giovedì 22 febbraio
La nuova Presidenza del Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini” ed il consiglio di amministrazione eletto il 20 gennaio scorso e voluto con una così ampia partecipazione dai soci della prestigiosa istituzione marradese debuttano con un evento ben congeniato e ricco di contenuti culturali per celebrare il primo di marzo la morte di Dino Campana in occasione del 92° anniversario rivolgendosi agli allievi dell’Istituto Comprensivo di Marradi e Palazzuolo sul Senio ed ai tanti appassionati campaniani con il Dino Campana “Open Day” Percorso sensoriale di Musica, Colori, Parole e Immagini patrocinato dal Comune e finanziato dal Ministero della Cultura e dall’Unione Europea. L’iniziativa si svolgerà nalla Sala del centro e nel Museo “Artisti per Dino Campana” e prevede anche alle ore 21 Pùm con Beatrice Achille e Carlo Ragliani introduce Michele Donati
Il Comune di Marradi ignora le foibe
mercoledì 21 febbraio
riceviamo e molto volentieri pubblichiamo
Interrogazione consigliare: inottemperanze riguardo il giorno del ricordo delle foibe (10 febbraio)
I consiglieri Stefano Benedettini e Raffaella Ridolfi:
visto l’art. 1 legge n.92 del 30 marzo 2004 – La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale;
visto l’art. 2 legge n.92 del 30 marzo 2004 – Nella giornata di cui al comma 1 sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero;
vista la circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri, registro ufficiale E.0015056 . 01-02-2024 / UCE-0000669-P-01/02/2024 – Nella ricorrenza del “Giorno del Ricordo” si dispone per sabato 10 febbraio 2024, l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale [.];
preso atto del materiale fotografico pervenutoci.
interrogano il Sindaco e la Giunta
Su quali iniziative per diffondere la conoscenza di quanto sopra sono state intraprese dall’amministrazione comunale in occasione della ricorrenza del 10 febbraio 2024 e sulle motivazioni per le quali nel palazzo comunale c/o Piazza Scalelle 1, non sia venuta predisposta l’esposizione a mezz’asta delle bandiere Europea, Nazionale e seppur non citata dal provvedimento, la bandiera della Regione Toscana.
Stefano Benedettini Ridolfi Raffaella
Alessandro Mazzerelli, il Priore di Barbiana e l’Associazione Giovanile Antifascista “Forza del Popolo”
domenica 18 febbraio 2024 Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo:
Una vergognosa menzogna si aggira per l’Italia, per il Vaticano e non solo. E’ la menzogna che un
Sacerdote che, quasi certamente, è il più grande Profeta cattolico del secolo scorso, sia stato una sorta di
“cappellano” del partito comunista. Si parla di Don Lorenzo Milani, il Priore di Barbiana, e della sua
celeberrima – anche troppo – scuola parrocchiale. C’è una prova del nove che accerta la clamorosa
menzogna. Don Milani è molto ammalato, siamo nel giugno 1966, è colpito da un linfogranuloma maligno,
morirà un anno dopo, il 26 giugno 1967, ed ha un urgente bisogno, quello di passare il suo “sogno” a
qualcuno che lo porti avanti negli anni, per poi lanciarlo nei secoli a venire. Ha saputo che una ragazzo della
Federazione Giovanile Socialista di Firenze, che si diceva cattolico, aveva combinato un gran “casino”. Il
giovane, dopo aver fondato nel 1962 un’associazione denominata “Associazione Giovanile Antifascista
“Forza del Popolo”, composta da socialisti, cattolici e repubblicani, nel 1964 promosse un “primo convegno
interprovinciale” presso la sede del “mandamento” socialista di Prato e, nella sua relazione, affermò una
cosa che a sinistra non si poteva assolutamente dire: denunciò con forza il crimine delle “foibe”, compiuto
in Istria e Dalmazia dai partigiani comunisti Jugoslavi per ordine di Tito. Tutti sapevano, in particolare gli
anziani, ma nessuno aveva il coraggio di parlarne. I comunisti toscani presero la denuncia come una
gravissima provocazione e scrissero su “L’Unità” un feroce articolo di ben quattro colonne e un gran titolo
contro il “ragazzetto” qual’ero a quel tempo… Don Milani che era stato Cappellano a Calenzano, paese
limitrofo a Prato, lo venne a sapere e pensò che, forse, quello era il giovane che cercava. Mi telefonò
dicendomi a bruciapelo: “ Sei te che hai fatto tutto quel casino a Prato ? “ “Sì sono io…” “Allora vieni subito
a trovarmi che ho urgente bisogno di parlarti.” Pensavo di presentare ai “ragazzi di Barbiana” e soprattutto
al Priore l’Associazione “Forza del Popolo”, affinché Don Lorenzo desse loro l’autorizzazione ad aderirvi. Il
31 luglio 1966 era una domenica, mentre affrontavo a piedi la salita che dopo la Stazione ferroviaria di
