Ad ogni poesia fare un quadro!

martedì 1 agosto – numerose le iniziative campaniane a Marradi nel mese di luglio la più significativa appare: “Ad ogni poesia fare il quadro”, la premiazione per il contest multimediale su Dino Campana che fa parte del progetto “Ad ogni poesia fare il quadro” con la premiazione del 1° Contest Multimediale e l’inaugurazione della Mostra con pubblicazione del relativo catalogo, edito dal Centro Studi “Enrico Consolini”.L’inaugurazione della Mostra d’Arte, preceduta dall’introduzione del critico d’Arte Aldo Savini, è avvenuta con il rituale taglio del nastro da parte della Presidente del Centro e del rappresentante del Sindaco . La visita alla mostra è accompagnata da un paesaggio sonoro dal titolo “Il migliore dei mondi impossibili” realizzato da Paolo Ravaglia per rendere più fruibile e suggestiva un’ esposizione d’Arte dedicate alla poesia “europea, musicale e colorita” di Dino Campana.
Fra i molti e significativi filmati giunti, la giuria ha assegnato il primo premio a “Realtà restituita” ispirato a “Il canto della tenebra” di Max Pruneti e Patrizio Del Duca. Motivazione: per la perfetta esecuzione cinematografica, in particolare, per l’inquadratura del personaggio che galleggia da un punto di vista “preraffaellita” e che ricorda Ophelia di Millais. Per l’interpretazione del poeta come se fosse vivo tutt’oggi, rappresentato nella sua inquietudine e nella sua ricerca metafisica delle “sorgenti che sanno”.

Soddisfazione del capogruppo Rodolfo Ridolfi: l’Unione dei Comuni con una variazione al Bilancio Preventivo finanzierà l’acquisto dell’immobile dove visse Dino Campana

sabato29/07/2023 riceviamo e molto volentieri pubblichiamo

Nella interrogazione al Presidente Stefano Passiatore del marzo 2022 scrivevamo che l’acquisizione da parte delle Istituzioni pubbliche (Regione, Città Metropolitane ed Unione dei Comuni del Mugello-Alto Mugello) dell’edificio che si trova a Marradi in Via Pescetti, che fu abitato dal Poeta Dino Campana, oggi di proprietà degli eredi che avrebbero manifestato l’intenzione di alienarlo, sarebbe una opportunità per trasformarlo in Casa Museo “Dino Campana” attraverso ovviamente necessari significativi lavori di ristrutturazione. Abbiamo seguito con attenzione gli sviluppi di questa vicenda e con soddisfazione, come ha sottolineato il Presidente, nella riunione delle Commissioni congiunte giovedì 27 luglio abbiamo preso atto che l’Unione ha individuato e destinato le risorse per l’acquisto dell’immobile (110.000 euro dell’avanzo di Amministrazione del 2022). Speriamo che non ci siano difficoltà con la proprietà che ha messo in vendita l’immobile nel giugno del 2019 al prezzo di 140 mila euro. Una volta acquisito l’immobile, da parte dell’Unione dei Comuni del Mugello-Alto Mugello, toccherà al Comune di Marradi provvedere a concretizzare il progetto “CASA MUSEO DINO CAMPANA” intervenendo, non solo con il cambio di destinazione ad uso pubblico per iniziative dedicate al poeta Dino Campana ed alle sue opere, ma soprattutto concretizzando il progetto approvato in sola linea tecnica per un importo totale di 710.000 euro che rimangono tutti da reperire.

M.R.

L’estate dei lupi: 1944 a Marradi e Palazzuolo sul Senio.

giovedì 20 luglio
L’estate dei lupi: 1944 a Marradi e Palazzuolo sul Senio

I fatti sono da inquadrare nella recrudescenza nazista che in seguito alla caduta di Mussolini e all’8 settembre ’43 avevano fatto scattare l’operazione Alarico l’invasione e l’occupazione militare dell’Italia.
Era il 14 giugno del ‘44, Pietro Carloni, capostazione titolare della Stazione di Marradi, come d’abitudine, era rientrato alla stazione ferroviaria di Fantino, in Comune di Palazzuolo di Romagna, oggi sul Senio, dove era assuntore suo figlio Armando. In casa c’erano soltanto Pietro e sua moglie Caterina, quando si presentarono alcuni individui armati di mitra i quali domandarono del capostazione, intendendo evidentemente riferirsi al capostazione di Fantino. Carloni non fece in tempo a rispondere sono io che ricevette una mitragliata al ventre. Caterina riuscì a chiedere aiuto ed a trasportarlo all’ospedale di Brisighella dove morì il giorno stesso. Nessuna giustificazione alla barbara e assurda esecuzione, una vendetta nei confronti del figlio Armando che non aveva consentito che i partigiani si impadronissero di un vagone di farina.

