Ricordo di Francesco Galeotti “Pittore Contadino” nel 10° anniversario della morte

autoritratto galeottidomenica 21 febbraio 2021

Il più grande pittore naive della Romagna-Toscana Francesco Galeotti era nato il 25 maggio 1920 a S.Adriano di Marradi (Firenze) dove morì  il 22 febbraio 2011. Nel decimo anniversario della sua scomparsa lo Lo ricordiamo, come sempre commossi, insieme a tutti gli amici dell’Associazione “Il Maestro di Marradi”, che ha istituito, fin dal 2008, una personale sezione amici di Francesco Galeotti che realizzò in occasione del suo novantesimo compleanno il libro “Francesco Galeotti: novant’anni di vita a colori”, monografia curata da Rodolfo Ridolfi  e che fu presentata sabato 19 giugno 2010 nel Teatro degli Animosi di Marradi, dove, alla presenza del Maestro Francesco Galeotti e della premurosa moglie Maria intervennero il Sindaco di Marradi, Paolo Bassetti, Cecilia Filippini e Mirna Gentilini. Nell’autunno del 2012. l’assessore alla cultura Silva Gurioli, grazie alla generosità della vedova del pittore, Maria, realizzò al primo piano del “centro Dino Campana” uno spazio espositivo permanente dove sono esposte le opere del pittore ed un premio dedicato ai giovanissimi delle scuole medie.  Maria ha poi voluto arricchire nell’agosto del 2018, la sala con le “Vetrine Francesco Galeotti”, teche che contengono premi e riconoscimenti al grande Pittore di Sant’Adriano.

 

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Marradi Free News e l’Associazione Culturale il “Maestro di Marradi” su Galeotti hanno scritto: “Se il Maestro di Marradi, ha colorato di porpore e di ori il nostro artistico passato, Francesco Galeotti occupa con grandi meriti un posto di rilievo per le sue meravigliose tele ricche di inconfondibili colori. Contadino, iniziò a dipingere fra le soste delle sue fatiche nel 1952. La sua predisposizione naturale lo avvicinarono al grande pittore macchiaiolo Eduardo Gordigiani durante i soggiorni a Popolano del maestro toscano. Ma la vera esplosione fantastica di Galeotti lo portò ad allontanarsi ben presto come sostenne, Anatole Jakovsky, dal lato aneddotico delle cose rappresentate, a tal punto che la forma e gli elementi che popolano le sue tavole acquistano una vita pressoché indipendente. Tali sono ad esempio i girasoli, le faraone e gli uccelli che finiscono per vivere un mondo fantastico abitato dalla poesia. Quando Firenze, a Palazzo Vecchio, allestì la grande rassegna europea sui primitivi del XX secolo, da Rousseau il Doganiere a Ligabue, Galeotti venne scelto per rappresentare la Toscana e l’Italia. Cataloghi, giornali riviste d’interesse nazionale ed internazionale hanno parlato di lui e pubblicato riproduzioni delle sue opere con le caratteristiche faraone ed i girasoli. Le opere di Galeotti si trovano in raccolte pubbliche e private europee e americane tra le quali: Museo Nazionale dei naif italiani di Luzzara (Reggio Emilia) Collezione della Baronessa Rockfeller (trenta dipinti distribuiti oggi nei Musei degli Stati Uniti)-Coll. Zavattini-Raggianti-Bargellini-Mazzacurati-Ferrante-Viotti-Nevio Iori-Galleria d’Arte Moderna di Firenze, Museum of Modern Art di New York- Colchester Gallery di Greenwich.

GaleottiIl 2021 è l’anno del decennale della morte del Pittore Contadino e a sottolineare lo straordinario patrimonio artistico e culturale che Francesco Galeotti ci ha lasciato. ci sembra doveroso celebrarlo con un ritratto a Lui dedicato da Renato Ridolfi e pubblicato nel suo libro il Canzoniere.

 

unnamedIncontri d’autunno: Pittore-contadino (il Canzoniere 2019 Free News)

