benelli Giuseppe, ucciso a Monte dell’Asino, Milanesi Carlo,
Ridolfi Giuseppe, ucciso il 20 giugno nel capoluogo, Samorì Celeste e
sei corpi d’ignoti. Il sergente partigiano Sergio Iandelli, ventenne, fiorentino
della 36a Bianconcini, venne aggiunto in un secondo tempo.
A Sergio Iandelli è dedicata una lapide posta sul muro della strada che
conduce a Palazzuolo sul Senio “Nel Luglio 1944 in combattimento a
Crespino del Lamone / Sergio Jandelli / partigiano / corso in aiuto a
compagno ferito / fu catturato seviziato e ucciso dalle SS tedesche /
alla sua fraterna generosità / dette gloria duratura / l’indiscriminata
ferocia / di un nemico ciecamente brutale/a ricordo del semplice eroismo
/ di Sergio Jandelli volontario della libertà/ucciso perché credeva
/ nella solidarietà tra gli uomini / al di sopra di ogni chiuso egoismo /
i partigiani pongono / perché il ricordo sia esempio / Marradi il 23
luglio 1945”. Come si legge nel verbale di irreperibilità redatto il 10
ottobre ‘47 un altro partigiano: “In seguito al combattimento del 14
aprile 1944 sul monte Falterona era scomparso, a soli vent’anni,
Martino Alpi di Crespino sul Lamone e non si seppe più nulla di lui e
non fu possibile identificarne la salma”. Sirio Di Paolo Ancillotti partigiano,
che era nato a Marradi nel 1918, ma viveva a Fognano, durante
il rastrellamento d’aprile si ammalò di pleurite non riuscì a
riprendersi e il 6 ottobre ‘44 moriva. Il tre settembre a Campigno i
tedeschi uccidevano Igino Neri e quello stesso giorno a Rio Faggeta di
Lutirano Luigi Baldassarri. Domenica nove luglio ‘44 nel Casale di
Modigliana, dove si trovava il parroco partigiano don Angelo Savelli, si
riunì il battaglione Ravenna, forte di una quarantina di uomini, per
prendere posizione fra la banda Corbari e la 36a Brigata Garibaldi
Bianconcini. Il comando venne affidato a Vittorio Bellenghi, Nico, ex
ufficiale del Regio Esercito ed al suo vice Bruno Neri, nome di battaglia
Berni, calciatore che aveva giocato nel Faenza, nella Fiorentina, nel
Torino e nella Nazionale italiana. La formazione partigiana si mise in
movimento lungo il sentiero del crinale, diretta al Lavane e la sera
aveva sorpassato il Torretto e l’indomani avrebbe raggiunto Gamogna.
La strada fra Marradi e San Benedetto brulicava di tedeschi che avevano
alle Canove il loro comando retto da un capitano con circa cento
militari e molti uomini del luogo, rastrellati forzatamente e costretti
ai lavori stradali. I due comandanti, partigiani, Bruno e Vittorio, decisero,
con grande imprudenza, di andare da soli in avanscoperta a perlustrare
l’area. Quando, nel primo pomeriggio, con le armi in pugno,
giunsero al cimitero, vennero sorpresi allo scoperto da una pattuglia
tedesca e nello scontro a fuoco furono uccisi. Il parroco, don Angelo
Ferrini, cercò di dare ai due giovani una sepoltura dignitosa, ma, come
raccontò in una intervista del 1989, dopo aver trasportato, aiutato dal
partigiano Vincenzo Lega, i corpi dei due giovani nella cappella del cimitero parrocchiale, si recò in municipio a Marradi a chiedere le bare che
gli furono negate con questa motivazione: “Non possiamo disporre nulla
per dei traditori, per dei partigiani”. “Quindi dovemmo seppellirli in una
fossa comune avvolti nella paglia e nelle frasche”. Il giorno successivo don
Ferrini durante l’imponente rastrellamento nazista, dopo essere stato
apostrofato dai tedeschi “Tu pastore badogliano adesso fare Kaput a te e
bruciare chiesa”, come racconta Carlo Martelli nel suo libro Fascismo
Antifascismo, sfuggì per miracolo alla morte grazie all’intercessione, presso
i tedeschi, del parroco di Albero, don Vittorio Fabbri.