Angiolina Ciani il 21 gennaio del ‘45 scrisse alla sorella Annarosa suora a Roma: Gino Miniati, figlio di Florinda, tua comare (madrina) e marito di Lina Gigli, l’hanno ammazzato e tanti altri hanno fatto la fine del nostro Pietrino, non si sa dove sono!”. L’unica definizione, che mi convince per definire gli autori di quei crimini e di quelle assurde ed insensate vendette è questa Teppa da reato comune, macchiata di sangue, di prepotenza e di ricatti.

Beppino Ridolfi che abitava alle Fogare e in quegli anni ’43-‘44 passava giorni e giorni nella macchia per evitare i frequenti rastrellamenti dei renitenti alla leva (nel novembre del 1943 era uscita la chiamata di leva della Repubblica di Salò), mi raccontò che tutta la zona era piena di fascisti repubblicani e di tedeschi: Un giorno di metà luglio del “44 con il mio babbo lavoravo i campi e si sentivano più in basso degli spari. Mio babbo mi disse di scappare e di nascondermi perché a Fantino ed a Crespino stavano accadendo fatti molto pericolosi e così me ne rimasi nei boschi, nascosto per otto giorni. Vidi insieme a mio babbo quando i fascisti entrarono alle Fogare e si appostarono a tutte le finestre. In casa c’era solo mia mamma Angiolina le chiesero del pane ma prima di mangiarlo per paura di essere avvelenati costrinsero mia mamma a mangiarne una fetta. Vidi quando uscirono di casa con mamma in mezzo e si incamminarono. Fortunatamente dopo un po’ la lasciarono tornare a casa. Beppino aggiunse in quella intervista come Francesco Naldoni, il padrone di Campergozzole
(classe 1882, diplomato nel 1904 al Liceo Torricelli di Faenza, che aveva trascorso la sua vita coltivando il podere), venne ucciso il 18 luglio 1944 con una raffica di mitra da un soldato tedesco che l’aveva sorpreso mentre portava cibo ad un partigiano ferito e ricoverato in un capanno da caccia.

Domenica nove luglio ‘44 nel Casale di Modigliana, dove si trovava il parroco partigiano don Angelo Savelli, si riunì il battaglione Ravenna, forte di una quarantina di uomini, per prendere posizione fra la banda Corbari e la 36° Brigata Garibaldi Bianconcini. Il comando venne affidato a Vittorio Bellenghi, Nico, ex ufficiale del Regio Esercito ed al suo vice Bruno Neri, nome di battaglia Berni, calciatore che aveva giocato nel Faenza, nella Fiorentina, nel Torino e nella Nazionale italiana. La formazione partigiana si mise in movimento lungo il sentiero del crinale, diretta al Lavane e la sera aveva sorpassato il Torretto e l’indomani avrebbe raggiunto Gamogna.
La strada fra Marradi e San Benedetto brulicava di tedeschi che avevano alle Canove il loro comando retto da un capitano con circa cento militari e molti uomini del luogo, rastrellati forzatamente e costretti ai lavori stradali. I due comandanti, partigiani, Bruno e Vittorio, decisero, con grande imprudenza, di andare da soli in avanscoperta a perlustrare l’area. Quando, nel primo pomeriggio, con le armi in pugno, giunsero al cimitero, vennero sorpresi allo scoperto da una pattuglia tedesca e nello scontro a fuoco furono uccisi. Il parroco, don Angelo Ferrini, cercò di dare ai due giovani una sepoltura dignitosa, ma, come raccontò in una intervista del 1989, dopo aver trasportato, aiutato dal partigiano Vincenzo Lega, i corpi dei due giovani nella cappella del cimitero parrocchiale, si recò in municipio a Marradi a chiedere le bare che gli furono negate con questa motivazione: Non possiamo disporre nulla per dei traditori, per dei partigiani. Quindi dovemmo seppellirli in una fossa comune avvolti nella paglia e nelle frasche Il giorno successivo don Ferrini durante l’imponente rastrellamento nazista, dopo essere stato apostrofato dai tedeschi Tu pastore badogliano adesso fare Kaput a te e bruciare chiesa, sfuggì per miracolo alla morte grazie all’intercessione, presso i tedeschi, del parroco di Albero, don Vittorio Fabbri.