Renato Ridolfi
Chi va oltre Sant’Adriano in Scola, per la statale Faentina, subito dopo lo stretto ponte, s’imbatte nella vasta e vecchia mole di Cà di Cappello. E’ una casa colonica, con una torre, l’avanzo di un vecchio castello. Non meraviglia sapere che è stata in antico dimora di Maghinardo tanto tradisce un che di altero, di medievalmente maestoso. Qui, in un autunno rosso di pampini e di bacche scherzose, pieno di voli di uccelli e di spazi, profumato di arrosti e di mosti, conobbi Checco. Magro, faccia bonaria di persona per bene, capelli al vento, abiti stinti, che sapevano ancora di guerra e prigionia, zoccoli sporchi di terra fresca, voce calma, tratto pacato, una modestia straordinaria. Francesco Galeotti ricevette, incuriosito e timido la mia curiosità impertinente e con un cerimoniale semplice, cordiale mi introdusse nella cucina affumicata dal grande camino sempre acceso, interrotta da rustiche suppellettili, tra cui la bontà d’animo e la povertà romagnola in armonia di toni. Presso il grande fuoco di spino, seduto su un rozzo sediolo di castagno, alzammo il bicchiere rosso di sangiovese, ma di quello che fa schioccare la lingua golosa, a belle nature morte, a fagiani variopinti, a gallinelle punteggiate, a girasoli d’oro civettanti allo splendore della fiamma. Il silenzio e la meditazione erano rotti di tanto in tanto dalle poche parole di Checco e dallo scoppiettio delle monachine sotto la cappa calda. Poi…la visita allo studio. Una stanzetta buia, vicina al granaio, ingombra di casse vuote, di panieri, di sacchi, di stuoie. Il cavalletto, i colori, gli olii, i pennelli, vicino ad una finestrucola che portava a olio, sull’unico scuretto una fanciulla bionda, primitiva, età della pietra. Entrava scarsissima luce, ma c’era tanto calore di passione e di poesia. Checco sorrideva compiaciuto, orgoglioso di quel suo regno di pace. Le giornate invernali gli impedivano il lavoro dei suoi campi, ma egli fissava i colori del cielo, del sole, delle erbe, dei fiori, dell’onda chiacchierina del ruscello, che gli scivolava accanto, sulle sue tele, che semplici, genuine, primitive, profumavano di campo, di aria libera, di muschio. Checco guardava le sue creature e le presentava con timidezza, con semplici note, ma con forte amore.

"La Rapina" Francesco Galeotti 1963 proprietà Stefano Bianchi Pistoia
“La Rapina” Francesco Galeotti 1963 proprietà Stefano Bianchi Pistoia

E, quando qualcuna delle sue opere lo portava a ricordare colui che considerava il suo grande maestro, Eduardo Gordigiani, si commuoveva e ci commuoveva. Checco dal grande Eduardo aveva imparato la semplicità, la modestia, la passione per l’arte, la poesia del colore, l’amore della propria terra. E questo amore e questa poesia io ebbi modo di farle esporre in contemporanea alla mostra dei cento incisori italiani del 1959 nei locali del piano terreno del Palazzo Scolastico in compagnia di altri, tanti artisti dilettanti marradesi. E fu qui che il Presidente della provincia di Firenze Mario Fabiani, acquistò un quadro di Galeotti come premio all’arte naive del nostro pittore- contadino. E fu conosciuto ed apprezzato fuori dei confini del Comune. Poi, Francesco ha esposto in gallerie famose e i suoi colori tinteggiano molti salotti in Italia e all’estero Così cominciò a prendere corpo l’opera artistica di questo contadino che non rinunciava ai suoi campi sudati, ma leniva la sua quotidiana fatica nell’arte genuina. Il lavoro è stato tanto, la tenacia sempre presente. Ha potuto così correre le strade di molte città italiane ed estere e colorarle di viva luce, mentre il chiocciare delle sue gallinelle d’india in mezzo all’oro dei girasoli rallegravano di semplicità e spontaneità artistica le arie tristi di un mondo malato. Ora la vecchia torre di Maghinardo Pagano da Susinana si è rinnovata, Checco è andato altrove, portando con se quella modestia, quella passione giovanile che lo hanno assurto tra i più grandi pittori naive del mondo.

Pietro Nenni: ricordi e riflessioni nel quarantesimo anniversario della morte.

Enrico Consolini il 3 gennaio 1980 a Roma ai funerali di Pietro Nenni
Enrico Consolini il 3 gennaio 1980 a Roma
ai funerali di Pietro Nenni

sabato 26 dicembre

Ho conosciuto personalmente Pietro Nenni a Faenza il 23 aprile del 1974 accompagnato da Bettino Craxi vicesegretario Nazionale del PSI, per la corrente autonomista. Una data storica, Nenni scrive nel suo diario: “Volutamente ho tenuto stasera a Faenza il mio primo discorso nella campagna elettorale…”. Al Circolo U. Bubani, dopo il comizio di chiusura della campagna referendaria sul divorzio, al vecchio palazzetto dello sport Bubani in Piazza d’Armi, Giorgio Boscherini, v.Sindaco di Faenza nel ‘75 e poi Sindaco dal ‘81 al ‘93, ci presentò Pietro Nenni con me c’era Enrico Gurioli che aveva realizzato il manifesto socialista di Nenni a favore del no, e Vincenzo Galassini che sarà sindaco di Brisighella. Con Nenni parlammo di mio nonno e se lo ricordava bene Vanni che aveva frequentato a Parigi durante gli anni dell’esilio, Mengone come lo chiamò familiarmente, accennando un sorriso, mentre ricordava divertito gli anni della sua gioventù quando da Faenza, in bicicletta, saliva a Marradi per incontrare qualche bella ragazza toscana. La breve conversazione scivolò sull’incontro con mio nonno al Congresso dell’Eur del ‘68, un incontro che ho ancora davanti agli occhi: mio nonno era seduto accanto a mia sorella Giuliana, si alzò, salì al banco della Presidenza, si sedette vicino a Nenni e gli parlò. Nenni sorrise poi firmò una cartolina. Quella cartolina mia sorella la spedì a “nonna Linda”.