Vicchio di Mugello va a Barbiana, incontrai casualmente un certo Italino Rossi di Lucca che sarà testimone
della prima parte dell’incontro. Trovai il Priore sdraiato e sofferente su di una poltrona, contornato da
quattro o cinque ragazzi. Senza perder tempo illustrai i fini e gli obbiettivi della mia Associazione, mentre,
con mio grandissimo piacere, vedevo che Don Milani annuiva condividendo tutto quanto dicevo. Concludo
alzandomi dalla seggiola ma improvvisamente, con fare imperioso, il Priore mi fa cenno di seguirlo. Sarà
quella l’ora che cambierà per sempre la mia vita. Non fa preamboli. Mi domanda quel che succede nel
Partito Socialista Italiano, al quale come alla CISL aderivano tutti i “ragazzi di Barbiana”. Gli spiego la
situazione : ci sono “compagni” che fanno la collezione di incarichi e di cariche, con l’inamovibilità di chi le
ricopre, risse di potere fra correnti interne, bustarelle sugli appalti pubblici, vita privata dei dirigenti
semplicemente “vergognosa”. Don Milani reagisce dettandomi un sublime Decalogo, che chiamerò il
“Decalogo di Barbiana” nei confronti del quale il programma dei “Cinque Stelle” fa ridere, se non
piangere… Poi, pur volendo molto bene ai semplici comunisti che facevano gli operai e i contadini,
definisce il comunismo con una frase fulminante e chiarissima: “Il comunismo è la mediazione e
l’organizzazione di ogni male, al fine di consentire, ad una classe dirigente parassitaria e brutale, la gestione
di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi”. Altro che “cappellano” del PCI ! Ma non mancò di definire
la Democrazia “Cristiana” – le virgolette sono le Sue – una “bestemmia”. “Se vogliono fare i cattolici in
politica fondino il “partito dei battezzati” e si assumino le loro responsabilità.” Le guerre ? La distruzione
dell’ambiente ? La persecuzione dei popoli e delle fedi religiose ? Per tutte e tre le questioni occorre
combattere radiacalmente l’imperialismo. “Ci vorrebbero ventimila sanmarini per eliminarli. Il mondo
cambierebbe radicalmente in meglio, sarebbero protette le culture e le identità. Sostanzialmente sarebbe
protetta anche la pace, perché le guerre diverrebbero guerricciole.” “Vuoi un esempio ? Se i pigmei
vogliono star nudi su gli alberi, che ci stiano e si crei il libero Stato dei Pigmei.” Sul comportamento etico
dei cattolici e di tutti gli uomini di “buona volontà” aveva idee chiarissime. L’aborto è un crimine
“mostruoso”; il divorzio è tollerabile per le unione delle “coppie laiche”, mai per quelle cattoliche; la
pedofilia e la pederastia “sono peccati mortali, sono i diritti del diavolo!” “Anche di me – certi infami –
hanno detto che sono uno di loro … Ma io sono invece un prete cattolico coerentissimo, che non ha nulla a
che vedere con i pastori protestanti… Vedi sono in veste talare, non me la tolgo mai, la porterò anche nella
tomba”. E così fece. Conclusione, il Suo “sogno” è quello che definì un sorta di “socialismo cattolico “, che
“ cammina in terra guardando in alto” e che è quindi “ immortale.” Frase che è tanto piaciuta al Prof.
Franco Cardini medievalista insigne ed autore di una bellissima introduzione ad una mia pubblicazione.
Infine mi fa promettere per tre volte di non “tradire quanto abbiamo concordato”. Da allora sono passati
sessanta anni, eravamo ambedue antimarxisti, anticapitalisti e antiimperialisti ed io, ormai ottantenne, lo
soio ancora e spero vivamente di non averlo tradito. Anche perché Lui certamente non mi tradì, promise e
mantenne di far aderire tutti i suoi “ragazzi” alla “Forza del Popolo”, cosa che concluse a quattro mesi dalla
Sua terrena scomparsa. Il tutto è un “sogno” ? A me non sembra affatto, anzi, a ben pensare, si aggancia
perfettamente – completandolo – al “sogno” di San Francesco. Ma prima che ciò avvenga, Volle ricordarmi
che prima che le nostre Idee divengano vincenti “scorrerà molto sangue e sia la degenerazione morale che
quella politica giungeranno a livelli di incredibile bassezza.”
Alessandro Mazzerelli
La scomparsa di Giuseppe Matulli nel ricordo di tanti politici ed amici
domenica 18 febbraio
Il nostro giornale esprime sentite condoglianze alla famiglia di Giuseppe Matulli e si associa al dolore dei suoi tanti amici e della politica marradese, mugellana e fiorentina che perde un indubbio protagonista di tante stagioni politiche della Prima e della Seconda Repubblica. Abbiamo scelto di ricordarlo con le parole di Riccardo Nencini e della sua amica di Crespino Sul Lamone
Riccardo Nencini: conosceva bene Giuseppe Matulli. Pur su sponde diverse ne era amico e ha spesso lavorato fianco a fianco nell’attività politico-istituzionale. Ora gli dedica un pensiero affettuoso e commosso.