Crespino, Fantino, Lozzole Campergozzole.
Il 17 luglio 1944 a Monte Lavane gli alleati effettuarono un lancio di armi, munizioni e vestiario destinati ai partigiani che, attaccati da ingenti forze nazifasciste, ingaggiarono un duro combattimento di otto ore cui partecipò insieme alla banda Corbara, l’ufficiale Usa, Chester Kingsman, salvato a Pian delle Fagge. Quello stesso giorno ed il giorno successivo, a Crespino, antico Borgo di incontaminato verde, di acque limpide e di quiete, sorto intorno all’antica abbazia vallombrosana di Santa Maria a Crespino sul Lamone, si consumò un’assurda tragedia. I nazisti si macchiarono dell’orrendo crimine che non risparmiò neppure Don Fortunato Trioschi, arrestato insieme ai suoi parrocchiani e costretto a scavarsi la fossa prima di essere trucidato. Insieme a Don Trioschi, il 17 luglio, furono uccisi sul greto del Lamone, dove oggi sorge il sacrario, Luigi e Vittorio Bellini, Giuseppe e Lorenzo Ferrini, Giovanni Malavolti, Giuseppe e Guglielmo Nati, Angelo, Attilio Lorenzo fu Luigi e Lorenzo fu Pietro Pieri, Giuseppe Barlotti, Dante Chiarini, Pietro Tagliaferri, Ottavio Scarpelli, Luigi Vinci, Gherardo Visani, Adolfo Rosselli, Sante Bosi, Giulio Sartoni, Bruno Santoni e due persone non identificate. Abramo Tronconi fu fucilato a Fantino. Alfredo Beltrami, sua moglie Cecilia, e la figlia Lorena, furono fucilati il 17 luglio nel podere Il Prato con Alfredo Righini fucilato nell’aia. I Beltrami erano, padre, madre e sorella di Umberto il partigiano di cui Pietro Monti, detto Marconi, il testimone che tutto ricordava della strage di Crespino, raccontava: Ha preso una bomba a mano e gliel’ha tirata (alla Croce Rossa) ed ha ucciso il tedesco ed insomma tutti e due, l’autista ed il ferito. Il 18 luglio nel podere I Mengacci, di proprietà di Giovanni Buccivini Capecchi, i mezzadri, Francesco Botti, suo figlio Bruno diciassettenne, il quindicenne Pierino Caroli e suo padre Vincenzo, che era iscritto al partito fascista e che mostrò invano ai tedeschi la tessera, furono trucidati nonostante il disperato tentativo della coraggiosa mamma Palmira Gentilini Botti che, con le lettere dei figli militari in mano, cercava di far capire ai tedeschi che i suoi famigliari non c’entravano con i partigiani. Giuseppe Caroli e Adele Donatini furono fucilati al Cerreto di Fantino il 18 luglio come Dionisio Rossi. Carlo Quadalti contadino della Casa Nuova fu fucilato quello stesso giorno nel podere La Castellina dove si trovava per la mietitura a dare una mano ad Arturo Raspanti. La Wehrmacht aveva stabilito il proprio comando a Crespino, nella villa di Carlo Mazza, proprietario terriero della zona. I partigiani che operavano nell’area, ed ai quali erano associati i giovani renitenti alla leva repubblichina sbandati, erano quelli della 36° Brigata Garibaldi Alessandro Bianconcini. Nel bollettino partigiano della Bianconcini datato Imola 21 ottobre 1945. Ventotto pagine consegnate, con la relazione ufficiale che contiene il diario delle azioni e dei sabotaggi giornalieri operati dalla brigata, gli spostamenti, le imboscate, le catture ed uccisioni di nazisti e spie fasciste, gli attacchi e le uccisioni di partigiani e di civili da parte dei tedeschi a proposito della giornata del 17 luglio tra le varie azioni partigiane realizzate nel territorio viene descritta la seguente: Elementi misti delle compagnie di Paolo e di Marco attaccano il traffico sulla strada Faentina. Un automezzo tedesco distrutto, 2 soldati uccisi e sei feriti. Da parte nostra un ferito. A seguito di tale azione i tedeschi per rappresaglia massacrarono 35 coloni raccolti nei dintorni. La versione partigiana