nenni-a-Faenza-1974Pietro Nenni moriva quarant’anni orsono il 1 gennaio del 1980, quando ormai il PSI era saldamente nelle mani del suo delfino, Bettino Craxi. Ai funerali di Nenni a Roma il 3 gennaio  partecipai insieme a mia moglie Silva e ad Enrico Consolini che lo stesso anno sarebbe diventato sindaco di Marradi.  Il PSI sotto la guida di Bettino Craxi intraprenderà la stagione della sua modernizzazione attraverso il percorso del “socialismo tricolore” per poi concludere la sua centenaria storia sotto i colpi dei comunisti alleati con le toghe rosse.

Pietro Nenni, nato Faenza, isola bianca della Romagna, il 9 febbraio 1891 da una famiglia umilissima, ha rappresentato per oltre mezzo secolo la storia e gli ideali del Socialismo e del Partito Socialista Italiano.  Ricordo con sofferenza e fastidio come negli anni del “prodismo incipiente” a Faenza i catto-comunisti delle coop bianche e rosse volessero addirittura cancellare Piazza Pietro Nenni e come noi socialisti di Forza Italia ci battemmo perché ciò non avvenisse. Bettino Craxi, Pietro Nenni e Giuseppe Saragat rappresentano l’orgoglio socialista che si riprende la rivincita storica contro il Pci e la Dc del compromesso storico. Parlare di Nenni significa parlare anche degli anni del frontismo e della peculiare e paradossale situazione di fine anni ’40 quando Nenni e il Psi avevano i voti e i militanti, Saragat e il Psdi la classe dirigente e i quadri intermedi.

Nella primavera del 1947 De Gasperi si recò negli Usa ed al rientro estromise comunisti e socialisti dal governo varando una formula di governo quadripartito centrista composta, oltre che dalla Dc, dai repubblicani di Pacciardi (Pri), dai liberali di Einaudi (Pli) e dai socialdemocratici di Saragat (Psli) che assumerà la Vicepresidenza del Consiglio dei Ministri. Dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria (1956) magnificata da Giorgio Napolitano, Nenni si riavvicinò a Saragat, proponendo ed ottenendo la riunificazione tra le due diverse anime del socialismo italiano e, dopo aver intrapreso la via dell’autonomismo, giunse a collaborare al governo con la DC di Fanfani e di Moro, con il PSDI di Saragat ed il PRI di Ugo La Malfa come vicepresidente del consiglio e poi ministro degli esteri. Subì a sinistra la scissione del Psiup (1964) ma avviò nel 1966 la riunificazione con il Psdi di Saragat, destinata però a durare solo tre anni.

Oggi possiamo tranquillamente affermare che la posizione anticomunista di Saragat fu assai lungimirante e vincente e poi confermata, nell’ultimo decennio del Novecento, dagli stessi avvenimenti storici. Saragat assunse ben presto posizioni riformiste moderate e filoatlantiche in contrasto con tutti gli altri partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti d’Europa aprendo la strada all’autonomismo nenniano ed al riformismo craxiano. De Gasperi, Saragat, La Malfa il 18 aprile 1948 sconfissero, il Fronte Democratico. Il più grande errore di Nenni, fu il patto di unità d’azione con i comunisti che portò alla lista unica con il PCI nelle elezioni del 1948. Saragat fu uno dei sostenitori dell’apertura ai socialisti di Nenni che dopo i fatti d’Ungheria del 1956, avevano abbandonato l’opzione frontista con i comunisti di Togliatti. Contro Saragat e Nenni e poi contro Craxi, si scateneranno le ire e le accuse di tradimento della classe operaia, dei comunisti e dei loro eredi, che ancora oggi in maniera ipocrita e strumentale sono ancora in campo, a riproporre il balletto strisciante degli opportunismi con Conte, Zingaretti, Di Maio, Renzi e Speranza impedendo di fatto il compimento di quel rinnovamento dell’Italia di cui Pietro Nenni nel suo ultimo articolo aveva parlato: “Rinnovarsi o perire” “Tutto è in questione, tutto è posto di fronte all’alternativa di rinnovarsi o perire”, un invito, un ammonimento. Certo è che, letta quarant’ anni dopo, la frase di Nenni mantiene intatta la sua grande forza ideale e morale.