Dal libro “Domenico Vanni Sovversivo per la libertà”

Gli alunni della classe IV recitano Campana

martedì 29 maggio
Nell’ambito del progetto “Una vita per la poesia” proposto dal Centro Studi Campaniani alle classi dell’Istituto Comprensivo “Dino Campana” di Marradi, al fine di conoscere gli aspetti più significativi della vita e dell’opera di Dino Campana, si inserisce la rappresentazione teatrale organizzata dagli alunni della classe IV della scuola primaria, preparati dalle insegnanti Fedora Anforti e Maria Elena Romeri con la collaborazione di Anna Maria Gentilini come rappresentante del Centro Studi Campaniani.
Lo spettacolo sarà presentato lunedì 4 giugno 2012 alle ore 20,30 presso il teatro parrocchiale (g.c.).
Sarà l’occasione per ripercorrere la vita del poeta intervallata da dialoghi, frutto della fantasia, lettura di poesie, di prose poetiche e canti.
Faranno da sfondo immagini di documenti, foto del paesaggio e della Marradi di ieri e di oggi.

L’incanto della Chiesa delle Domenicane con il “Salve Regina” di G.B. Pergolesi

martedì 29 maggio
Pubblico delle grandi occasioni, domenica 27 scorso nella Chiesa delle Domenicane, un luogo inusuale per la grande musica, sacro, ricco di storia, caro ai marradesi che ha fatto da suggestiva cornice al “Salve Regina in Do minore” di G.B.Pergolesi eseguito dall’Ensemble da Camera di Opera In-Stabile diretto dal Maestro Giacomo De Simonis. “Opera In-Stabile”, ha organizzato, con l’approvazione ed il consenso del Vescovo Claudio Stagni, il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, presente all’evento con il Sindaco Paolo Bassetti, il V.Sindaco Francesco De Gaetano e l’Assessore alla Cultura Silva Gurioli, e la fattiva collaborazione delle suore, questo evento che ha chiuso mirabilmente il Mese Mariano con questa liturgia in musica che ha confermato lo straordinario successo ottenuto, nel mese di maggio 2011, con lo “Stabat Mater”. I Concerti di maggio scelti e pensati da Barbara Betti e resi possibili dal sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, entrano così a pieno titolo fra le eccellenze culturali che Marradi è in grado di offrire. La sapiente direzione di Giacomo De Simonis e l’impeccabile esecuzione dei dodici talentuosi musicisti duttili e precisi, la straordinaria interpretazione della soprano Elise Bobescu, che vanta una voce decisamente interessante, timbricamente assai bella, in grado di restituire un fraseggio accurato, efficace, sicura nel registro acuto e a proprio agio anche in quello più basso, sono stati pienamente apprezzati dal pubblico che ha colto, nella continua scomposizione del linguaggio musicale, la straordinaria modernità di questa pagina di Pergolesi, tributando un interminabile applauso ai protagonisti dell’esecuzione. L’assessore alla Cultura Silva Gurioli con una nota ha voluto sottolineare la centralità di questo evento e di quelli che l’Associazione ha in programma per i prossimi mesi, nell’ambito dell’agenda culturale marradese, ringraziare, a nome dell’Amministrazione Comunale, in particolare i maestri Barbara Betti e Giacomo De Simonis e non ha mancato di sottolineare la squisita sensibilità dimostrata da Suor Maria Domenica, Suor Maria Paola e tutte le Domenicane. “Opera In-Stabile ha dimostrato ancora una volta di essere capace di trasformare in momenti indimenticabili ogni sua iniziativa” conclude l’Assessore alla Cultura
L’Ufficio stampa