ha molto in comune con quella raccontata dagli abitanti di Crespino. Alcuni giovani partigiani e soldati sbandati, dopo l’8 settembre, continuavano ad appoggiarsi al paese e al podere dei Mengacci. Verso la fine di aprile, alcuni di questi partigiani uccisero due tedeschi in località Casaglia. Sembra che una delle vittime fosse il comandante di un gruppo appartenente alla Marina tedesca, che era acquartierato a Villa Ersilia a Marradi. L’episodio, tuttavia, rimase impunito per l’intercessione di una nobildonna tedesca sfollata a Ronta che ebbe il merito di convincere gli occupanti a stipulare con il paese una sorta di patto di tregua. L’accordo venne tuttavia violato dai partigiani del posto che ai primi di luglio, presso il ponte di Spedina, catturarono altri due soldati, scaraventandone uno da un burrone e lasciandosi scappare il secondo che, raggiunti i suoi commilitoni, dette l’allarme. Successivamente, la mattina del 17 luglio, la stessa banda, appostata su una collinetta, attaccò una pattuglia tedesca uccidendo un soldato e scagliando una bomba a mano contro l’autoambulanza sopraggiunta dal vicino ospedale militare di Villa Fantino. Il 17 luglio, dopo appena un’ora dall’agguato, una seconda pattuglia tedesca, rinforzata da squadre provenienti da Marradi, arrivava sul posto, interrogava due contadini intenti alla mietitura, mentre uno affermava di avere visto i partigiani imboscarsi e fuggire dopo l’attentato, l’altro taceva e veniva ucciso perché ritenuto complice. La rappresaglia partì poi dal podere Prato con lo sterminio dell’intera famiglia Beltrami, cui apparteneva uno dei partigiani responsabili dell’attacco. I tedeschi rastrellarono tutti gli uomini che trovarono, li raccolsero presso Villa Mazza, sede del comando, poi li trasferirono sulle rive del Lamone e qui li fucilarono. Soltanto uno dei prigionieri, Giuseppe Mariano Maretti, sopravvisse all’esecuzione, morendo poi nel 1948 in seguito alle ferite riportate quel giorno. Convocato il parroco, Don Fortunato Trioschi, e altri due contadini sul luogo dell’eccidio, i tedeschi li costrinsero a scavare una fossa e li fucilarono sul posto. Il 18 luglio l’operazione proseguì a Fantino con l’invasione di casa Caroli, in località Mengacci: gli uomini, quattro, furono trattenuti nell’edificio, mentre le donne e i bambini furono portati, attraverso il castagneto, in una grotta naturale e lì sorvegliati con una mitragliatrice. Quando le donne ed i bambini, che erano stati rilasciati, tornarono verso il podere in fiamme, trovarono una scena agghiacciante: due uomini assassinati con il colpo di pistola alla nuca e due legati ai materassi e asfissiati. Un altro reparto, nazifascista, frattanto, era impegnato nella ricerca e nell’assassinio di contadini rimasti a Castellara, Castellina, Cerreto, Lozzole e Campergozzole. La mattanza si concluse la sera del 18 luglio, con un bilancio di 44 vittime nell’area Crespino, Fantino e Lozzole. Anche se la documentazione tedesca non fa espressamente riferimento alla strage, sembra di poter ricostruire la presenza sul territorio di unità di polizia tedesca o miste italo-tedesche, come il III Polizei Freiwilligen Bataillon Italien, il cui trasferimento presso l’Appennino è dato certo. Da allora ogni anno si commemora la strage con una testimonianza che si rinnova per sottolineare come la gente di Marradi e della Valle del Lamone e del Senio non dimentica il sacrificio di quanti, consapevoli ed inconsapevoli, si immolarono con la stessa dignità e fierezza che molto tempo prima i loro padri, il 24 luglio 1358 alle Scalelle, avevano dimostrato fermando la compagnia tedesca di ventura del conte Lando.