Rodolfo Ridolfi

Marradi Piange la scomparsa di Emilio Betti

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Ci ha lasciato nei giorni scorsi all’età di 82 anni Emilio Betti uomo, generoso, affabile, intelligente e brillante, che non si risparmiava e non lesinava il suo contributo, importante tanto quanto la sua esperienza frutto di una lunga e meritoria attività associativa e benefica. Emilio Betti il secondo dei tre figli della marradesissima famiglia di Giuseppe Betti e Bruna Squarcini, ragioniere bancario nella filiale di Marradi della Cassa di Risparmio di Firenze e direttore della filiale di Palazzuolo Sul Senio ha meritato per i risultati conseguiti nel suo lavoro, il San Giovannino d’oro dell’Ente Cassa di Risparmio.

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Con la scomparsa di Emilio, Marradi perde uno dei protagonisti assoluti della vita Associativa che Emilio ha servito attraverso il suo impegno per tutta la vita, come Presidente del Club Sportivo Culturale di Marradi dal 1972 al 1974, i migliori anni della Graticola d’oro, e come storico volontario e socio componente del Magistrato della Venerabile Confraternita della Misericordia dove ha svolto per molti anni il ruolo di Governatore. Membro dell’AIDO di Palazzuolo Sul Senio da quarant’anni. Sposato con Anna Gentilini da 55 anni, dal 2011 cofondatore e primo presidente dell’Associazione Opera In-Stabile che ha promosso la musica, la ricerca storica e archivistica e di tutte le arti.  La sua vita rimane nella sua attività e nelle scelte che insieme a tanti altri ha saputo compiere per il bene del paese che lui amava, in particolare la cura per, oltre che l’attenzione particolare per qualunque forma innovativa del fare associazionismo e volontariato.

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Una attività ricca tanto in qualità che in quantità, portata avanti con tanta passione e onestà intellettuale. Chi lo ha conosciuto ne ricorda i tratti della assoluta semplicità e riservatezza che sapeva coniugare con la curiosità, la disponibilità nei confronti dei più giovani, l’apertura al dialogo, il carisma, la positività e l’ottimismo.

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Consapevoli di avere perso un amico generoso e leale e una intelligenza tanto feconda, nel ricordarlo con indelebile affetto ci stringiamo intorno ad Anna, Barbara e Francesco ed alla famiglia tutta.

 

Rodolfo Ridolfi

 

Rodolfo Ridolfi è il nuovo Responsabile Enti Locali di Forza Italia nella Provincia di Firenze

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FIRENZE – Durante il Direttivo provinciale di Forza Italia di lunedì 16 novembre svoltosi in modalità streaming il coordinatore Paolo Giovannini ha comunicato che in data 23 ottobre ha provveduto  ad indicare, visto l’impegno profuso per il Partito e gli attestati di stima di tutto il coordinamento provinciale di Firenze,  quale nuovo responsabile degli Enti Locali e componente la Giunta Esecutiva Rodolfo Ridolfi, attuale capogruppo nell’Unione dei Comuni Montani del Mugello-Alto Mugello.

Iscritto a Forza Italia dal 1994, commendatore al merito della Repubblica, è stato Sindaco di Marradi, V.Presidente del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna, Dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, giornalista pubblicista è direttore responsabile del Mattinale, di Free news on line, quotidiano nazionale e del locale Marradi Free News.

Ridolfi rispondendo positivamente alla proposta del Coordinatore Provinciale Giovannini nel suo intervento al coordinamento provinciale ha affermato: “ho accettato di mettere a disposizione la mia esperienza, per la grande stima ed amicizia che mi lega al coordinatore regionale, senatore Massimo Mallegni ed a quello provinciale Paolo Giovannini nel momento in cui Forza Italia in Provincia di Firenze si sta riorganizzando. Coordinerò l’attività degli Eletti nella Provincia di Firenze ed intendo iniziare il mio lavoro seguendo in particolare gli appuntamenti elettorali nei Comuni di Reggello e Sesto Fiorentino che vanno al voto nel 2021.

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Sottolineo anche come sia importante avere affidato la responsabilità dell’Organizzazione a Maria Tauriello una dirigente azzurra di grande capacità ed intelligenza”.

Iscriz. nel rg. del Tribunale di Firenze il 3/06/2010 n. 5780, Direttore Responsabile RAFFAELLA RIDOLFI