Colto, preparato, la politica come scelta di vita, alla vecchia maniera. Un orizzonte vitale, la politica, quando ti metti al servizio di una piccola comunità, quella dove sei nato, dopo aver trascorso tutta una vita in istituzioni prestigiose.
Beppe Matulli è stato un mugellano a tutto tondo: solido come lo è chi proviene dalla montagna, lontano dai fuochi d’artificio della città; di poche parole, per lo più sagge; uomo di potere, si, ma senza farsene un vanto; mai integralista, nemmeno quando la DC dominava.
Ci siamo incontrati spesso nonostante la differenza d’età. Rispetto e condivisione di una passione violenta per il Mugello e per la storia, lui cattolico democratico io socialista, dalla stessa parte però quando si trattava di difendere Firenze, di attrarre finanziamenti per le opere pubbliche, dalla stessa parte anche quando c’era da difendere un diritto leso.
Ricordo il sorriso di Beppe. Pacato e garbato. Lo porto con me.
Irene Alpi:Tra gli interventi tenuti durante la cerimonia funebre a Marradi, di addio a GiuseppeMatulli, c’è stato quello di Irene Alpi, presidente del Comitato Onorcaduti di Crespino del Lamone e Fantino. Lo pubblichiamo qui.
Ringrazio sentitamente il Sindaco Tommaso Triberti per avermi chiesto di portare il saluto all’amico Beppe Matulli del Comitato Onorcaduti di Crespino del Lamone e Fantino, dell’APS Crespino Culturale, e dei Crespinesi nella mia veste di presidente.
Voglio iniziare questo mio intervento leggendo l’ultimo messaggio che con Beppe ci siamo scambiati il 26 gennaio.
“Io ho cominciato la mia lotta contro un tumore ai polmoni che credo mi accompagnerà per la parte terminale della mia vita.
Ma a 85 anni bisogna accettare la realtà. Ti ringrazio per tutta l’amicizia che tu con Don Bruno, ma direi tutta Crespino mi avete sempre dimostrato, e che io avevo sempre sperato di venire a ringraziare nel prossimo luglio. Non sarà possibile e bisogna accettare quello che la vita ci riserva.
Un grandissimo abbraccio Beppe.”
Caro Beppe, voglio ricordarti così in quella espressione di profonda amicizia e stima che ti legava e ci legava, ci hai sempre onorato della tua presenza per lunghissimi anni, tanti, più di venti! Dove con le tue parole piene di significato e ricche di affetto hai onorato i nostri caduti nelle Commemorazioni Ufficiali dell’Eccidio, questa la presenza predominante, ma sempre pronto a dare la tua disponibilità ogni qualvolta fosse richiesta.
Già nel tuo volto avevo letto il profondo dispiacere per non essere potuto esserci l’anno scorso alla commemorazione per i già presenti problemi di salute, e quel rammarico si è fatto sempre più forte quando hai capito che non ci sarebbe stata una prossima volta!
Io caro Beppe ti faccio la promessa che in questo 80° il 21 di luglio, sarai presente, non come avresti voluto tu, ma nel ricordo di tutti noi!
Ho imparato a conoscerti circa vent’anni fa quando ho cominciato a muovere i primi passi nel Comitato, ad organizzare le Cerimonie insieme a Don Bruno tuo carissimo amico e Alberto Nati, la mia stima e ammirazione per te sono sempre stati sentimenti forti nei tuoi confronti, con la certezza che tu c’eri, era quasi un silenzio assenso. Le più volte ti scrivevo a febbraio l’invito e senza ombra di dubbio senza risentirci
sapevo che ci saresti stato! E puntualmente arrivavi con la giacca che tenevi sulle spalle, e cominciavi a dispensare a tutti i saluti, e nel tuo volto traspariva la gioia di essere li. Si perché come ci hai dimostrato era un appuntamento importante al quale non avresti mai rinunciato, era un ritrovare vecchi e nuovi amici, parlare un po’ di tutto, insomma essere nella tua terra natia, che ti apparteneva e ti apparterrà per
sempre.
Mancherai a tutti noi caro Beppe, mancheranno le tue sentite orazione delle quali eri un autentico maestro. Mancherà quel tuo cordiale sorriso! Mancherà quel tuo salire la scalinata al momento dell’orazione ufficiale, portare il tuo pensiero con forza, pensieri sempre attuali e di anno in anno sempre nuovi! Non è cosa facile! Ma tu lo sapevi fare! eccome se lo sapevi fare!
Poi ridiscendere e risederti in mezzo ai presenti, perché era il tuo modo di sentirti unito a tutti.
Concludo con un pensiero di Salvador Allende: Noi vivremo in eterno in quella parte di noi che abbiamo donato agli altri.
E tu caro Beppe, penso che tu abbia dato tanto al prossimo! Quindi fai buon viaggio, rimarrai per sempre nei nostri cuori.
Grazie