A Sergio Jandelli è dedicata una lapide posta sul muro della strada che conduce a Palazzuolo sul Senio “Nel Luglio 1944 in combattimento a Crespino del Lamone / Sergio Jandelli / partigiano / corso in aiuto a compagno ferito/ fu catturato seviziato e ucciso dalle SS tedesche alla sua fraterna generosità / dette gloria duratura / l’indiscriminata ferocia / di un nemico ciecamente brutale/a ricordo del semplice eroismo/ di Sergio Jandelli volontario della libertà/ucciso perché credeva/ nella solidarietà tra gli uomini / al di sopra di ogni chiuso egoismo /i partigiani pongono / perché il ricordo sia esempio. Marradi il 23 luglio 1945

Rodolfo Ridolfi

A Marradi, dopo la maglia Rosa del Giro femminile, arriva la maglia Rossa dei Bilanci comunali. Bilanci come frane in movimento dal 2015 e non è ancora finita.

martedì 11 luglio La minoranza di centro destra ci ha inviato il comunicato che di seguito pubblichiamo

COMUNE DI MARRADI È ARRIVATA LA SORPRESA VERA!!!! BILANCI IN PROFONDO ROSSO!!!!!!!
Queste le risultanze della Corte dei Conti Deliberazione n. 142/2023/PRSP del 23 marzo pubblicata il 6 luglio
2023

Durante tutta la campagna elettorale i cittadini di Marradi hanno aspettato la “sorpresa” del Sindaco uscente,
poi rieletto, con tanto di pacco con nastro rosa sponsorizzato sui social. La sorpresa si è concretizzata in un
giorno di festa dovuto dal passaggio del giro d’Italia femminile.
La sorpresa vera però è arrivata, un po’ lunga rispetto alla data delle elezioni, esattamente il giorno 6 luglio
2023, e a farla è stata la Corte dei Conti con Deliberazione 142/2023/PRSP, che nell’adunanza del 23 marzo
2023 ha deliberato sui bilanci del Comune di Marradi negli anni 2017- 2018-2019: Ventidue pagine in cui la
Sezione, nell’ambito dei profili esaminati, ha concentrato il controllo sulle irregolarità ritenute, tra tanti
possibili fenomeni, maggiormente rappresentative di violazioni della normativa vincolistica statale in materia
di bilancio e contabilità, di pregiudizio per gli equilibri di bilancio e di difficoltà nel conseguimento degli
obiettivi generali di finanza pubblica.
Irregolarità, ripetute scorrettezze, situazioni contrarie ai principi di sana gestione e sostenibilità
finanziaria omissioni errori…sono la sintesi della delibera di cui riportiamo qualche parte:
…Quanto sopra rilevato in merito alla non corretta definizione delle componenti del risultato di
amministrazione costituisce una irregolarità contabile, in quanto la quota disponibile, nel caso di specie
negativa, risulta di fatto alimentata da risorse, vincolate per legge al finanziamento generico di investimenti
ovvero al finanziamento di specifici interventi, che sono state distolte dal loro ordinario impiego per essere
destinate al finanziamento di spese di diversa natura… La presenza poi, di un risultato negativo di
amministrazione… è da considerarsi grave, in quanto espressione di situazioni sottostanti contrarie ai principi
di sana gestione e sostenibilità finanziaria… Dall’esame istruttorio, infatti, non è stato possibile apprezzare se
l’ente ha opportunamente considerato le entrate da mutui, trasferimenti e quelle vincolate per legge, ai fini
della movimentazione e rilevazione della cassa vincolata… In sede di contraddittorio cartolare, l’ente si è
limitato a precisare che l’ammontare della cassa vincolata “derivava dall’anticipo risultante da un
trasferimento regionale finanziato dal Ministero”. Neppure in tale sede, quindi, l’ente ha fornito elementi utili
per la comprensione di quali siano state le tipologie di risorse e delle corrispondenti spese che sono state
considerate ai fini della determinazione dei flussi di cassa vincolata. Pertanto, se effettivamente, come ha
attestato, l’ente ha considerato nella gestione dei flussi di cassa vincolati solo il trasferimento sopra indicato,
occorre rilevare che la cassa vincolata non è stata correttamente gestita nel corso dell’esercizio e,
conseguentemente, determinata al 31.12.2017.
E ancora…. agli elementi riferiti all’evoluzione della capacità di indebitamento nel triennio: non essendo stato
correttamente compilato il questionario 2018 e 2019 con riferimento all’indebitamento iniziale 2018 e alla
quota di debiti rimborsati nello stesso esercizio, in sede di istruttoria sono state formulate specifiche richieste,
cui l’ente, in sostanza, non ha dato seguito, limitandosi a riferire la presenza di un errore che dovrà essere
rettificato, senza specificarne i termini in cui ciò sarà svolto né, tantomeno, la motivazione e la natura
dell’errore stesso. Pertanto, per tali annualità, ogni valutazione in ordine all’evoluzione dell’indebitamento a
seguito dei fatti gestionali posti in essere in ciascun esercizio (nuovo debito, quote di rimborso, eventuali
estinzioni anticipate, ecc.) e alla corretta quantificazione del debito stesso al termine dell’esercizio risulta
inficiata dalla carenza delle informazioni sopra indicate. Ne consegue che, al termine dell’esercizio 2019, il
disavanzo effettivo complessivo deve essere rideterminato in 287.660, In relazione ai rilievi formulati sulla
determinazione del risultato di amministrazione degli esercizi 2017,2018 e 2019, l’ente dovrà provvedere alla
corretta rappresentazione dei dati di rendiconto dei tre esercizi attraverso l’adozione di apposita delibera
consiliare. Tale atto dovrà avere riguardo non solo alla corretta determinazione del disavanzo, ma anche ai
necessari aggiustamenti dei bilanci degli esercizi successivi, per gli effetti che su questi si dovranno produrre
in conseguenza degli obblighi di finanziamento del disavanzo ordinario e da riaccertamento o per quelli
derivanti dalla copertura delle spese precedentemente finanziate con quote di avanzo non correttamente
determinate….In relazione alla presenza di un saldo negativo della parte disponibile degli esercizi 2017, 2018
e 2019, pari rispettivamente a 129.483,04 euro, a 231.216,32 euro e a 287.660,24 euro, l’ente dovrà
provvedere al finanziamento del disavanzo di amministrazione come determinato al termine dell’esercizio
2019 ovvero, in riferimento all’extradeficit, provvedere alla relativa copertura nei termini definiti nella
delibera consiliare approvata ai sensi del d.m. 2 aprile 2015. E ’in vigore il piano di rientro di cui al d.m. 2 aprile
2015, originariamente articolato in 30 annualità, con una rata costante di 3.358,19 euro (nuovo
indebitamento rateizzato per coprire i debiti) …Ai sensi dell’art. 148-bisTuel, e ai fini del successivo esercizio
dell’attività di controllo spettante a questa Sezione, l’ente dovrà adottare le menzionate…
In base a questa delibera della Corte dei Conti il calendario del nuovo consiglio comunale dei prossimi 60
giorni è già definito!
Sempre in campagna elettorale qualcuno ha ventilato che le nostre osservazioni sui bilanci fossero fasulle,
tant’è che così si esprimeva il sindaco in un’intervista del 9 maggio 2023 alla vigilia delle elezioni: …. Gli altri
candidati ti attaccano sul bilancio. È vero che il bilancio del comune di Marradi è così in crisi? Certo che no,
altrimenti non potremmo dare i servizi che eroghiamo e non potremmo fare gli interventi che abbiamo fatto
e che faremo…E nessun servizio di quelli fondamentali è a rischio…
Alla luce di quanto deliberato dalla giustizia amministrativa quelle dichiarazioni dovrebbero risultare assai
imbarazzanti, e pongono un problema di correttezza nella comunicazione ai cittadini visto che il Sindaco ha
buggerato senza batter ciglio anche l’ignaro giornalista.
La realtà dei fatti dimostra che ciò che sostenevamo non erano attacchi pretestuosi, ma critiche legittime e
fondate, e che ad essere attenzionati sono i pessimi bilanci del Comune di Marradi per i quali il Sindaco ha
doppia responsabilità diretta, essendo stato ed essendo ancora, non solo Sindaco, ma di volta in volta
responsabile dei servizi finanziari, responsabile degli Affari generali, cantandosela e suonandosela da solo
contro tutti i capi saldi di una corretta amministrazione.
Il sindaco Triberti non è certo il primo a fondare il suo interregno comunale sull’adagio di Giovenale “Panem
et circenses”, pane e giochi che utilizzavano alcuni imperatori nell’antica Roma, e che noi oggi consideriamo
demagogia. Un dato è certo che al di là dei risultati elettorali gli è sconosciuta da tempo immemorabile cosa
sia una sana e corretta amministrazione e che la situazione dei Bilanci anche quelli futuri sarà oltremodo
problematica e rappresenterà per i cittadini marradesi un danno pesante.

Stefano Benedettini-Raffaella Ridolfi

Iscriz. nel rg. del Tribunale di Firenze il 3/06/2010 n. 5780, Direttore Responsabile RAFFAELLA RIDOLFI